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Pasqua 2005 - anno 14 numero 1



1 Editoriale
Il Presidente
  11 Gustosando: cenni storici sui vini dell’Umbria
di A. Perelli
2 Raduno Nazionale Camperisti
  12 Ruscio di inverno
di A. Dolci
 
3 Estate, estate, estate
di P. Vannozzi
  13

Ruscio di inverno
di A. Dolci

4 www.proruscio.it
del webmaster
  14 Le memorie di un nonagenario
di M. Lotti
5 Monteleone di Spoleto: viaggio simbolico alla ricerca del Graal
di M. Agostini
  15 Un regalo di Natale
La redazione
6 Il senso di una partecipazione
di B. Pasqualucci
  16 Elogio delle donne di Ruscio
di V. Belli
7 Cronaca del Carnevale 2005
di Guerino e Lilly
  17 Notizie dal Municipio
8 La marcialonga notturna di Castelluccio
di G. Iacorossi
  18 Servizio Civile Nazionale
il Segretario
9 Rassegna sulle fontane di Ruscio: la fonte dell'Asola
di R. Peroni
  19 La Redazione
10 Ruscio in pillole      



Carissimo Socio,

caro amico, benvenuto nel 14° anno di vita del nostro piccolo-grande notiziario.

Tanta strada abbiamo, insieme, percorso in tutti questi anni di pubblicazioni. Dalle prime edizioni, in bianco e nero, al quelle “di lusso”, su carta patinata e a colori. Oggi, a dire la verita’, gia’ da qualche tempo, la nostra “barrozza” sembra essere entrata in un periodo di austerity, di lontana memoria. Stampata, pardon, fotocopiata, in bianco e nero, cui solo la carta colorata, cerca di dare un po’ di vivacita’.

Un passo indietro, rispetto al passato? Risparmi forzati e forzosi, sintomo di una “crisi” della Associazione? Certo, non possiamo negare che il fattore economico sia determinante nella scelta di continuare ad uscire alle stampe solamente “fotocopiati”, ma, d’altra parte e’ stata compiuta una scelta, dolorosa, ma necessaria.

Puntare, da un lato, al mantenimento della periodicita’ quadrimestrale, che garantisce il minimo di continuita’ e di collegamento con i Soci e simpatizzanti,e dall’altro realizzare anche una differenziata offerta “editoriale”. Oltre al quadrimestrale, si realizza, infatti, annualmente, una produzione di estrema qualita’, sia di contenuti, che anche di livello editoriale e tipografico: “I Quaderni di Ruscio”; ed infine una raccolta di estremo interesse “storico” di articoli di quotidiani locali e nazionali: “Cronache moderne di Monteleone, Ruscio e dintorni”.

Quindi possiamo, certamente, affermare che di crisi della Pro Ruscio, proprio non si puo’ parlare; anzi, il contrario.

Abbiamo cercato, tornando a parlare del nostro notiziario “La Barrozza”, di ovviare alla mancanza, o quasi, di immagini e fotografie, purtroppo scelta obbligata in quanto la fotocopiatura, pur se accurata, non permette una accettabile qualita’ grafica, riportando tutti i testi degli articoli, corredati da fotografie non pubblicate sulla versione cartacea, su internet, nel nostro sito www.proruscio.it.
Confidiamo, infatti, che, con tale operazione, porteremo il nostro messaggio a disposizione del grande pubblico della Rete, realizzando un importante archivio storico della realta’ attuale e passata di Ruscio.

Nello scorso mese di dicembre, la Associazione Pro Ruscio e’ stata accettata quale socio del Centro Servizi per il Volontariato della provincia di Perugia (Cesvol). Il Centro si propone, quale obiettivo, di promuovere, valorizzare e qualificare il volontariato, in tutte le sue forme realizzato.

Avremmo potuto, senza per altro essere obbligati ad associarci al Cesvol, usufruire dei numerosi servizi che il Centro offre, con estrema professionalita’ e competenza (dall’assistenza fiscale, alla consulenza grafica e di immagine), come operano moltissime associazioni di volontariato. Abbiamo, pero’, richiesto di divenirne soci, per entrare nel grande mondo della realta’ dell’associazionismo senza scopo di lucro, per conoscere e confrontarci con altre realta’ simili alla nostra, che condividono i nostri medesimi obiettivi.

Un onore, quindi, per la Pro Ruscio, divenire socia di tale struttura della Provincia di Perugia, oltre che, riteniamo noi, un riconoscimento della nostra pluriennale attivita’.

Come promesso nel numero di Natale, troverete nelle altre pagine, una breve cronaca dell’estate passata; inoltre due articoli ci faranno da giusta prefazione al V Quaderno di Ruscio, lavoro che uscira’ alle stampe per la prossima estate, che trattera’ dell’antico mestiere del carbonaio, e un bellissimo articolo del caro socio Bruno Pasqualucci, che ringrazio per aver accolto l’invito della Redazione a collaborare.

Il presidente
Vittorio Ottaviani

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RADUNO NAZIONALE CAMPERISTI
Monteleone di Spoleto 25 – 28 Marzo 2005


Un affettuoso e cordiale saluto ai numerosissimi camperisti, giunti da ogni parte di Italia, per il Raduno Nazionale, che proprio nei giorni di Pasqua, viene organizzato nel nostro territorio. A ciascun ”equipaggio” la Pro Ruscio ha fatto giungere il proprio augurio di buona permanenza, e un piccolo dono di benvenuto.

La nostra terra, rinnovando la magnifica esperienza del II Campo Nazionale dell’Agesci del 2003, si ripropone, ancora una volta quale zona di incontri e confronti.

L’arrivo di tanti visitatori conferma ancora una volta questa vocazione!

Benvenuti!

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Estate, estate, estate
di Pier Paolo Vannozzi

L’aria di primavera che si comincia ad assaporare ci trasmette un naturale desiderio di sole e d’estate. Archiviata la bella stagione, come ogni anno rivivremo con piacere un breve periodo di riposo nel nostro paese, ritrovando amici, compaesani e quei riti che da sempre si ripetono ed ai quali da sempre siamo abituati.

Anche la scorsa estate la Pro Ruscio si è distinta per le molteplici attività che ha realizzato.

Punto focale è stata la commemorazione dei Caduti che si è svolta il giorno della festa. Con la presenza del Generale Pessolano abbiamo ricordato i nostri morti e distribuito il quarto quaderno della Pro Ruscio dedicato ai caduti della seconda guerra mondiale. La festa poi è continuata per tutto il giorno con i riti che da sempre la contraddistinguono. Come tradizione vuole la piazza antistante la Chiesa si è riempita di persone che prendevano parte alle funzioni religiose ed ai giochi organizzati dai santesi. Tra uno squillo di tromba ed un rullo della grancassa della banda di Monteleone tante persone gironzolavano tra i banchi improvvisati del mercatino della Pro Ruscio, guardando e acquistando ghirlande, ceramiche, oggetti dipinti e ricamati, stupiti da tanti meraviglia e dalla bravura degli espositori.

Veder tanta gente insieme ci fa ancora di più riflettere sull’importanza del giardino della scuola di Ruscio e sull’opportunità e necessità di considerarlo un giusto punto di aggregazione per tutti gli abitanti e per i soci della Pro Ruscio. Nel tempo, sicuramente, dovrà essere attrezzato e divenire un punto di riferimento, un luogo di chiacchiere e relax, quella “piazza” intesa come punto di ritrovo che a Ruscio – urbanisticamente parlando – manca.

Non vogliamo dimenticare le partite di calcio che da sempre entusiasmano grandi e piccini, i tornei di ogni tipo che si susseguono in continuazione. L’amore per lo sport e la sana competizione sportiva sono stati da sempre un aspetto importantissimo per la Pro Ruscio che ha speso tutte le sue energie per rendere il Campetto un punto di riferimento per gli abitanti del paese e per quelli limitrofi.
- Torneo dei Piccoli 2003 -
Cerimonia di inaugurazione

Torneo dei Piccoli
La squadra di Ruscio (mister Corrado Peroni)

- Torneo dei Piccoli 2003 -
Cerimonia di inaugurazione

- Torneo dei Piccoli 2003 -
La squadra di Monteleone

- Torneo dei Piccoli 2003 -
La squadra del Trivio

E lo sport ha fatto da padrone il giorno in cui abbiamo ricordato la trentunesima edizione delle Rusciadi. La sfilata, la commemorazione di chi le inventò e che oggi non è più tra noi, gli inni, le gare, i bambini premiati con le ghirlande di alloro come ai più grandi atleti che in contemporanea si sfidavano nello stadio Olimpico di Atene. Un momento che tutti ci invidiano, che tanti hanno imitato e che pochi hanno saputo realizzare e mantenere vivo come tradizione.

- Rusciadi 2005 XXXI edizione -
lo staff

- Rusciadi 2005 XXXI edizione -
Il Presidente premia i giovani atleti

La musica ci ha accompagnato in molte serate, con complessi, disco e piano bar. Si potrebbe fare molto di più soprattutto per i nostri ragazzi che, ad onor del vero, si sono dimostrati efficientissimi e disponibilissimi a dare una mano, apprezzando quello che per loro è stato organizzato. Sono giovani ma è il caso di dire..... buon sangue non mente.
Non dimentichiamo le serate passate sotto le stelle, la cena sociale, le bruschettate e quant’altro è stato fatto per farci stare insieme.
Piccole cose nei fatti ma grandissime nella sostanza perchè fatte con tanto amore, passione e dedizione.


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www.proruscio.it
il webmaster

L’esperimento da poco realizzato di pubblicare su internet l’edizione corrente de “La Barrozza” puo’ dirsi, senza ombra di dubbio, riuscito.
E i dati di accesso ci danno ragione: oltre ai numerosi accessi dei destinatari della mailing list, abbiamo numerosi visitatori, caduti nella nostra rete mediante l’utilizzo dei cosiddetti “motori di ricerca”. Una prova? Un ignoto navigatore, che ricercava notizie riguardanti “coppi” e “decoupage”, ha trovato e letto l’articolo sulla “mostra con le mani” dello scorso numero del nostro notiziario.

Ma ci possiamo fermare solo a questo? Vogliamo inserire sul sito tutti i testi delle scorse edizioni de “La Barrozza”!
Richiedo, cari amici, ancora una volta il vostro insostituibile aiuto e collaborazione.
Adottate un numero de “La Barrozza”!! Infatti e’ necessario digitalizzare gran parte dei testi delle passate edizioni. Semplice: basta un PC, word, un po’ di pazienza e di buona volonta’, per rendere “quasi immortale” una vecchia pubblicazione. In tal modo, dividendoci il lavoro, creeremo un archivio accessibile a tutti, in tutto il mondo, giorno e notte, che parli di Ruscio, della sua storia, delle sue tradizioni!!

E non ditemi che vi manca il tempo! Con soli dieci minuti al giorno in un paio di settimane potrete digitalizzare una “La Barrozza” intera!

Vorremo inserire sul nostro sito, anche le passate edizioni del Notiziario Parrocchiale realizzato da Don Angelo prima e da Don Camillo poi; tutta la numerosa rassegna stampa, raccolta e gia’ pubblicata negli anni passati, circa 400 articoli; e poi testi vari che parlino di Ruscio, Monteleone, Trivio.

Inviate una email a info@proruscio.it, e vi diremo come fare!

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Monteleone di Spoleto: viaggio simbolico alla ricerca del Graal
di Massimo Agostini

Una finestra sulla Valnerina
Di Monteleone sappiamo tutto… o quasi. Il dott. Massimo Agostini, ci offre, una suggestiva ipotesi legata all’interpretazione dell’affascinante linguaggio simbolico presente nelle pietre di Monteleone.



Il paese di Monteleone, è ricco di suggestioni esoteriche, non solo per la palpabile presenza degli spiriti delle montagne, ma anche per le arcane presenze che alitano nei muri secolari del suo abitato.
Monteleone con la sua pietra ci racconta dell’antico castello di Brufa, delle imponenti cinte murarie (la seconda realizzata in piena epoca Templare-1265-), del baluardo dei Cavalieri di San Giovanni, del borgo rinascimentale con i suoi ricchi palazzi, dei simboli e delle scritte scolpite nei portali dei conventi e delle chiese, che furono rifugio di pellegrini, mercanti e condottieri.
L’indagine storica può allora trovare un importante mezzo interpretativo proprio nella lettura e analisi di questi simboli che la sapienza degli antichi ha fatto sì che giungessero fino a noi.

La scienza sacra dei simboli
Tra le varie forme di comunicazione, il linguaggio indiretto dei simboli è espressivamente più ricco, ma anche più ambiguo: deve essere quindi considerato non per quello che è di per sé, ma per la capacità di rappresentare un’altra cosa connessa ad uno suo specifico contesto di tempo, luogo e gruppo.
I simboli di Monteleone ci raccontano proprio la sacralità di questo luogo, facendoci pensare ad antichi misteri celati all’interno delle sua triplice cinta muraria.
E’, certamente, curioso il ripetersi di certi numeri: tre sono le cinte murarie ed ognuna provvista di tre porte, sei le torri e otto i baluardi della città!
Stelle a sei e a otto punte si ritrovano in diversi fregi e affreschi.
Il simbolismo dei numeri a Monteleone:
3 – Le cinte murarie e le porte –
Rappresenta il completamento della Creazione. L’Uomo figlio
del Cielo e della Terra (CRISTO- il figlio di Dio che si fa uomo)
6 – Le Torri e le stelle di alcuni affreschi e fregi –
raffigurata anche come stella di davide o Sigillo di Salomone, è l’immagine simbolica del dualismo (cielo e terra, alto e basso…), della mediazione tra Principio e Manifestazione (Cristo che funge da tramite per la salvezza dell’uomo)
8 – I baluardi e le stelle di alcuni affreschi e fregi -
rappresenta la mediazione tra la terra (quadrato) ed il Cielo (cerchio), è il simbolo della trasfigurazione e annuncia la via dei Giusti e la Resurrezione.














Già questi primi riferimenti simbolici ci inducono a considerare Monteleone di Spoleto come città sacra, probabile custode di un Mistero legato a Cristo, confermato anche dalla presenza a Monteleone di Spoleto di ordini Crocigeri (portatori di croce- crociati) come quelli di San Giovanni e di San Giacomo.

L’Ordine dei Monaci Guerrieri di Monteleone: l’Ospedale della Stella
A Monteleone, vicino alla porta di San Giacomo, vi era il convento dei cruciferi ospitalieri i quali, oltre a controllare la preziosa fonte sorgiva del Coppo, gestivano l’Ospedale della Stella, un distaccamento dell’ospedale della Stella di Spoleto.
Molti Autori riportano che l’ordine di San Giacomo sia stato il diretto erede dei Templari, i quali avevano tra gli altri compiti quello di proteggere le fonti sorgive, è quindi ipotizzabile che l’ospedale di San Giacomo di Monteleone possa essere stato, nel XII secolo, una magione Templare.
Su questa ipotesi domina il mistero legato ad un’inscrizione posta sull’architrave di un portale, databile intorno XVII sec., che riporta il motto dell’Ordine dei Cavalieri Templari : NON NOBIS DNE SED NOMINI TUO (DA GLORIAM), ovvero: Non per la mia gloria ma per la Tua Signore

Anche se l’architrave presenta una datazione successiva, non è da escludere che nella fase di ricostruzione, successiva al catastrofico terremoto del 1703, qualcuno (forse una confraternita) abbia voluto riportare in modo simbolico l’antico motto a testimoniare la tradizione templare di questa città.

Il simbolo della STELLA ed il femminino sacro
Di non poca suggestione è lo stesso nome assegnato all’edifico dell’ordine di San Giacomo: ‘‘Ospedale della Stella’‘. Molti ospedali gestiti nel Medioevo da monaci crocigeri avevano questo appellativo, con un forte riferimento a Maria Maddalena e di conseguenza al culto del femminino sacro e al Santo Graal.
Lo stesso simbolo templare della stella ad otto punte rappresenta, un forte richiamo al femminino sacro.
Il Graal infatti è l’immagine simbolica della grande madre, della stirpe divina, della dea perduta.
Una stella ad otto punte è il simbolo dell’Ordine del Tempio, essa vuole rappresentare l’equilibrio del cosmo; richiama anche l’immagine della ROSA DEI VENTI e I RAGGI DI UNA RUOTA. Tale simbolo rappresenta la mediazione tra la terra (quadrato) ed il Cielo (cerchio), è il simbolo della trasfigurazione e annuncia la via dei Giusti e la Resurrezione.
La stella, la rosa (rosa candida della Divina Commedia: ‘‘…informa di Candida Rosa mi si mostrava la Milizia Santa che nel suo sangue Cristo fece sposa…) e la ruota, sono immagini simboliche della Vergine e emblema del segreto Templare (Militia Cristi), essi rappresentano il polo di riferimento (Stella Polare) e fonte di luce immobile, per superare le sofferenze terrene e giungere alla salvezza spirituale e materiale.

Suggestive immagini simboliche ci conducono a pensare all’Ospedale della Stella di Monteleone come luogo della salvezza, porto sicuro dove lenire le sofferenze dei pellegrini, ma anche come tempio del mistero templare del Graal.

Ruota e stelle sono riprodotti in alcuni stemmi e in alcuni portali dei palazzi di Monteleone di Spoleto, mentre nell’architrave di una portale di una cappella privata annessa ad un palazzo nobiliare è ancora visibile una croce templare.

La Sala Capitolare del Convento di San Francesco
I riferimenti al femminino sacro, al Graal, al Sigillo di Salomone, ci obbligano a soffermarci sull’affresco di Santa Caterina Alessandrina posto nella sala Capitolare del convento di San Francesco.
A parte il fascino dell’intera struttura, mirabilmente affrescata con immagini sacre, colpiscono alcuni riferimenti simbolici: le stelle a sei punte della volta a botte, ma soprattutto la veste di Santa Caterina, arricchita con immagini della stella di Davide o Sigillo di Salomone alternate con quelle di un quadrato inscritto in due cerchi incrociati.

L’immagine di Santa Caterina del convento di San Francesco esula in parte dall’iconografia classica della Santa che viene di norma rappresentata con la corona, simbolo della sua regalità, con la ruota dentata e la spada, strumenti del suo martirio, con la palma, simbolo della vittoria sul male, e talvolta anche con un libro che ricorda la sua cultura. Il nostro affresco, ad eccezione della ruota presente sul lato destro della Santa, è privo di altri riferimenti iconografici, mentre presenta la forte peculiarità simbolica dei disegni raffigurati nella sua veste che ci riconducono alla leggenda del Graal ed al segreto celato nel Tempio di Salomone.
In particolare il quadrato inscritto nei due cerchi rievoca proprio il simbolismo della rosa e della ruota e quindi del numero otto: l’unione tra terra (quadrato) ed il cielo (cerchio) ovvero la resurrezione e trasfigurazione, ma anche il segreto templare del femminino sacro.
Particolare fascino hanno anche i colori impiegati nell’affresco: il nero, il rosso ed il bianco con un forte riferimento, oltre che ai colori templari (mantello nero o bianco e croce rossa), al simbolismo alchemico, ovvero alle fasi che caratterizzano la realizzazione della ‘‘Grande Opera’‘.

Il Bastione di San Giovanni
I Cavalieri di San Giovanni o di Rodi gestivano numerosi ospedali e anch’essi come i templari erano monaci guerrieri impegnati sulle strade della Terrasanta alla difesa e assistenza dei pellegrini.

La presenza dei giovanniti a Monteleone si desume dalla denominazione di un bastione posto all’ingresso della città, ma soprattutto per alcuni segni lasciati nella pietra. Il bastione detto di San Giovanni era infatti un baluardo difensivo presidiato probabilmente dagli omonimi monaci-guerrieri, infatti nella facciata dell’attigua chiesa sono ancora presenti di alcuni stemmi araldici riconducibili a questo Ordine.
Potrebbe anche essere che il Bastione di San Giovanni sia passato in mano giovannita all’inizio del XIV sec., come eredità derivata dalla soppressione dei templari..

Gli stemmi della chiesa di San Giovanni
Nelle costruzioni giovannite si ritrovano spesso stemmi marmorei a rilievo che raffigurano i blasoni dei Gran Maestri e l’Arma dell’Ordine, tipici esempi si possono ancora ammirare nell’isola di Rodi.
Anche nella facciata della chiesa di San Giovanni di Monteleone sono ancora presenti alcuni blasoni che richiamano fortemente quelli di Rodi.
Proprio la presenza di questi stemmi fa ipotizzare che il presidio giovannita di Monteleone di Spoleto fosse di una certa rilevanza, non escludendo l’istituzione di una commenda o castellania.

Arma dell’Ordine dei Cavalieri di San Giovanni

Suggestive ipotesi
La lettura del linguaggio simbolico induce a considerare la città di Monteleone di Spoleto come luogo sacro, tempio inviolabile di antichi misteri trasmessi di generazione in generazione nel segreto di rituali esoterici.
Sicuramente la città ha visto la presenza nel Medioevo di Ordini Monastico-militari e crociferi, fra i quali i Giovanniti e forse anche i Templari, non escludendo quella di successive organizzazioni iniziatiche dirette eredi del segreto templare (Patio Segreta, Jacobiti, confraternite, accademie rosacrociane …). E’ pertanto facile ipotizzare che il commercio delle reliquie provenienti dalla Terrasanta, particolarmente diffuso al tempo delle crociate, abbia condotto nella città di Monteleone di Spoleto qualche raro reperto (magari legato proprio a Santa Caterina Alessandrina), nascosto poi nelle segreto dei conventi crociferi.
Queste non possono che essere suggestive ipotesi legate all’interpretazione dell’affascinante linguaggio indiretto dei simboli, agli storici veri va invece il difficile compito di certificare la verità degli eventi qui narrati.

Bibliografia:
Massimo Agostini - Rita Zengarini, La Dimora dei Saggi, ed. Laterza Bari
Massimo Agostini - Rita Zengarini, San Martino di Saltara intorno alla cripta, ed. GRAFO5 FANO
www.dimoradeisaggi.it
www.luoghidelmistero.it

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Il senso di una partecipazione
di Bruno Pasqualucci

Tempo fa parlando con un mio amico di vecchia data, mi chiese come avrei passata l’ultima domenica di “Carnevale”; gli risposi che avrei partecipato alla tradizionale “Festa di Carnevale” che viene organizzata ogni anno dalla Pro-loco di Ruscio di Monteleone di Spoleto, d cui sono socio. Al che, il mio amico con tono interrogativo mi disse: Tu sei nato a Roma, i tuoi genitori erano di Borbona, dove hai una seconda casa, abiti a Roma, che cosa c’entri con questa Pro-loco di Ruscio?
il nostro Socio, Bruno, al lago di Campotosto

Questa domanda se la sarà posta anche qualche socio quando scorrendo l’elenco degli iscritti in occasione di elezioni o per altri motivi, avrà incrociato il mio nominativo che non rientrava nella cerchia dei cognomi del paese. Eppure la mia frequentazione alle manifestazioni della Pro-loco risale a quasi quarant’anni fa, e a vent’anni circa la mia iscrizione a socio.
E perciò, anche se non potrà interessare a nessuno, vorrei raccontare come si è sviluppato il mio legame con Ruscio. Dovrò partire da lontano, dal 1962, anno di acquisto della mia prima automobile (usata), da allora ogni estate durante le ferie passate a Borbona, era di prammatica accompagnare mia madre al Santuario di S. Rita da Cascia di cui eravamo molto devoti. Durante il tragitto lungo la S.S. 471 ( che attraversa tutta Borbona), appena superate le ville di Leonessa, hanno sempre attirato la mia curiosità quel gruppetto di case (allora), circondate da magnifici prati verdi, che sembravano prostrate ai piedi della soprastante superba Monteleone. E poi quel nome enigmatico: Ruscio! Ma la svolta, per così dire, si è verificata nel 1965, quando sono stato trasferito in altro ufficio aziendale ove ho allacciato una sincera amicizia, che dura tutt’ora vieppiù consolidata, con un collega del nuovo ufficio, che spesso mi parlava del suo paese natale, fino al punto che un giorno gli chiesi come si chiamava questo paese, e lui mi rispose: “Ruscio di Monteleone di Spoleto”. Guarda la coincidenza!
Il mio amico collega era Guerino Perelli, a cui raccontai il mio interesse per quel gruppo di case ogni volta che transitavo nei pressi, e lui dopo pochi giorni mi invitò ad accompagnarlo a Ruscio dove doveva sbrigare alcune faccende. Accettai volentieri. Arrivati a Ruscio, sulla piazzetta davanti alla Chiesa, la prima persona che incontrammo fu don Sestilio a cui Guerino mi presentò. Simpatica, classica figura di prete di paese, col suo baschetto sulle ‘ventitrè’, il quale parlando con Guerino gli raccontò quello che era avvenuto nel paese negli ultimi tempi. La sera lo ritrovammo all’osteria di Battista, seduto ad un tavolo a giocare a briscola in quattro, con a portata di mano un buon bicchiere di vino rosso. Pittoresco!

Avevo riscoperto il caratteristico ambiente di paese montano, lontano dalle grandi vie di comunicazione, con tutte le sue sfaccettature.

Dopo questa visita ne seguirono numerose altre, sempre con Guerino, e ogni volta riprovavo le stesse sensazioni di quando, ragazzo, i miei genitori mi portavano a Borbona. In seguito, su invito di Guerino, incominciai, insieme a mia moglie, a partecipare alle iniziative della Pro-loco, sia di carattere ricreativo che culturali; nonché a viaggi turistici sia in Italia che all’estero.
Durante questo lungo periodo si sono avvicendati alla guida della Pro-loco tre presidenti (tralascio i titoli accademici): Mario Lotti, presidente co-fondatore; Renato Peroni, presidente carismatico; Vittorio Ottaviani, presidente appassionato. Ho sempre constatato in essi, come del resto in tutti i soci, un grande attaccamento verso il paese natale che cercavano sempre di valorizzare al meglio attraverso le numerose attività promozionali della Pro-loco, dedicando ad esse la massima disponibilità di tempo pur svolgendo gravosi impegni professionali. E questo fervore organizzativo era ripagato dalla larga ed entusiastica partecipazione dei compaesani, anche se, come avviene nelle migliori famiglie, può darsi che qualche critica sia stata anche avanzata da parte di qualche socio, ma quando ciò viene fatto a scopo costruttivo ben vengano anche le critiche.

Fra le tante iniziative voglio citarne particolarmente due: la prima, penso unica nel suo genere e fiore all’occhiello della Pro-loco, le ‘Rusciadi’, con i tanti pargoletti (istruiti ed allenati da pazienti e validi assistenti), che fieri della loro divisa di atleti si cimentano sul ‘Campetto’ con cipiglio ed impegno commoventi; la seconda, la pubblicazione della ‘Barrozza’ (che ringrazio per l’ospitalità che mi concede) la quale è il miglior mezzo di collegamento con i soci, anche con quelli residenti oltre frontiera, ove vengono illustrati periodicamente i programmi e le realizzazioni associative, oltre che con la pubblicazione di interessanti articoli rievocativi di fatti, personaggi e avvenimenti che hanno caratterizzato la lunga storia e la vita del paese, con contorno di suggestive foto d’epoca.

Debbo rimarcare, inoltre, la compostezza e il livello di educazione e di ospitalità di tutte le persone che io e mia moglie abbiamo conosciuto nelle tante occasioni e con alcune famiglie sono nati vincoli di amicizia e stima di cui siamo onorati.

Non posso esimermi dal fare i più vivi complimenti a tutti i componenti dei consigli direttivi che hanno collaborato con i vari presidenti e alla redazione della Barrozza per aver realizzato, nel migliore dei modi, i fini e gli scopi per cui le Pro-loco sono state istituite e, permettetemi, senza togliere meriti agli altri, di esprimere un particolare apprezzamento a Pier Paolo Vannozzi e alla sua signora Simona, per la gentilezza, l’accuratezza e completezza delle informazioni prestateci durante le visite culturali, così come un particolare elogio all’amico Guerino (e al supporto Lilly) per l’organizzazione delle varie gite, feste e viaggi della Pro-loco.
Ed è per tutti questi validi motivi che io, socio anomalo, ho aderito e seguiterò a partecipare alle attività della Pro-loco, ringraziandola per i sani momenti di amicizia, di cultura e di divertimento di cui abbiamo usufruito io e mia moglie con l’auspicio di viverne ancora tanti altri.


P.S. Dedico questo mio scritto alla memoria di Osvaldo Perelli, amico carissimo nonché ex-collega, la cui tragica dipartita mi ha profondamente rattristato.
Ciao Osvaldo!

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Cronaca del carnevale 2005
di Guerino e Lilly

Dopo la sospensione forzata della Festa di Carnevale lo scorso anno, dovuta agli eventi luttuosi da cui ero stato colpito (ciao Osvaldo!), rispettando il detto popolare “la vita continua”, abbiamo organizzato di nuovo il 6 febbraio sempre nell’elegante salone dell’Hotel Selene di Pomezia questa simpatica Festa che è diventata ormai per la nostra Associazione una occasione di incontro invernale fra i soci e simpatizzanti.
il pranzo

Il programma è iniziato con un ricco pranzo conclusosi con la solita torta “PRO-RUSCIO 2005”, servito da uno stuolo di cortesi camerieri in divisa guidati dal nostro socio Andrea.
la torta

Sono quindi cominciate le danze vivacizzate dal nostro 1° ballerino Marcello e signora, al suono dell’Orchestra e della fisarmonica del maestro Nando Fedeli (ben tornato fra noi!) e con la distribuzione di ricchi cotyllons.
Diana e Marcello

E’ seguita quindi l’estrazione della lotteria, sempre sul modello della “sorte” paesana e, mentre venivano servite le tradizionali frappe, accompagnate con ottimo spumante, si è proceduto alla consegna di una pergamena alla cara Nena Cicchetti, dove si è voluto mettere in risalto la sua continua e preziosa attività a favore della nostra Chiesa Madonna Addolorata.
il riconoscimento a Nena Cicchetti

Infine un ringraziamento particolare al nostro fotografo Ugo che con i suoi “flash” ha ripreso le coppie danzanti. .
Il Presidente V. Ottaviani e Guerino Perelli

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La marcialonga notturna di Castelluccio
di Giuseppe Iacorossi

Riceviamo dalla “consorella” pro loco di Castelluccio e, volentieri pubblichiamo.

La mattina di sabato 19 febbraio eravamo in molti a Castelluccio a scrutare il cielo, in quel momento sereno e privo di qualsiasi nuvola. Le previsioni meteo davano per imminenti abbondanti nevicate su tutti i monti Sibillini. Per le ore sedici e trenta era prevista la partenza della XXVII Notturna di Castelluccio, certamente la più imponente marcialonga sulla neve di tutta l’Italia centrale, organizzata dal Centro Universitario Sportivo di Perugia nella persona del Dott. Moretti, preso il testimone dal sig Porzi, e si svolgeva con partenza da Forche Canapine, fino al Pian Grande di Castelluccio e ritorno.
la piana di Castelluccio innevata

Il cielo si è mantenuto pulito e sereno, la pista è stata battuta, i fornelli a gas con i recipienti per preparare un vin brulè e del tè caldo sono stati posizionati nelle due tappe intermedie, le torce antivento sono state installate e presto sarebbero state accese per indicare la pista da seguire nella notte: tutto procedeva bene.

Durante un ultimo controllo della pista, appena questa si inoltra nella macchia di Canatra, ho fatto un piacevolissimo incontro con una magnifica volpe. Ci siamo fermiamo tutti e due a guardarci, ho fatto in tempo a prendere dalla tasca la mia piccola digitale ed a scattare delle foto.

la volpe

Alle ore 16.30 i partecipanti, riuniti al punto di partenza, si sono incaminati verso Canatra, dando il via alla XXVII traversata in notturna di Castelluccio.

i partecipanti

Uno spettacolo magnifico vedere tutta quella gente, vestita con colori vivaci, allungarsi su un tappeto di neve candita che era da fondo a questo magnifico acquerello di colori.
Dopo un ora di camminata i partecipanti, giungevano al 1° Pit Stop dove li attendeva un buon bicchiere di vino bollito o una tazza di tè caldo: strette di mani e foto ricordo. Si è fatto buio fitto sono comparse in cielo delle grandi nuvole la luna non c’era e dopo pochi metri i concorrenti scomparivano nel buio. Si vedevano in lontananza i lumicini delle lampadine da minatore che molti partecipanti portano in testa sopra il berretto, lumicini che in lontananza sembravano delle piccole stelle che brillavano nel cielo buio.

Alle ore 21,00 risalendo per il costone della vecchia mulattiera che passa sotto al cimitero i concorrenti terminavano la camminata a Castelluccio. Stanchi ma soddisfatti per aver passato una giornata a contatto con la natura sulla neve e all’aria fresca e pura di Castelluccio, risalivano sulle loro vetture per tornare in Albergo o alle loro case.

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Rassegna sulle fontane di Ruscio
di Renato Peroni


Con l’intenzione di fare una ideale passeggiata che, partendo dalla fonte dell’Asola sulla strada della miniera, ci portasse, verso Cascia, fino al ponte delle ferriere, ci troveremmo ad incontrare le fonti di acqua fresca che alimentano il nostro paese e che, senza alcuna pretesa di essere esaustivo di notizie e scusandomi fin d’ora per le inesattezze che dovessero emergere (sarà gradita ogni ulteriore informazione e precisazione) abbiamo voluto fissare sulle pagine della Barrozza perché ne rimanga traccia per i futuri viandanti.
Iniziamo con la


Fonte dell’Asola
Costruita su iniziativa del Consorzio dei possidenti di Monteleone di Spoleto (l’anno di costruzione è incerto ma va collocato certamente prima del 1939 anno in cui sono stato fotografato da mio padre in piedi sulla fontana) costituiva la più antica riserva di acqua del paese ed alimentava ,tramite una canalizzazione che passava lungo la strada della miniera, la fonte collocata sulla piazza nazionale (vedi la bellissima foto al riguardo pubblicata dalla Pro Ruscio) e le due fontane (ormai demolite) collocate lungo il fossato che attraversa Ruscio, una verso Ruscio di sopra e l’altra verso Ruscio di sotto (al posto dell’attuale fontanile pubblico) in quanto, in assenza dell’attuale ponte, quando d’inverno scorreva l’acqua del Fossato, Ruscio veniva fisicamente diviso, e così potevano attingere l’acqua delle fonti sia gli abitanti di Ruscio di sopra che quelli di Ruscio di sotto.

Viene detta dell’Asola per via del taglio (asola) al bottino che consente la fuoriuscita dell’acqua eccedente quando il bottino si riempiva di troppa acqua. Era uno spettacolo vedere il getto d’acqua fuoriuscire dall’asola ed invadere la strada della miniera rendendo difficoltoso il passaggio ma consentendo nel contempo a rendere floridi gli orti realizzati ad arte nei terreni sottostanti la strada della miniera.

L’alimentazione di acqua era fortemente condizionata dalla pioggia e pertanto era sconsigliato bere alla fonte (anche se noi ragazzi trascuravamo questo particolare).
La Pro Ruscio a lavoro

Di recente è stata restaurata a cura del Consorzio dei possidenti di Monteleone (della cosa si ringrazia il Consiglio del Consorzio e soprattutto il suo Presidente Raffele Stecchiotti).

Attualmente accanto alla fonte è stata installata una cannula alimentata dall’acquedotto comunale al fine di consentirne l’uso da parte dei viandanti che possono godere della frescura del posto anche grazie alla rustica tavolata fatta costruire dalla Pro Ruscio.
Sul lato destro della fontana è stata ripristinata sempre a cura della Pro Ruscio una cancellata a protezione dell’immagine della Madonna che è inserita in una nicchia del muro di sostegno, mentre alla sinistra, e’ stata murata una targa in ceramica.

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Ruscio in pillole


Con le mani e altro
Anche per la prossima estate vogliamo organizzare un piccolo mercatino di oggetti da vendere nei giardini della Pro Ruscio. Gli scorsi anni abbiamo venduto tutto quello c’era e quasi tutto il ricavato è stato offerto alla Pro Ruscio per le sue molteplici attività. L’invito è sempre lo stesso: l’inverno è lungo e quindi si può trovare tanto tempo per produrre cose simpatiche da mostrare e mettere in vendita.
Per quest’anno, inoltre, volevamo allargare l’iniziativa ed invitare tutti a portare cose vecchie – oramai inutilizzate ma in buono stato – da offire a prezzi irrisori. Un piccolo mercato di oggetti vecchi che riempiono inutilmente gli scaffali delle nostre case, cantine, box e soffitte da vendere a chi vuole.
Ci auguriamo che numerosi rispondiate all’iniziativa.

Ruscio nella guida del Touring Club Italiano
Nel paragrafo intitolato “Da Cascia a Monteleone di Spoleto” della guida del Touring Club Italiano (pag.480-481) leggiamo un bel riferimento alla nostra vallata:
…”Tra montagne estesamente boscate, al km 6 si guadagna la forca Rua la Cama m 938, al di là della quale si scende lungo il fianco della valle del Corno, le cui acque furono utilizzate per alimentare la ferriera (ruderi) fatta impiantare nel 1630-41 da Urbano VIII per la lavorazione del ferro estratto nel vicino monte Birbone. Un tentativo di riattivare queste miniere fu fatto da Napoleone nel 1809. Al bivio del km 12.4 la strada dell’itinerario è quella per Monteleone di Spoleto, mentre la statale di Leonessa prosegue entrando subito in Ruscio m.786, alla confluenza del fosso Vorga nel Corno, dove un tempo si sfruttavano miniere di lignite; sulla strada per Trivio è la chiesa di S. Maria, pieve romanica che riutilizza pietre lavorate di epoca romana.”

In visita da Sua Santita’ Giovanni Paolo II

Il nostro Socio Carlo Cicchetti e Signora, dal Papa


Quote di iscrizione 2005 e offerta “Pro Campetto”
Sono in riscossione sia le Quote Associative per l’anno 2005 (26,00 euro), che la sottoscrizione “pro Campetto”, che si possono effettuare o tramite l’accluso bollettino di cc postale (16772063) o mediante bonifico bancario (Abi 05704, Cab 38550, n° conto corrente 64001206, intestato Pro Loco di Ruscio), specificando la causale del versamento. E’ possibile effettuare anche un unico versamento per piu’ soci; in questo caso specificare i nominativi nella causale di versamento.

Grazie di cuore ai Cyberamanuensi:
Federica Reali; Roberto De Bernardini; Andrea Fusco; Olga Mannarino; Beatrice Carmignani, Iole Vermiglione, Silvia Pasquali

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Cenni storici dei vini dell’Umbria
di Alberto Perelli

“ Da sempre terra di santi e di eroi il cuore verde d’Italia è anche indiscussa patria di storici e celebrati vini, un forte legame che ha sempre accompagnato la genuina e prelibata cucina della regione nel corso della sua storia”. ( Da DiWinetast).
Continuando il viaggio tra i sapori della nostra amata regione non si può fare a meno di parlare un po’ della storia dei vini umbri.
Forse poche persone sanno che la nostra terra è considerata da molti la “Borgogna d’Italia”. Già gli antichi etruschi avevano delle particolari preferenze per i vini umbri; celebri le lodi scritte da Plinio il Vecchio che esaltavano al massimo la bontà dei vini stessi.
Già dal 1400 il vino umbro era ricercatissimo ed in particolare quello della zona di Orvieto. Si narra che il celebre pittore perugino Bernardino di Betto, detto il Pinturicchio, si faceva pagare una quota delle sue spettanze durante i lavori al Duomo di Orvieto in....vino del luogo. Il suo esempio non rimase isolato. Altri artisti, come ad esempio il celebre Pietro Vannucci detto il Perugino chiesero di essere pagati in parte con ........vino buono.
Erano anni, che si sono protratti fino a qualche decennio fa, durante i quali si badava esclusivamente a produrre grandi quantità di vino a scapito della qualità. Vini di qualità richiedono “sacrifici” sulla quantità dei vini proprio per avere acini diciamo “più buoni di estratti e contenuti” che si ottengono innanzitutto abbassando la resa (quantità) di raccolto per ettaro.
Nonostante tutto però il prodotto era appezzato; non c’è che dire!

Il vero rilancio dei nostri prodotti, sull’onda di un movimento generale della cultura enologa in tutto il paese, inizia negli anni 60. Molti penseranno al Sagrantino...ed invece la prima zona che ottenne la DOC (denominazione di origine controllata relativa ad un nome geografico di una zona viticola i cui prodotti devono sottostare a caratteristiche qualitative regolamentate dai disciplinari di produzione.) fu Torgiano. Dietro ad eventi importanti ci sono sempre grandi uomini. Giorgio Lungarotti fu la persona determinante per ottenere questo primo e grande traguardo che richiese grandissima dedizione e sacrificio continuo.

Su questa scia altri grandi personaggi della nostra amata terra seguirono l’esempio ed ottennero significativi risultati. Tra i molti alcuni non possono non essere citati.
Vicino Torgiano un altro grande dell’enologia umbra si fece largo: Arnaldo Caprai che fu tra i promotori della zona di Montefalco. Fu proprio lui (e successivamente il figlio Marco) che si mise in testa la valorizzazione dell’uva Sagrantino. All’epoca molte persone stavano sostituendo questa uva con altre proprio perché poco convinte delle qualità e soprattutto delle potenzialità di questo vitigno difficile da trattare. Il suo intuito e la sua testardaggine fu però premiata ed oggi la sua azienda, ma sopratutto il Sagrantino, sono il fiore all’occhiello della nostra regione ed della nostra nazione

Altra grande famiglia che non può assolutamente essere dimenticata è quella degli Antinori. Grande fu il loro impegno e strepitoso il riconoscimento che ottennero dalla grandezza dei loro prodotti. Personalmente ne ho degustati alcuni e devo dire che quando ho provato il celeberrimo Muffato della Sala Antinori sono rimasto .....senza parole. Questo vino dolce viene prodotto attraverso un appassimento naturale: gli acini vengono attaccati da una muffa “nobile” (la Botrytis Cinerea) che causa la perdita di acqua con innalzamento degli zuccheri. Ma la sola muffa nobile non basta; serve anche un microclima particolare (umido di notte ed al mattino per provocare la muffa e secco di giorno per asciugarla....altrimenti marcirebbe il tutto) che ad Orvieto si verifica.
Tra le varie tenute in Toscana ed Umbria è da visitare sicuramente quelle del Castello della Sala (antica fortezza medievale) a poca distanza dalla Toscana e vicino ad Orvieto (circa 20 km).
Gli Antinori furono tra i primi che unirono famosi vitigni internazionali quali ad esempio lo Chardonnay e locali come il Grechetto per dare vita a vini di notevole fattura. Non dimenticate tra questi il Cervaro della Sala Antinori.
In Umbria la produzione di vini bianchi e rossi, a differenza di molte altre regioni d’Italia, e pressoché bilanciata. Fra i bianchi si possono citare senza dubbio e per primo il Grechetto ottimo sia in purezza (cioè vinificato con sole uve Grechetto) o in combinazioni con altre tipologie. Altri vini seguono senza però demeritare: la Malvasia bianca, il Trebbiano, il Verdello.
Tra i rossi, a parte il Sagrantino, c’è sicuramente il più diffuso vitigno nazionale il Sangiovese, il ciliegiolo, il Cannaiolo Nero, il Montepulciano ed il Gamay che viene prodotto con buoni risultati nella zona di Orvieto.
Resta inteso che anche grandi uve internazionali vengono regolarmente coltivate nella nostra regione: oltre il già citato Chardonnay, tra i vitigni a bacca bianca ci sono il Sauvignon blanc, Pinot bianco, Riesling. Per quelli a bacca rossa il cabernet sauvignon, il pinot nero, il merlot.

Chiuderei con un mio modesto e personalissimo parere su un vino assaggiato pochi giorni fa; Grecante 2003 di Arnaldo Caprai IGT “Colli Martani” da uve grechetto in purezza; colore giallo paglia, luminoso con leggeri riflessi verdognoli. Al naso esprime molti profumi quali erbe aromatiche, fiori e un netto sentore di pera. Al gusto esprime un buon equilibrio tra acidità e sapidità con ritorno dei profumi percepiti via nasale. Chiude il tutto una leggera nota di nocciola percepita al termine della deglutizione. L’ho assaggiato con il pesce al forno: eccellente! In rapporto al prezzo (tra i 5 ed i 7 €) è assolutamente un buon prodotto.

Vi lascio con una pillola in tema.
“....il degustare è un’arte di vivere e tutto ciò che è sottoposto ai nostri sensi si degusta; l’opera d’arte, la visione del mondo, il presente, il fatto di esistere, le cose, gli esseri, le arti, l’amore, la vita. Vista sotto questo aspetto la degustazione è un modo per apprendere e comprendere il mondo esterno; essa suppone uno spirito costantemente disponibile verso le nostre sensazioni. (Puopon, da il gusto del vino di Emile Peynaud)”

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Ruscio d’inverno
di Anna Dolci


Ruscio l’inverno si potrebbe immaginare come un paese addormentato con una lenta quotidanietà: la legna, la neve, la scuola, la terra riposata che veglia il seminato e le giornate talmente corte che il sole scompare dietro il monte Aspra addirittura intorno alle 16.
foto Paolo Carmignani (febbraio 2005)

Ma il paese non è addormentato. Ci sono i grandi appuntamenti invernali: il Focone della Venuta, le Feste Natalizie, S. Antonio Abate, Carnevale e poi inizia Quaresima.

Ruscio (6 marzo 2005)
foto R. Debernardini

La prima festa d’inverno è dunque il Focone della Venuta. Un fuoco grande, grande, che si prepara in mezzo al paese. Un fuoco allegro, scoppiettante con tanta brace, con tanta gente, perciò anche con tante salsicce, braciole, farro, e un vivo ricordo delle lontane origini di questo anniversario.
Questo ricorre la notte tra il 9 e il 10 dicembre, festa della Madonna di Loreto. In questa cittadina delle Marche, c’è il santuario dedicato alla Madonna e vi si venera anche la S. Casa di Nazareth, dove è vissuto Gesù con la sua famigliola fino a 30 anni.

La tradizione tramandata dal 1294, anno di arrivo di questa “Casa” a Loreto (incredibile sono circa 700 anni che si celebra questa festa) dice che in questa notte gli angeli in volo trasportarono la santa casetta da Nazareth a Loreto e tutti i paesi sorvolati da questo santo equipaggio, accesero dei grandi fuochi per facilitare la rotta. “Focone” acceso per la “Venuta” della S. Casa.

Ruscio (6 marzo 2005)
foto R. Debernardini

Una enorme catasta di legna, situata in mezzo all’aia, brucia con delle fiamme altissime, più alte che si può, proprio per essere viste meglio dal cielo, dai quattro angeli preposti a questo scopo. Tutti, intorno a questo fuoco, raccolti per un evento gioioso.

Questo è il racconto che ci è stato tramandato ed è veramente toccante che nella sua dolce semplicità sia giunto fino a noi.
Se poi nello svolgimento dell’evento storico ci sia stato anche l’intervento umano, noi ora consideriamo quello che la credenza popolare ci ha trasmesso.

il campetto (6 marzo 2005)
foto R. Debernardini

Per questo, dopo tanti secoli, la festa conserva una sua originalità, per aver la tradizione attribuito al Signore un evento tanto suggestivo quanto poetico.


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La “sarce”
di Roberto Arrigoni


Chi frequenta il “campetto” lo sa: la grande “sarce” (salce) dietro la porta del campo di calcio, lato-corno, ne ha prese di pallonate. Ha resistito ai tiri di cannonieri della portata di Marco “Piccaru”, di Sergio “Lu barone”, di Pietro “il gigante”, di Massimo “er capone”, di Guerino Perelli, tutti campioni locali che spesso hanno “potato” la sarce a suon di goals mancati.

Il Consigliere Roberto Arrigoni sulla “sarce”

La vecchia sarce ha svolto anche un lavoro oscuro: ha protetto il campetto dalle piene del Corno, trattenuto con le sue radici, come una mano amica, la terra che la forza dell’acqua voleva strapparle.

Probabilmente, di età secolare, è stata sicuramente silenziosa testimone della nascita del campetto e di tutti gli sforzi dei volontari della Proloco che nel corso degli anni hanno trasformato quel triangolo di terra in uno dei patrimoni della comunità di Ruscio. Ora per motivi di età e per necessità di sistemazione dell’area giochi (frequentatissima) è stata mandata in pensione.

Queste poche righe di sentimentalismo “alla rusciara” non vogliono attribuire necessariamente ai vegetali un’anima, così come avviene in noto romanzo di successo (“L’albero” di Guido Mina di Sospiro), ma, semplicemente, rinforzare ancora di più quella coscienza ecologica che la nostra comunità ha dimostrato di avere (vedi giornata ecologica, parco del Corno e altre iniziative) e di voler coltivare ancora.

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Le memorie di un Nonagenario
di Mario Lotti


In previsione della prossima uscita alle stampe del V Quaderno di Ruscio, dedicato al mestiere di carbonaio, riportiamo due articoli che trattano, quasi in forma di diario personale, della storia di questa antica arte, di come sia stata esportata da Ruscio alla vicina Roma, di chi sia stato il precursore dei carbonai rusciani nella Capitale e del ruolo, spesso sottovalutato, delle donne di Ruscio.

Si perché sono nato il 18 luglio 1914 nella casa di mio nonno Antonio Cicchetti, meglio conosciuto come “Garibaldi” nella frazione di Ruscio di Monteleone di Spoleto, dove mamma, già residente a Roma, era tornata per partorire il suo primo figlio tra i suoi.

Dopo ventidue giorni, però, tornava a casa a Roma ed io cominciai a respirare l’aria dei Quiriti.
Mio Padre, Pietro Paolo, detto Pietro come da definizione anagrafica e notarile, era già negoziante di carbone e legna in quel di Viale della Regina n. 233. Papà era venuto a roma alla tenera età di dieci anni fuggendo la fame del natio Trivio; attraverso l’aiuto dello zio Isidoro Peroni, fratello della madre, era andato subito a garzone (oggi si direbbe “fu assunto”) da un genovese, Luigi Sbarbaro, con negozio in via delle tre Cannelle, vicino Piazza Venezia.

A quel tempo il commercio al minuto del carbone vegetale per uso domestico era ancora in mano dei genovesi che, calati a Roma a seguito dei piemontesi nel 1870, trovarono fortuna in una città in pieno sviluppo e dove il progresso sostituiva il focolare a legna col più moderno fornello a carbone e nei nuovi palazzoni che sorgevano in periferia (fuori le mura) nascevano tutti con i fornelli a carbone ed in ogni palazzo nuovo c’erano uno o due negozi di carbone.

la chiesa di S. Antonio a Ruscio
-di Mario Lotti-

Zio Isidoro (Zioidoro) è stato uno dei primi, se non il primo assoluto, dei Peroni venuti a Roma sicuramente dopo la metà dell’800 ed aveva lavorato come facchino libero, ma dopo il fallimento della Banca Romana e la conseguente crisi e mancanza di lavoro tornò a Ruscio, ma per pochi mesi, tornò a Roma ed aprì un negozio di carbone e legna a Piazza Sallustio, nel nuovo quartiere Ludovisi (stavano sparendo le vigne di Via Veneto) ed andò ad abitare a Via Calabria, vicino piazza Fiume e quindi vicino a noi.

Anche Paolo Peroni (i Peroni di Prati) è sicuramente uno dei primi Rusciari che contrastarono il monopolio dei Genovesi nel commercio al minuto del carbone vegetale.

Papà dalla sua venuta a Roma avrà poi sempre lavorato col Genovese Gigino Sbarbaro, che gli dava la possibilità di arrotondare la paga con lavoretti, come piccoli trasporti col carrettino di bottega, fino a quando, dopo il servizio militare, si dava al commercio, comprando la licenza commerciale del negozio di Viale della Regina 233 (di un genovese). Ancora negli anni 1924/30 esistevano negozi gestiti dai genovesi, ne ho conosciuti tre nel quartiere San Lorenzo.

Poi il Genovese Sbarbari costruì un villino in Via San Marino, con bottega di carbone affittata ad uno del Trivio e, già vecchio, veniva spesso a passare qualche pomeriggio da noi in piazza Annibaliano, e col suo martellante linguaggio che sentiva del dialetto genovese mi diceva: “vedi, questo villino che si è fatto tuo padre, se l’è fatto con i soldi che mi ha rubato” al che io gli rispondevo sempre: ”che gran fenomeno mio padre se riusciva a scucire i soldi da un genovese!

Proverbio: lu poco basta, lu troppo se spreca.

Quando uno dice: il Destino!

Sono nato con rapporto stretto col carbone vegetale, l’ho portato avanti fino alla maturità, circa 45 anni, poi l’avevo perduto, questo rapporto; ora in tarda età, anzi tardissima, fra le tante medicine per sopravvivere, una di pillole nere. Sulla scatoletta c’è scritto “Carbone Vegetale”, così, forse, morirò col carbone vegetale in corpo.

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Un bellissimo regalo di Natale
(segue dal numero precedente)

Beh, il tempismo del nostro Sindaco e’ stato magistrale. Da perfetto Babbo Natale, la sera della vigilia di Natale, ha esaudito la nostra richiesta, rinnovata nello scorso numero de “La Barrozza”!

Finalmente, Canale 5, Rete 4 e Italia 1, possono essere ricevuti, con ottimo segnale, da tutto Ruscio; il ripetitore del monte La Trogna, funziona a dovere.

Il Sindaco Nando Durastanti

Davvero una esigenza fondamentale per chi a Ruscio risiede tutto l’anno.
A suo tempo la Pro Ruscio aveva ovviato a tale mancanza di segnale televisivo, realizzando un artigianale ripetitore posto al Campetto, tuttora in funzione.
Pertanto, dopo un primo periodo di rodaggio del nuovo traliccio, provvederemo a disattivare il nostro impianto, anche in vista del restyling della struttura sportiva.

Da parte della Redazione de “La Barrozza”, al Sindaco e al Consiglio Comunale: Grazie!!

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Elogio delle donne di Ruscio
di Velia Belli


I nostri bravi redattori della Barrozza insieme ad altri zelanti volenterosi stanno raccogliendo documenti, fotocopie, notizie sull’attività e la vita dei carbonai di Ruscio nei primi anni del secolo scorso e la loro trasformazione da contadini a rivenditori di carbone.

Tutto il materiale raccolto ed ordinato verrà inserito in un quaderno, come è già stato fatto in precedenza con altre trattazioni interessanti e che noi tutti, compresi i giovani, abbiamo molto apprezzato. Questi quaderni rappresentano la memoria, cioe’ il passato che non può essere dimenticato, se vogliamo vivere bene il presente e progettare il futuro.

A queste ricerche, io vorrei aggiungere i miei ricordi e le mie riflessioni sul lavoro importante svolto dalle Donne di Ruscio che accompagnarono i loro uomini nella Capitale sostenendoli e aiutandoli nel loro pesante lavoro.
L’emigrazione da Ruscio a Roma non si può lontanamente paragonare a quella americana, ma fu anch’essa difficile e dolorosa per chi, lasciando la propria terra (a quei tempi matrigna), sapeva di dover affrontare una vita grama fatta di quotidiani sacrifici il cui unico obiettivo (dopo un sofferto apprendistato come garzone) era quello di aprire una propria attività. Molti ci riuscirono, migliorando nel tempo il proprio tenore di vita, raggiungendo anche benessere e agiatezza, grazie sempre al sacrificio costante delle loro mogli e madri; quasi tutti riuscirono ad avere una vita semplice, dignitosa, permettendo ai loro figli di studiare, cosa che a loro non era stato permesso. Quasi nessuno ritornò ai campi.

Ruscio: la Piazza Nazionale
- di Mario Lotti –


Pur non essendo figlia di carbonaio (lo erano quasi tutti i nostri parenti) la mia famiglia è sempre vissuta a contatto con loro, dividendo gioie e dolori con tutti. Questo ci hanno insegnato i nostri genitori: la solidarietà, il rispetto e l’aiuto reciproco, che sono e saranno sempre alla base del buon vivere civile. Ho sempre pensato alle sofferenze delle donne di Ruscio che, abituate all’aria aperta, trovarono, giovani spose, a cambiare radicalmente la propria vita, cercando d’inserirsi nell’ambiente non sempre accogliente di una grande città come Roma. Si adattarono ad abitare in angusti appartementi, a contatto con altri inquilini, trascorrevano le loro giornate nelle cantine e nei locali (spesso senza finestre) collaborando a pieno ritmo con i loro uomini e assorbendo purtroppo anch’esse la micidiale polvere di carbone, causa scatenante di enfisema polmonare.

Indossarono per tutta una vita il grembiule nero, che mortificava la propria femminilità e la bellezza delle loro gioventù; non si lamentarono mai, fiere di poter aiutare, anche con la sola presenza i propri mariti. L’unico cruccio di queste donne era quello di non poter seguire nella gioventù i loro figli, ma a colmare questa lacuna c’erano le nonne e le zie, che alla chiusura delle scuole, partivano alla volta di Ruscio con tutti i nipoti, trattenendoli fino al termine delle vacanze.

I carbonai non conoscevano ferie anche perchè a quei tempi il carbone era prodotto di primaria necessità, quasi come il pane e l’attività doveva rimanere aperta. Il loro unico svago era quello di riunirsi, con altri paesani, qualche domenica, per fare un resoconto del lavoro svolto, concedendosi ogni tanto una partita a carte nella più vicina osteria.
A questi incontri era presente anche mio padre, che dicono fosse molto bravo a briscola e quindi ricercato come compagno.
Per le donne, la domenica era forse la giornata più faticosa con le faccende arretrate da sbrigare e le montagne dei panni da lavare nelle gelide fontane, situate quasi sempre nei sottoscala dei palazzi.

Ma al termine della mattinata tutte indossavano il loro abito migliore e non mancavano quasi mai alla messa domenicale, secondo le buone abitudini trasmesse loro dai genitori.

Ricordo i pomeriggi domenicali trascorsi a casa delle zie carbonaie, le quali insieme a mia madre parlavano fino a sera concedendosi talvolta il lusso di una tazzina di caffè. Gli argomenti delle loro conversazioni? Tanti e vari, ma esse andavano sempre a ricordare gli episodi legati alla loro fanciullezza; parlavano della loro famiglia patriarcale riunita, nelle serate invernali, intorno al grande camino, unico arredo importante delle loro case. Ricordavano i primi balli nell’Aia (accompagnate dai cugini) al suono di un organetto, che ripeteva sempre lo stesso motivo. A me piaceva ascoltarle e notavo sui loro volti, precocemente invecchiati, quella semplice serenità e dignità, che le accompagnavano sempre.

Ricordo, come un flash, una data che riuniva tutti i carbonai di Ruscio (dislocati nei vari quartieri) con le loro famiglie: 29 giugno festa di San Pietro e Paolo. Ogni anno l’incontro avveniva nella grande piazza della Basilica di San Pietro, anche noi bambini aspettavamo con impazienza quel giorno, come se dovessimo partecipare ad una gita fuori porta.
Bastava poco per essere felici!!!

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Notizie dal Municipio
a cura Segretario Comunale, Avv. Augusto Pantaloni

Rubrica destinata ad informare sulle nuove iniziative del Comune di Monteleone.
Telefono Municipio 0743/70421

Operazione Recupero Biga
Continua la battaglia legale che al momento ha visto "solo" uno scambio di corrispondenza tra l'avv. Tito Mazzetta e il Metropolitan. La Presidente della Regione dell'Umbria Maria Rita Lorenzetti in una recente visita alla cittadinanza (19 febbraio) ha assicurato il suo sostegno all'iniziativa. Il Ministero degli affari Esteri, al quale era stato chiesto sostegno, ha trasmesso un parere della Commissione interministeriale per il recupero delle opere d'arte che sostanzialmente "sposa" le tesi del Metropolitan che non vuole restituire bonariamente la Biga di "Monteleone di Spoleto". Per seguire più approfonditamente la vicenda è possibile visitare il sito internet (www.archeoambiente.net) dell'Associazione Archeoambiente dove è presente un'apposita sezione dedicata all'argomento con possibilità di visionare copia del relativo carteggio.

UmbriaGreenFestival 18-26 giugno 2005
In tutta la zona della Valnerina si svolgeranno in quella data degli sports all'aria aperta denominati "ambientali" quali: "rafting", "trekking", "parapendio" "free climbing" ... e anche la zona di Monteleone di Spoleto sarà interessata dall'evento con organizzazione - a cura dell'Archeoambiente - di percorsi naturalistici, storici e paesaggistici che avranno come temi di riferimento l'antica via del ferro, la copia della biga e il luogo del suo ritrovamento (Colle del Capitano). A breve verranno distribuiti locandine e depliant che illustreranno tutti dettagli della manifestazione.

Raccolta materiali ferrosi
E' recentemente cessato il servizio di raccolta in un cassonetto dei rifiuti a carattere ferroso. Tutta la cittadinanza che avrà in futuro esigenza di liberarsi di tali materiali è invitata a fare riferimento all'isola ecologica recentemente attivata a Cascia dove sarà possibile depositare anche altro materiale di riciclo (rifiuti ingombranti, computer, cartone, pile e batterie usate, ....)

Vendite immobiliari
L'amministrazione Comunale intende cedere al miglior acquirente con il metodo dell'asta pubblica alcuni immobili del proprio patrimonio. Verrà prossimamente pubblicato un bando con indicazione di tali immobili, il loro prezzo stimato di vendita e le modalità con le quali gli interessati potranno partecipare alla gara.

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Servizio Civile Nazionale
il segretario



Ammettiamo una sconfitta! La nostra domanda di partecipazione al Servizio Civile per l’anno 2005, purtroppo, non e’ stata accettata. Le motivazioni di tale esclusione non ci hanno pienamente soddisfatti, e di questo ne abbiamo fatto oggetto di una formale lamentela verso l’Unpli regionale.

Crediamo, comunque, nella validita’ di tale progetto e, pertanto, presenteremo domanda per il 2006.

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La Redazione


Vittorio Ottaviani
Osvaldo Perelli
Renato Peroni
Armando Perilli
PierPaolo Vannozzi
Francesco Peroni
Giuseppe Taliano
Rita Marchetti

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