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Estate 2004 - anno 13 numero 2



1 Editoriale
Il Presidente
  11 Per sentirlo ancora tra noi
A. Dolci
2 Come posso contribuire?
Il Segretario
  12 ... e Maddalena trionfò
di R. Marchetti
3 Gita in Slovacchia
di R. Marchetti
  13 Tre fiumi per un paese
di A. Dolci
4 Gita a Cascia (da Ruscio)
di M. Lotti
  14 Il Carduccio
di P. Penazzi
5 Altre iniziative di Don Camillo
di R. Marchetti
  15 Notizie dal Municipio
6 Gustosando: il Sagrantino
di A. Perelli
  16 Giugno 2005
Il Consiglio Direttivo
7 Un'altra precisazione sul Casale Paione   17 Notizie dal Parco  
8 Anniversari: 1944 - 2004
di P. Vannozzi
  18

Ruscio in pillole

9 Per non dimenticare
di V. Belli
  19 La Redazione
10 Personaggi e tradizioni di Ruscio:
Armando Peroni

di F. Peroni
     



Carissimo Socio,

avrai certamente ricevuto, nello scorso mese di maggio, una mia lettera che invitava, Soci ed Amici della nostra Pro Loco, a contribuire ad un ambizioso progetto.

Si tratta della manutenzione straordinaria alle strutture del campo da tennis /calcetto e del campo da pallavolo, che, realizzate grazie al contributo di tutti i Soci circa venti anni fa', necessitano di un intervento di manutenzione, ormai non piu' rimandabile. Il tempo trascorso, i rigidi inverni, la neve e il gelo, hanno compromesso in modo definitivo la pavimentazione, a tal punto da non essere piu' utilizzabile.
Campetto: anni '70


Tutti i Soci, allora, avevano contribuito alla loro realizzazione: alcuni anticipando finanziariamente alcune annualita' di quote associative, altri impegnandosi fisicamente, dando una concreta mano alla loro realizzazione.


Ed oggi, molti ragazzini di allora che fecero parte delle lunghe catene umane che dal fossato, prelevavano i sassi, per il riempimento della massicciata, sono chiamati a fornire il loro concreto aiuto per. i ragazzini di oggi.

Questo e' il vero significato di una Pro Loco, della Pro Ruscio!! Una famiglia affiatata, unita, consapevole che solo l'armonia e il coinvolgimento permettono di raggiungere progetti ed obiettivi ritenuti irraggiungibili.

Solo con uno sforzo comune, riusciremo nel nostro duplice intento: lasciare alla nostra comunita', residente e villeggiante, una struttura di nuovo completamente agibile; onorare, nella conservazione del nostro patrimonio comune, l'amore per il nostro paese, e la memoria dei nostri avi, mostrando, ancora una volta l'orgoglio di essere Rusciari!

Sono certo che il tuo aiuto non manchera'


Il presidente
Vittorio Ottaviani

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Come posso contribuire?


Il Segretario

La spesa prevista e' di circa 19.000,00 euro, che il Consiglio Direttivo ha deciso di raccogliere tra tutti i soci della Pro Ruscio e tra gli Amici di Ruscio.

Mediante l'allegato bollettino di conto corrente postale, si potra': anticipare una o piu' annualita' di quota associativa (26,00 euro per ciascun anno), oppure effettuare il versamento di una offerta libera.

E' necessario indicare specificatamente, sul retro del bollettino, la modalita' di contribuzione prescelta, segnalando le annualita' che si desidera anticipare, oppure se si tratta di una offerta libera che non andra', quindi, a valere su alcuna annualita' di iscrizione.

Il nominativo dei Soci e degli Amici che effettueranno una libera offerta, verra' trascritto su una targa ricordo, che verra' posta al Campetto di Ruscio, oltre che sul prossimo numero de "La Barrozza".

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Gita in Slovacchia
di Rita Marchetti


I ragazzi di Ruscio e Monteleone in visita nella patria del nostro Don Camillo Tiziano Agabiti, Luigi Cioccolini, Luigi Marchetti, Emanuele Carmignani, Andrea Vannozzi, Domenico Angelini, Filippo Salvatori, Walter Angelini, Giovanni (un ragazzo di Norcia) e in testa don Camillo: questa la squadra che il 19 marzo scorso è partita con direzione Slovacchia. Dieci giorni alla scoperta della terra d'origine del nostro Camillo, che sta radunando sempre più i nostri ragazzi coinvolgendoli in varie attività. Certo non si può ancora dire che il suo sia un successo, tuttavia non avrà ancora vinto la guerra e molta strada gli resta ancora da fare, ma alcune battaglie si sono volte decisamente a suo favore. Questo primo viaggio è stato reso possibile grazie ad un progetto del programma dei Grant per la Gioventù all'interno dell'Unione Europea e che ha permesso il finanziamento del soggiorno in terra slovacca. Un viaggio lungo ed estenuante fatto quasi totalmente in treno e l'ultimo tratto in autobus fino ai confini ad est del paese, ma per cui sembra sia valsa la pena.

L'itinerario: Monteleone , Roma, Wien, Bratislava, Poprad, Nizne Ruzbachy, Vysne Ruzbachy, Bratislava, Wien, Roma, Monteleone

Monteleone, Roma, Wien, Bratislava, Poprad, Nizne Ruzbachy, Vysne Ruzbachy, Bratislava, Wien, Roma, Monteleone: questo il percorso tracciato in nove giorni. "Devo ammettere che forse ho rischiato grosso al momento dell'arrivo dei ragazzi - racconta don Camillo - poiché ci sono stati dei malintesi ed all'ultimo momento l'albergo in cui avremmo dovuto soggiornare era stato cambiato. Ci siamo ritrovati quindi di sera in mezzo alla strada senza sapere dove andare. Alla fine ho chiesto aiuto al parroco del posto e tramite telefono mi sono messo in contatto con i ragazzi slovacchi che ci attendevano. Tutto si è risolto per il meglio e anche se abbiamo dovuto fare un po' di viaggi avanti e indietro per raggiungere l'hotel in macchina, con i ragazzi stremati da 30 ore di treno ed una di pullman, alla fine è stata una bella esperienza".
lo scambio delle maglie
Già, perché si è trattato di uno scambio culturale per il fatto che la Slovacchia sta per entrare nella Comunità Europea. A dire il vero i ragazzi slovacchi (11 ragazze e due ragazzi) avrebbero dovuto fare lo scambio con un paese tedesco, ma poi all'ultimo momento questo si è tirato indietro. Tra le ragazze c'è anche una cugina di don Camillo che era già stata in Italia l'anno passato ed è stata così lei il tramite che ha reso possibile lo scambio con il nostro comune. Ed ora tre delle ragazze slovacche che hanno accolto i nostri nella loro terra sono state da noi durante il mese di giugno. Si è trattato di uno scambio parziale, successivamente tuttavia dovrebbero arrivare anche gli altri. Un'esperienza importante che ha portato naturalmente i ragazzi a confrontarsi con una cultura
Preparazione della cena italiana
diversa dalla nostra. Gli uni hanno cucinato per gli altri, facendo assaggiare le proprie specialità. Considerate che don Camillo, che è andato in macchina, ha portato due scatoloni pieni di roba da mangiare! Non potevano non fargli assaggiare gli strascinati!
Naturalmente hanno dovuto insegnare loro come avvolgere gli spaghetti intorno alla forchetta.chissà quali gaffe poi avranno fatto loro di fronte alle usanze slovacche! Ed è stato proprio attraverso le cene che hanno messo in comune gli uni versi gli altri le proprie usanze, i propri cibi e abitudini.
Naturalmente si è cercato di sviluppare lo spirito di gruppo coinvolgendo i ragazzi in diverse attività. E si sono sicuramente divertiti.. Naturalmente poi la domenica tutti a messa!

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Gita a Cascia (da Ruscio)
di Mario Lotti

Sono nato nel 1914, avevo circa 14/15 anni quando, verso mezz'agosto, mio nonno mi disse: "Mario, stasera viene Ugo a dormire con te, perché domani deve andare a Cascia, vi ci porto io co li somari".

Ugo di Biagio (lu fiju de Chiacchiarella lu 'mbastaru di Monteleone) aveva a quell'epoca quasi la mia stessa età ed era seminarista (ora è un anziano sacerdote).

Arrivò Ugo, cenammo e andammo a letto. Poi ci fu la sveglia, io, dormiglione come ero e sono, mi lamentai che era ancora notte ma Ugo insisteva che era tardi e che s'era già levata "la stella bella" (Io sentivo sempre i vecchi parlare della stella bella quando parlavano di alzarsi per andare al lavoro nei campi, ma giuro che non l'ho mai vista).

Comunque, ci alzammo e andammo alle Cascinette a prendere le cavalcature. Nonno aveva una somara, quindi dovemmo prenderne altre due della famiglia, una di Isidoro Cicchetti (il padre di Costantino) un'altra da zi' Richetto (il nonno del Vescovo). Mettemmo i basti alle bestie, perché di selle e bardelle non se ne parlava e partimmo nella notte . tre somari e tre viandanti . !

La stella bella s'era forse levata, ma, per me, era notte.

Fino a dopo le fonti di Fusone e la Mola, anche se faceva freddo, la cosa era sopportabile, ma, dopo il ponte delle Ferriere, un freddo bestiale che riuscimmo a sopportare per qualche chilometro, ma poi dovemmo scendere e camminare a piedi vicino alle bestie, per riscaldarci un po', ma l'alba non si vedeva. Comunque, un po' a piedi un po' a cavallo arrivammo alla "forca" ma sempre notte era.

Prima di iniziare la discesa, nonno, giustamente, pensò di fermarci in una radura lungo la strada, prendemmo un po' di zeppe secche e accendemmo il fuoco, così ci riscaldammo un po', ma ancora niente sole.

Il sole, finalmente, arrivò e lo spettacolo della natura era bellissimo: seguito da un roseo chiarore, splendente il sole uscì, si levò da dietro la cresta del monte di Castelluccio, il Vettore, a riscaldare le ancora nostre gelide membra.

Risalimmo in sella, si fa per dire, e arrivammo alla ancora deserta e addormentata Cascia. Nonno portò gli asini nella stalla di un amico, noi aspettammo che aprisse un bar per fare colazione e con il futuro Don Ugo cominciammo la giornata.alla faccia della "stella bella"!

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E altre iniziative di Don Camillo
di Rita Marchetti
Cresimati 2004


Il due giugno a Monteleone ci sono state le Cresime.

E per il secondo anno consecutivo i ragazzi cresimandi: di Ruscio c'erano Renato Cicchetti, Simona Reali, Massimiliano e Primo Rosati (Miniera), e poi Moira Giovanetti, Matteo Mezzenga, Giuseppe Poli, Ida Reali, Giada Reali, Melissa Rosati e Samuel Rosati sono stati in ritiro al rifugio sul Terminillo. Ad accompagnare don Camillo c'erano altri quattro ragazzi che avevano già vissuto l'esperienza dell'anno passato e che avrebbero dovuto dare una mano (il condizionale sembra sia rimasto tale) e Giuseppina Ceccarelli di Monteleone.

Non ci sperava molto il nostro parroco di riuscire anche a dormire, ma sembrerebbe che questa volta gli occhi anche se per poco sia riuscito a chiuderli. Naturalmente si è riflettuto sullo Spirito Santo, sul tema della fiducia e della fede, si è parlato di come sarebbe andata la cerimonia, si erano fatte le prove, ma poi in chiesa ognuno ha risposto a modo suo! Don Camillo ha anche organizzato una caccia al tesoro e, da previdente qual è, aveva stampato tre copie dei fogli che sarebbero serviti per le indicazioni. Non poteva certo prevedere che all'una di notte cominciasse a piovere, si bagnasse tutto e non si potessero neppure accendere le candele che sarebbero servite per l'esterno. Ma certo aveva messo in conto che i ragazzi più grandi avrebbero potuto farsi scoprire dagli altri al momento di nascondere i fogli!

E lui avrebbe voluto dormire dopo averli stancati un pò! La sua passione per la tecnologia poi la conosciamo in molti e questo appassiona i nostri ragazzi. Durante il ritiro, infatti, si è avvalso dell'ausilio di proiettore e schermo gigante in modo che si imparasse la "lezione" in modo dinamico e interattivo.


E questo lo dimostra anche il suo impegno tutti i venerdì a Ruscio dove riesce a radunare i ragazzi di Ruscio, Trivio e anche Monteleone, in una fascia di età compresa tra i 12 e i 20 anni circa, con il cineforum. I film li scelgono i ragazzi e poi ci pensa don Camillo, che a dire il vero avrebbe anche bisogno di un po' di aiuto sia per i film, sia per il riscaldamento, che è strettamente necessario visto che il tutto si svolge nell'ex sede della lavorazione della ceramica!

Si tratta ovviamente di un momento di incontro importante durante il quale alla fine del primo tempo don Camillo invita tutti a riflettere sul bene e sul male che si è rintracciato nel film.

Ed a lui non può che andare tutto il nostro sostegno.

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Alla scoperta dei sapori della nostra terra
Gustosando: il Sagrantino

di Alberto Perelli


Caro amico,
non è certo facile proseguire un lavoro che il mio caro papà stava iniziando. Vista la mia passione per il mondo dei vini aveva pensato di raccogliere notizie su uno dei prodotti più famosi della nostra regione: il Sagrantino. Che strano; proprio lui che discuteva con me perché gli spiegassi la differenza tra il Tavernello e un buon Barolo!: << "....Mah! non riesco a capire!>> e dopo l'assaggio esclamava: <<"...ma questo è più bono!!!!">> riferendosi al Barolo.
Questo esordio sul nostro giornale (che leggevo sempre con attenzione) non vuole essere un passaggio di consegne con papà: troppo grande è la differenza con Penna d'Oro!
Ho dato però la disponibilità alla redazione di scrivere articoli sui vini e sui prodotti alimentari più famosi dell'Umbria senza avere la pretesa di rappresentare "l'Esperto del Settore" (sommelier, chef od altro); solo per pura passione e divertimento.


Il Sagrantino mi sembra sinceramente un buon esordio.

Innanzitutto il nome "Sagrantino" che deriverebbe dal latino "Sacro" (altri sostengono da Sacrestia o da Sacrificio) in quanto sembra ci sia lo zampino dei buoni frati francescani che nel XVI secolo lo avrebbero portato dall'Asia Minore a Montefalco.
Di certo c'è solo il fatto che il termine Sagrantino di Montefalco compare alla fine del 1800.

La zona principale dove è coltivato non è solo Montefalco; sono interessati anche i comuni di Bevagna, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi e Giano dell' Umbria (tutti vicini ed in provincia di Perugia).
Inizialmente la produzione era riservata alla versione dolce (vino passito in quanto le uve vengono fatte appassire su graticci di legno per avere una concentrazione di zuccheri più elevata) ancora oggi in produzione e di notevole fattura!
Successivamente e sopratutto negli ultimi anni il Sagrantino si afferma nella versione secca, classica ed ottiene nel 1992 la Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG).

Dal colore rubino tendente con il tempo al granato e con sentori di frutti di bosco (in particolare more) e spezie; generalmente grandioso e potente al palato grazie alla discreta presenza di tannini (sostanze che provocano quella sensazione di astringenza) specialmente sui vini più giovani ed all'esplosione dei sentori di frutta e spezie che riempiono la bocca; ottima la persistenza (durata dei profumi che rimangono in bocca una volta bevuto); accompagna come meglio non si può gran parte della gastronomia umbra in particolare gli arrosti, selvaggina, primi con ragù.
Da ricordare che il Sagrantino è un vitigno autoctono (cioè originario del luogo) che invecchia per almeno trenta mesi di cui un anno circa in botti di legno; consiglio di berlo non prima di cinque / sei anni per gustarlo al meglio indicando con questo un vino che si "apre" ed entra nella fase di maturazione.
Da tener presente l'Ufficio operativo in piazza del Comune (www.stradadelsagrantino.it) che fornisce indicazioni sui percorsi e strade del vino attraverso decine di aziende produttrici che offrono visite guidate, degustazioni e vendita. Generalmente è possibile, con prenotazione, pranzare sul posto gustando al meglio tutte le tipologie di vino.
Sono d'accordo con chi classifica il Sagrantino come uno dei migliori rossi d'Italia da accostare a grandi vini come Barolo, Chianti o Brunello: come dicono i francesi....chapeau!
Sottolineo come il prodotto stesso abbia portato a conoscenza del mondo intero il nome di Montefalco: chissà un giorno se Ruscio non venga portato sugli stessi allori con il farro?
Per chiudere un saluto a tutti e vi lascio con una pillola in tema:
"Siete voi, amatori o appassionati, che in un certo senso fate la qualità. Se ci sono vini cattivi è proprio perché ci sono cattivi bevitori. Il gusto è conforme alla rozzezza dell'intelletto: ognuno beve il vino che merita!" (Emile Peynaud da Il Gusto del Vino)

Con umiltà, in allegria.
Alberto Perelli
(x io o.p.)


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Un'altra precisazione sul Casale Paione


Annamaria Angelini, figlia di Maria Belli e Marco Angelini, rettifica l'articolo sul Casale Paione apparso nei precedenti numeri.

"Nonno Marco non ha comprato da solo il casale, quale regalo di nozze, ma fu acquistato lo stesso giorno del matrimonio, da tutti e tre i fratelli Angelini (Girolamo, Mariano e Marco)."

La storia di un paese si fa' anche cosi'! Ringraziamo per la segnalazione e. ne attendiamo altre!!

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1944 - 2004
di Pierpaolo Vannozzi
In queste pagine centrali, pubblichiamo alcuni ricordi personali e vecchi articoli di giornale, che narrano le tristi vicende legate alla guerra, all'occupazione nazista ed alla liberazione di Roma, vissute nella capitale e a Ruscio.

Non tocchera' dare a noi un giudizio su quel periodo storico, ma una cosa e' certa: l'arrivo degli Americani, la riconquista dell'Italia da parte delle truppe alleate, del ricostituito esercito italiano e delle formazioni partigiane significo' la fine della guerra, la fine dei lutti, dei morti, dei bombardamenti, della paura, della fame; la fine di un'incubo di certo non voluto dalla popolazione e l'inizio della speranza di ricostruire una vita migliore. Significo', soprattutto, la riconquista della liberta', di quel massimo bene che per vent'anni il regime aveva negato: la liberta' di parlare, di esporre liberamente le proprie idee politiche, di confrontarsi, di essere cattolici, ebrei o comunisti, monarchici o repubblicani: liberta' fin troppo nuova alle nuove generazioni, forse anche abusata, ma con la quale, nei sessanta anni di pace trascorsi, si e' saputo ricostruire nel tempo un'Italia libera, civile, che si pone tra le grandi nazioni del mondo intero.

Ricordi di quel che accadde a Roma e nel comune di Monteleone, che ebbe i suoi caduti, come la vicina Leonessa.
Il tutto per non dimenticare, per ammonire in perpetuo e mantenere sempre vivo e gridare l'immensa voglia di pace che abbiamo per noi e per i nostri figli.

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Per non dimenticare
di Velia Belli


Quest'anno la ricorrenza della Liberazione di Roma e' stata festeggiata in modo solenne, con cerimonie nei luoghi sacri della memoria, con musiche ed inevitabili discorsi. Un'iniziativa lodevole e' stato l'allestimento presso il Vittoriano di una mostra fotografica con testimonianze, documenti, foto e tanti ricordi di quello scorcio di storia che segno' l'avvio della fine di una guerra dolorosa, lacerante e confusa.
E' giusto che queste 'date' siano sempre ricordate, affinche' gli adulti non dimentichino e i giovani conoscano e crescano con sentimenti di fratellanza e di liberta'; valori in cui credettero i nostri nonni, i nostri padri e tutti coloro che per essi combatterono e morirono.

Io ho vissuto tutti gli anni della guerra e del dopoguerra con l'incoscienza della fanciullezza, prima e della gioventu', dopo; in modo particolare, ricordo ogni giorno di quel terribile periodo che va dal 1943 al 1944. Il bombardamento di Roma del 19 luglio 1943, porto' a Ruscio molte famiglie residenti nei quartieri piu' colpiti: Prenestino (la mia famiglia), San Lorenzo (zio Giulio Belli con i sette figli), Pigneto (le sorelle Maria e Nena, mamma e zia di Tommassina, Pina, Marcello e Giovanni) e, per chi aveva provato il terrore delle bombe, il nostro paese apparve come un'oasi di pace. Mancavano le necessita' quotidiane, ma noi, giovanissimi (sedici, diciassette anni), ci accontentavamo di poco: era sufficiente stare insieme, parlare, mangiare patate cotte nella cenere, nocchie e grugnali. La guerra sembrava lontana, anche perche' le notizie arrivavano a Ruscio con molto ritardo e in modo frammentario. Ma, purtroppo, anche questa apparente serenita' venne a mancare con l'arrivo in paese di un gruppo di tedeschi: i nostri ragazzi non erano piu' sicuri ed alcuni di essi si rifugiarono a Rescia, o in casali piu' nascosti, o presero la strada della montagna.

Ricordo perfettamente il terrore negli occhi di una mamma, la signora Zoe (non di Ruscio) (n.d.r. moglie di Tito Belli, fratello di Carlotta Baldarossi in Peroni) che, da Civitavecchia, era venuta nel nostro paese per proteggere i suoi due figli quasi ventenni, trovando alloggio nella casa accanto alla nostra, oggi di Compagnucci. Si salvarono per miracolo, perche' riuscimmo a sistemarli nella nostra soffitta.

Inizio' un autunno freddo con nevicate precoci e coloro che avevano perso la casa per forza maggiore, rimasero a Ruscio, mentre la mia famiglia ritorno' a Roma, dove mio padre era rimasto troppo tempo solo ed, inoltre, io non intendevo perdere l'anno scolastico e desideravo sostenere gli esami di maturita'.

La nostra casa di Porta Maggiore fu dichiarata inagibile e, per nove mesi (il periodo dell'occupazione tedesca di Roma), fummo ospiti dei nostri parenti Salamandra, in Via Nomentana.

Anche se per me fu molto difficile studiare per l'affollamento che regnava in quella casa, io e mia sorella Nella, abbiamo di quei mesi un bel ricordo, nonostante i continui allarmi aerei e la mancanza di cibo e vestiario. Le nostre mamme (la mia, zia Teodora e zia Angelina) fecero i salti mortali, unendo fantasia e risparmi per non fare mancare nulla a noi ragazzi (Raffaele, Leondina, Renata, Maria Rita, Giovannina e Nella).

Arrivo' Pasqua del '44 e noi, a Roma, apprendemmo la terribile notizia dell'eccidio di Leonessa, in cui caddero, sotto il piombo nazista, cinquantuno adulti e ragazzi. Anche Monteleone ebbe i suoi martiri, fra cui un giovanissimo, quasi un bambino, mentre molti uomini, dopo un rastrellamento, furono portati a Roma, nei locali di Cinecitta'.
Mentre si vociferava di un loro possibile trasferimento in Germania, una mattina i nostri compaesani trovarono i cancelli aperti: gli Americani erano alle porte.

La sera precedente il 4 giugno 1944, affacciati alla finestra di Via Nomentana, vedemmo passare le ultime resistenze tedesche, che fuggivano incalzate dagli Alleati: si diceva che durante la ritirata avrebbero minato i ponti di Roma. La paura aleggiava, ma la radio clandestina, per rassicurare i romani, aveva annunciato che la liberazione di Roma era imminente.
Al mattino presto ci affacciammo e sotto di noi, sdraiati sui marciapiede, stanche ma gia' festeggiati da molti cittadini, c'erano gli americani. La prima cosa che mi colpi' furono le loro divise chiare, molto diverse da quelle cupe dei tedeschi.

Alla fine della guerra furono pubblicati molti libri, diari e testimonianze da parte dei veri protagonisti che la guerra aveva risparmiato; ne ho letti tanti, perche' volevo conoscere meglio ed approfondire quel doloroso periodo che, anche se in modo marginale, avevo vissuto e che aveva condizionato, per sempre, la mia giovinezza e quella dei miei coetanei.

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Personaggi e tradizioni di Ruscio
Armando Peroni

di Francesco Peroni

Il trasferimento in mare
(Armando e' il primo a sin.)
Nei lunghi ed oziosi pomeriggi trascorsi al prato del "Palazzo Peroni", finiti i giochi, noi cuginetti richiedevamo a gran voce a zia Maria o a nonna Carlotta, di raccontarci la storia di nostro zio Armando durante i terribili anni del secondo conflitto mondiale.

All'epoca riuscivamo a cogliere il solo aspetto eroico e, per cosi' dire, romantico della vicenda. Poi, crescendo, ci siamo stupiti di quanto poco tempo sia trascorso da quegli anni di guerra e di sacrifici e quanto angosciosa fosse stata l'attesa di notizie per i familiari e per la moglie Maria.
Seduti intorno ad una delle due cognate, spose dei fratelli Alessandro e Armando, ascoltavamo una storia degna di un copione cinematografico.

Armando nasce a Monteleone di Spoleto il 27 settembre 1910, penultimo dei cinque figli sopravvissuti di Paolo e Filomena Angelini. A ventuno anni compie i fatidici due anni di servizio militare, incorporato nell'8° Centro Automobilistico, con sede a Torino.
Scherzi con un commilitone
(Armando a destra)

Tornato dal Piemonte, va a lavorare nel negozio di legna e carbone, aperto nei primi anni venti dal padre Paolo, di Via Oslavia a Roma, , che oggi, passato di padre in figlio, e' il regno incontrastato del figlio del Capone (soprannome di Armando), Massimo (attuale Capone), e di suo figlio Cristiano.
Dopo 22 secoli sui "colli fatali di Roma" riappare l'Impero: con queste parole il duce, dal balcone di Piazza Venezia, annunciava il rinato Impero, cui il nostro Armando contribui', combattendo in Somalia dal 1935 fino al dicembre 1937.

Per accoglierlo a Napoli, porto dove Armando sarebbe sbarcato dopo 40 giorni di navigazione, per godersi una meritata licenza dalla terra d'Africa, partono da Roma, di notte, i fratelli Augusto e Alessandro, la madre Filomena e, trepidante per il prossimo abbraccio, la giovane fidanzata Maria.
La Croce al merito di Guerra
L'arrivo era previsto per la prima mattina, ma un tragico incidente con un carro trainato da un cavallo costringe a ritornare precipitosamente a Roma, dopo un breve ricovero al pronto soccorso di un ospedale locale della mamma Filomena.
Lo sbarco del piroscafo avvenne il giorno successivo e Armando, non trovando nessuno a riceverlo, prende il treno per Roma. Appena in tempo per assistere la madre morente che, riconosciutolo, dopo qualche giorno muore.
Pochi anni dopo, il 16 Aprile 1939, nella chiesa di Ognissanti a Via Appia, Armando sposa Maria (Mammonati) e, terminato il classico viaggio di nozze trascorso tra Firenze, Bologna, Venezia e Milano, vanno ad abitare in una stanza in affitto, al piano superiore dell'appartamento di Via dei Gracchi 151 dove abitavano tutti gli altri fratelli, con spose e figli. Sembra, oggi, davvero impossibile: in un solo appartamento, vivevano, senza il piu' piccolo screzio, tre generazioni di Peroni, nonni, figli e spose, e un nutrito numero di nipoti!

A settembre dello stesso anno, viene nuovamente richiamato e rimane alla Caserma Macao in attesa di destinazione. Nel frattempo nasce Filomena, nota a tutti oggi come Mena. Partira' per il fronte Francese inquadrato nella famosa Divisione Corazzata Littorio dopo la dichiarazione di guerra.
Armando, al centro in terra d'Africa
Conclusa la Campagna di Francia, viene destinato per il fronte Balcanico, fino al tragico 8 settembre, quando, preso prigioniero dagli ex alleati tedeschi, fu condotto in un campo di lavoro presso Vienna. Possiamo immaginare la preoccupazione di Maria, costretta a una lunga attesa prima di conoscere il destino di Armando. Nel dicembre del 1943, giunge, tramite la Croce Rossa, una prima cartolina, e sporadicamente altra scarna corrispondenza, ovviamente, censurata. A questi miseri segnali di esistenza, Maria risponde con pacchi pieni di generi alimentari e vestiario.
E ora, inizia l'odissea del prigioniero che, terminata la guerra con la resa tedesca, diventa prigioniero dell'Armata Rossa che, per prima giunge a Vienna. Nel luglio del '45, Armando viene trasferito su carri bestiame piombati, fino al confine con l'Unione Sovietica.
Attraversare quel confine, significava, una lunga prigionia dall'incerto ritorno. Ma la buona sorte fa si' che proprio quel treno inverte, miracolosamente, la rotta e, dopo un viaggio di 40 giorni, viene preso in consegna dagli Americani.

Ad Agosto del '45, torna, dunque, a Roma, senza avere piu' notizie, da parecchi mesi, dei propri familiari, della loro salute e situazione; sceso dal treno si rivolge subito ad un compaesano, a Simone e Orlando Angelini che, a Via Volturno avevano un negozio di carbone e legna.
Questi, lo tranquillizzano e telefonano al fratello Alessandro che, insieme alla moglie Carlotta, era rimasto a Roma, mentre il resto della famiglia, compresa Maria e la piccola Mena, si erano trasferiti a Ruscio, per il periodo estivo.

Renato, Armando, Giulio
Per avvisare del ritorno inaspettato di Armando, telefonano a Rieti, ad un amico di famiglia, un certo Margheritelli che, immediatamente, parte per Ruscio, mentre Alessandro, Carlotta e Amando, a loro volta, si mettono in macchina alla volta di Ruscio.
Non ci sono parole per descrivere le sensazioni che i protagonisti di questa vicenda devono aver provato! E ancor di piu' quando, nella oscurita' della notte incombente, prima di Rieti, si incontrano due autovetture, quella di Armando e quella che porta la moglie Maria e la figlia Mena!!

Non sbagliavamo, noi cugini, a ritenere questa scena, la degna conclusione di un film di guerra e di amore?

Grande festa a Ruscio, nel Palazzo, e grande emozione a tal punto che, tuttora, Gabriella, Renato e gli altri nipoti ricordano un uomo a loro sconosciuto, magro e macilento che, seduto a capotavola, teneva sulle ginocchia la spaurita Mena.
I grandi patimenti sofferti, la fame, il freddo, minarono la salute di Armando che, nonostante tutto, a bordo della sua bianca Simca, ci portava ogni anno a fare le fragole sul monte Aspra.
Mori', per un tragico incidente nel maggio del 1979, lasciando di se' il ricordo di un uomo buono, attaccato alla sua famiglia e al suo amato paese.

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Per sentirlo ancora tra noi

Un inedito Osvaldo, in divisa da Figlio della Lupa
Pubblichiamo l'inizio di un pezzo che Osvaldo aveva cominciato a scrivere e che, purtroppo, non ha potuto portare a termine. Per il nostro compianto amico, ogni spunto era l'occasione per gettare su un foglio, appunti e annotazioni; per ricercare, dalla viva voce dei più anziani, quegli elementi che gli permettevano di ricostruire storie dei tempi andati, perchè le nostre memorie storiche e le nostre tradizioni non cadessero nell'oblio.
Caso ha voluto che, quest'ultimo pezzo, avesse per argomento qualcosa legato alla morte; voleva parlarci di quel vecchio carro funebre che tutti guardavano un poco irriverenti, ma certamente incuriositi, e che ha accompagnato tanti nostri avi al cimitero di Monteleone.

Vita e morte di un carro da morto
Chi possiede ancora la memoria lunga, ricorda quel maestoso carro di legno nero che, trainato da due cavalli bardati in pompa magna, veniva utilizzato in occasione del trasporto di una salma, fino all'attuale cimitero. Anche questo carro, come ogni cosa, ha avuto una nascita ed una morte. L'idea di un mezzo per il trasporto funebre venne a.

Qui si conclude. Sarebbe bello che una penna qualsiasi riempisse quei puntini, per concludere la storia e raccontarci cio' che Osvaldo avrebbe certamente narrato con amore, umorismo ed ironia.


Ulteriori riferimenti:
"Il Carro da morto" di I. Peroni in "La Barrozza" Natale 2004 - anno 13 numero 3

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E Maddalena trionfo'
di Rita Marchetti


La gara di Maddalena
E fu così che una papalina sbaragliò quelle de Regnu.

Non c'è stata gara, nessuna ha potuto far niente per superarla.

Un minuto e quattro secondi contro gli oltre due minuti totalizzati dalle altre sfidanti: questo il tempo che la nostra Maddalena ha impiegato per vincere la gara della tavola col pane al Palio del Velluto di Leonessa.
E' quest'anno il sesto anno consecutivo che si rinnova nell'ultima settimana di giugno la rievocazione storica delle feste che cinque secoli fa si svolgevano per otto giorni in occasione della fiera di san Pietro: e ogni anno la festa si rafforza. Tre giorni di manifestazioni con gare, corteo storico con abiti in velluto e taverne aperte per rinnovare una celebrazione che si era persa nel tempo , ma che Leonessa ha voluto far rivivere.
Un binomio non casuale forse vi chiederete quello fra Maddalena ed il primo comune del Lazio a noi più vicino, dal momento che Daniele ha stretto legami oltreconfine, ma è da scommettere che la sua fama sia giunta anche lassù tanto da volerla a tutti i costi.

Ed è stato così che il sesto di Forcamelone, pur non avendo vinto il Palio che quest'anno è andato al Sesto di Torre (uno dei sei rioni in cui fu suddivisa la città nel 1278), ha ottenuto un successo indiscusso in questa gara, lasciando tutti a bocca aperta. Ostacoli da superare, scale da salire, archi bassi da oltrepassare e tutto questo Maddalena è riuscita a farlo con una tavola in testa, sei filoni di pane disposti sopra e le mani sui fianchi.

Nessun'altra è riuscita neppure ad avvicinarla! Forse qualcuno se la ricorda ancora per la festa della mietitura in quelle che erano le attività quotidiane delle donne di non troppo tempo fa.

E allora forza Maddalena!



Tre fiumi per un paese
di Anna Dolci


Il vecchio ponte sul fiume Vorga
Prima di iniziare questo articolo, mi sento di ricordare Osvaldo che, come firma di questo giornale, dobbiamo considerare un maestro. Grazie, Osvaldo, per la tua benevolenza, il tuo stile, la tua ironia, le tradizioni, le storie che ci hai trasmesse. Anche se alla fine degli articoli non ci sarà il tuo nome, è "La Barrozza" che ci parlerà di te!


In questo anno, la stagione assai piovosa, ha permesso di vedere i nostri tre fiumi per molti mesi, e non con il colore limaccioso, ma verde e trasparente. Corno, Vorga e Fossato, quasi tre personaggi, ognuno con il suo carattere, dovuto alla provenienza e al cammino che fanno.

Parliamone un pò:

Vorga, è un fiume piccolo, diciamo un ruscello ed è molto breve. Nasce, tranquillo, poco dopo la Miniera, a Forma Cavalieri, in mezzo ad un prato. Si rinforza cammin facendo, con alcuni torrentelli, poi con l'acqua della Fonte dell'Asola e passa attraverso i nostri prati producendo un "dolce mormorio". Finisce dopo il Campetto, quando si unisce al Corno. E' il ruscello di Ruscio e quando va bene, cioè quando c'è stata molta pioggia, vive tutto l'anno, dando a Ruscio un tocco di Val d'Aosta......prati verdi e ruscelli.
Antica passerella sul Fossato

Il Fossato invece è rapido e travolgente, viene generalmente in inverno. Scende precipitoso dal Monte Modera, vicino Monte Aspra. Si forma su, su, oltre il Camposanto, e oltre le vene. Passa attraverso il "Piccolo Canyon" delle Cascatelle, meta rischiosa di molte escursioni, poi attraversa Ruscio, anzi lo divide tra Ruscio di sopra e Ruscio di sotto. E' un vero torrente, uno di quelli che travolge tutto, basta sentire quanto rumore fa. E dove finisce? Si unisce al Vorga, proprio sotto "lu Colle" e insieme, Vorga e Fossato, dopo il Campetto si immettono nel Corno.

Corno è un fiume quasi.....importante, si trova addirittura nelle carte geografiche, magari quelle regionali. Viene solo in inverno e non sempre. E' un fiume molto largo, non profondo, ma lungo rispetto agli altri due. Si forma con le acque che vengono dal Terminillo e dal Monte Cambio. Dunque viene da Leonessa, passa sotto il ponte delle Ferriere, si dirige verso Roccaporena...... e giù, giù fino a Serravalle. Qui si immette nel fiume Nera che è un affluente del ......(pensate un pò) del Tevere. Insomma i fiumi di Ruscio arrivano nel Tevere.

Questo piccolo paese non finisce di stupirci, tre grossi corsi d'acqua in così piccola superficie. Vorga, Fossato e Corno danno tanta vivacità, veramente anche un pò di apprensione, perchè se si ingrossano troppo, ci fanno diventare un'isola, ma ci danno anche fierezza, perchè rendono originale questo nostro paesaggio.

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Il Carduccio
Alla riscoperta di una pianta dimenticata, ingrediente unico di un piatto antico



Un gradito contributo di Archeoambiente a cura di Patrizia Penazzi



Il Carduccio (Carlina acanthifolia) è una pianta erbacea perenne della famiglia delle Composite diffusa in tutta l'Europa centro meridionale. In Italia è presente dalla regione submontana a quella subalpina di tutte le zone montuose. Le piante a fusto nullo o molto corto crescono nei prati di montagna aridi e pietrosi e nei pascoli a quote elevate. Sono schiacciate al suolo e le foglie ovali-oblunghe, pennatifide con i lobi variamente incisi e terminati da spine pungentissime, formano una grande rosetta basale fra cui sorge il fusto o, nelle forme acauli, il capolino.
Nelle zone più basse si trova la varietà con fusto più o meno alto.
I fiori sono riuniti nella parte centrale del capolino disposto fra le foglie della rosetta sottilmente sfrangiate o al termine del fusto. Il capolino ha parecchie squame alla sua periferia, le più esterne sono corte e spinescenti, quelle interne sono lunghe, strette e di colore bianco.

I frutti sono degli acheni di forma oblunga ricoperti di piccoli peli lucenti e sono sormontati da un pappo di peli pennati lungo un centimetro.
L'infiorescenza della Carlina ha proprietà igroscopiche e segnala i mutamenti del tempo, infatti, le brattee argentee si aprono con il sole e si incurvano sui fiori quando aumenta l'umidità atmosferica.
La Carlina zolfina è la specie più grande. Le foglie sono più larghe e resistenti. Il grande capolino che all'inizio dell'estate si apre come un disco solare, ha fiori tubulosi gialli circondati da una corona di brattee dorate e lucenti.
La sua immagine appare spesso nelle nature morte del '600.
La Carlina è impiegata soprattutto come diaforetico, cioè per favorire la sudorazione, nei casi di febbre, raffreddore, influenza e come diuretico.
Oltre a queste proprietà, la Carlina ha quelle amaro-toniche, digestive, carminative, utili perciò nei casi di mancanza di appetito e di digestione lenta e difficile.
Nella radice della Carlina che si raccoglie in ottobre-novembre quando la pianta è in riposo, sono state trovate delle sostanze ad azione disinfettante, utili in particolare per combattere i germi patogeni dell'epidermide.
Queste sostanze, però, hanno una scarsa tollerabilità quindi è sconsigliabile utilizzarle. Inoltre l'operazione della raccolta delle radici è eminentemente distruttiva.
E' importante sapere che in molte regioni italiane la Carlina è protetta e che, pertanto, è vietata la raccolta.
Delle Carline sono particolarmente apprezzati i ricettacoli dei bocci fiorali. Privati delle spine e delle numerose brattee che li ricoprono, vengono utilizzati come i carciofi dei quali ricordano in maniera più delicata, ma decisa, il gustoso sapore.
Le Carline sono comunemente conosciute con nomi diversi a seconda delle regioni in cui sono presenti. Liguria : Sciu da guardia - Cardu argentin - Spinuin; Piemonte: Cardon - Articioch d'muntagna - Arasche; Lombardia: Articioch salvadegh - Capù; Veneto: Tiroliro - Spin de pra; Friuli: Jerbe de ploje; Emilia: Bugnanun - Scarzun; Toscana: Carlo pinto - Camaleone - Rosa di terra; Umbria: Attaccabrighe - Carducce - Carduccio; Abruzzo: Carcioffola de montagna; Campania: Rapaguola; Puglia: Cardunceddu; Sicilia: Masticogna - Cacocciola spinusa.


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Notizie dal Municipio



Prende vita una nuova rubrica destinata ad informare sulle nuove iniziative del Comune di Monteleone Telefono Municipio 0743/70421

TELECENTRO: e' stata istituita, grazie al progetto di E-gov cui ha partecipato in Comune, una postazione internet pubblica gratuita e disponibile per tutti. Attualmente e' stata collocata nella sala consiliare i servizi disponibili, fruibili tutti i giorni lavorativi, nei normali orari di ufficio 8,00 - 14,00, sono: Internet, Video-conferenza,Video-Audio Streaming, Net-learning

SPORTELLO COMUNALE DEL LAVORO: Lo sportello comunale del lavoro è attivo il martedì mattina dalle h. 09,00 - 11,00 e mercoledì pomeriggio dalle h. 15,30-17,30.

RACCOLTA RIFIUTI FERROSI: Contattate, durante i normali orari di ufficio, i Vigili Urbani, per poter portare i rifiuti ferrosi (ad esempio: reti dei letti) in un apposito cassone, situato nel parcheggio di Monteleone.

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Giugno 2005: la Pro Ruscio e il Servizio Civile Nazionale


Opportunità di occupazione per due volontari
Il Consiglio Direttivo


L'Associazione Pro Ruscio ha aderito al progetto di Volontariato Civile per l'anno 2005, realizzato dall'Unione Nazionale Pro Loco d'Italia.

Si tratta dei primi passi dell'attuazione del Servizio Civile Nazionale, istituito presso il Ministero degli Interni, Servizio che prendera' il posto del Servizio Militare Obbligatorio, la cosiddetta "leva" che con la fine di questo anno verra' abolita.

Gia' nel corso del 2003 e 2004, l'Unpli aveva aderito al Servizio Civile, con notevole successo.

Le prime esperienze effettuate dalle Pro Loco, che hanno visto, nel corso del 2004, l'assegnazione di 1.304 volontari retribuiti dal Ministero degli Interni, hanno evidenziato che questa attività può rappresentare per i giovani un'occasione preziosa di allargamento di orizzonti, di scoperta di nuove opportunità, di arricchimento culturale, di acquisizione di nuove abilità e soprattutto di crescita sociale.

Nel corso dei prossimi mesi la Pro Ruscio pubblichera' un bando di selezione per la ricerca di 2 volontari con requisiti specifici.
Potranno partecipare alla selezione le cittadine italiane che alla data di scadenza del bando abbiano compiuto il diciottesimo e non superato il ventiseiesimo anno di eta', nonche' i cittadini riformati per inabilita' al servizio militare in sede di visita di leva, e, inoltre, i volontari dovranno essere in possesso di idoneità fisica, e di diploma di Scuola Media Superiore.

La durata del servizio è di dodici mesi, a partire, salvo indicazioni contrarie, dal giugno 2005. Esso si articola su 25 ore settimanali, con flessibilità oraria; sara' retribuito con un trattamento economico che, per l'anno 2004 era fissato in Euro 433,80 mensili al lordo della ritenuta fiscale del 18%

Il progetto si pone l'obiettivo di procedere ad una raccolta organica e sistematica della storia, delle tradizioni, dei costumi, del folklore e della gastronomia di Ruscio e delle aree vicine.
Tale lavoro è finalizzato alla redazione finale di un "vademecum" (carta dei servizi) per il turista in supporto sia cartaceo che multimediale, in lingua italiana ed inglese.
Il progetto è fortemente collegato, dunque, all'attività che la Pro Loco di Ruscio da oltre 25 anni svolge per far conoscere ed apprezzare il peculiare patrimonio culturale, paesistico, folkloristico e gastronomico locale; per perseguire questo ambizioso progetto la Pro Ruscio potra' "assumere" due volontari.

Una risorsa importante per quelle ragazze e ragazzi di Ruscio, che potranno godere di un minimo stipendio, e , soprattutto poter acquisire esperienze sul campo destinate a influire positivamente sull'inserimento occupazionale o comunque ad integrare validamente il curriculum del giovane.

Un ulteriore aspetto di crescita del Volontario, derivante dalla partecipazione al Servizio Civile promosso dalla Pro Ruscio, nasce dal coltivare quella coscienza civica, quel senso di appartenenza ad una comunità più ampia, per una partecipazione sociale attiva, aperta e solidale, che si puo' riassumere nella frase: "fatta l'Italia, bisogna fare gli Italiani!"

Il Consiglio Direttivo crede molto in questo progetto e si augura, una volta pubblicato il Bando di selezione, di ricevere numerose candidature: si tratta di una rara occasione, da non lasciarsi sfuggire!

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Notizie dal Parco


Cari "padrini" e "madrine" degli alberi, siete sicuri che non sia giunto il momento di dare un aiuto ai vostri amici alberi? Bisogna verificare se i legacci che stringono il fusto della pianta affidataci, non stringano troppo la corteccia, o che il vento impetuoso dell'inverno non abbia fatta volare via la targhetta con il nostro nome!

E poi, raccogliamo i sassi che si trovano nel prato e tiriamoli nel fosso, cartacce e lattine, invece, gettiamole nei cestini.

Zappettiamo intorno alle radici, ma non troppo in profondita' per non ferirle, portiamo qualche secchiata d'acqua nelle giornate piu' afose e calde. Solo cosi' potremo preservare il nostro Parco e farlo crescere!! Nel corso della Giornata Ecologica, verranno affisse alcune tabelle che illustrano le specie delle piante esistenti, per conoscere meglio i nostri verdi amici.

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Ruscio in pillole


Sono in corso lavori di restauro alla Chiesa di S. Maria del Piano. Sul prossimo numero, qualche notizia in piu'!

Ulteriori riferimenti: "I restauri di S. Maria del Piano" di F. Peroni in "La Barrozza" Natale 2004 - anno 13 numero 3

GRAZIE
Spesso, da queste nostre pagine, abbiamo dato qualche (amichevole) tiratina d'orecchie ai nostri Amministratori. Oggi, invece, un ringraziamento, anzi, addirittura due!
Grazie per l'acquisto della spazzatrice meccanica, che permette, finalmente di poter godere di un paese pulitissimo. Il Comune ha dato il buon esempio, ora tocca ai cittadini mantenere pulito e decoroso Ruscio.
Grazie per la sistemazione dei giardinetti pubblici e di Piazza dei Sei. Due luoghi particolarmente cari a tutti i Rusciari, pieni di mille ricordi. La Pro Ruscio aveva iniziato con la costruzione della fontanella, in sostituzione di un'altra eliminata, e con due tavoli in legno, il Comune ha provveduto alla sistemazione del prato e dell'acciottolato circostante.

Porte da calcio
Un ringraziamento alla ditta VANNOZZI MOBILI, per il generoso contributo all'acquisto di 2 coppie di porte da calcio.

Grazie di cuore ai Cyberamanuensi:
Federica Reali, Roberto De Bernardini, Andrea Fusco, Olga Mandarino, Carmignani Elisa

Dalla Redazione
Ci scusiamo con i gentili lettori per una grave dimenticanza. I bellissimi disegni riportati in prima pagina del numero dello scorso Natale, come anche di questo numero, sono stati eseguiti dalla pittrice Rita Sale. Cogliamo nuovamente l'occasione per ringraziarLa per la disponibilita' nei riguardi de 'La Barrozza' ed estendiamo l'invito agli artisti, soci e simpatizzanti, di inviarci loro opere da pubblicare, possibilmente schizzi nitidi, in bianco e nero. Grazie!

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La Redazione


Vittorio Ottaviani
Osvaldo Perelli
Renato Peroni
Armando Perilli
PierPaolo Vannozzi
Francesco Peroni
Giuseppe Taliano
Rita Marchetti

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