Zia Nannina
La Barrozza - Pasqua 2020 - anno XXIX n. 1
Scritto da Anna Angelini   

Ti sei addormentata serenamente ed hai portato via con te il ricco bagaglio del tuo vissuto. La tua vita si è svolta in un arco di tempo straordinariamente lungo e ti ha vista testimone di eventi e di fatti che hanno cambiato le sorti del mondo.

 

 

     

Ti definivi tristemente “orfana di guerra”, la Grande Guerra, che ti sottrasse, per sempre, l’amore di quel padre, Marco, che cadde pochi mesi dopo la tua nascita, nel 1917. Ripetevi che la sua presenza ti aveva accompagnata per tutta l’esistenza, attraverso quella corrente di affetti, quella comunione di spiriti che, che mediante la preghiera, tu riuscivi a percepire.

È anche, grazie a te, se il ricordo di Lui, di Nonno, non è finito nell’oblio e permane vivo e presente nella nostra famiglia.

Come tutti i non più giovani, amavi ricordare il tuo lontano passato, gli anni dell’infanzia e della giovinezza.

Sapevi descrivere episodi, persone e sensazioni con dovizia di particolari e ripetevi spesso di quanto tu, la più piccolina di 12, tra fratelli e cugini, fossi stata amata da tutti.

Ti piaceva raccontare di quelle estati meravigliose trascorse a Rescia, dei giochi, dei compagni, delle marachelle e del motivo per cui lo zio Girolamo, che fu per te e per i tuoi fratelli come un padre, ti avesse attribuito un soprannome delicato e dolce “La campanella” perché diceva che, anche quando non ti si vedeva, ti si sentiva.

 

  

  Da sinistra, Elena Buccioli figlia di Nannina, Anna Angelini, Nannina. (Arch. privato Anna Angelini) 

         

Ricordavi con rimpianto quel mondo, distante anni luce da quello contemporaneo che ti giungeva e conoscevi mediante i telegiornali e la TV. 

Ti commuovevi raccontandomi che “Si stava tutti insieme nella grande casa di Roma, in via Volturno, dove ciascuno aveva il proprio compito e dove la convivenza era improntata al reciproco rispetto, alla collaborazione e all’amore”.

Ricordavi, con nostalgia, i luoghi di origine della famiglia, la casa paterna di Rescia, il villino Belli di Ruscio, il borgo di Monteleone… . 

Proprio Rescia, dove ti eri rifugiata lontano da Roma con la famiglia e la tua piccola figlia Elena, nel 1944, ti vide protagonista di un episodio di non comune coraggio.  

Riuscisti, infatti, a salvare dalla fucilazione 5 uomini, tra i quali tuo marito Franco, che alcuni soldati tedeschi in ritirata, ritenevano erroneamente essere dei partigiani. Non ti perdesti d’animo e, mossa dalla disperazione, offristi a quei soldati stanchi, sfiniti ed affamati, l’opportunità di rifocillarsi.

Impiegando gran parte delle scorte dei viveri disponibili, cucinasti per loro un imprevisto pranzo ristoratore che riuscì a placarne la fame e contribuì a rasserenarne gli animi.

I tedeschi, poi, ripartirono risparmiando la vita a quegli uomini fortunati.

 

 

  Da sinistra, Nannina, Anna Angelini, davanti al lavatoio di Rescia (Arch. privato Anna Angelini) 

         

Mi piaceva ascoltarti quando raccontavi del rapporto bello e profondo che avevi avuto con Nonna Maria, la tua mamma, e del legame con i tuoi fratelli.

Una Fede profonda e mai bigotta, il sentimento importante dell’amicizia, la laboriosità, l’altruismo, l’attenzione per l’altro, hanno caratterizzato il tuo cammino. 

 

Da sinistra, Simone Angelini, Nannina, Emilia Angelini in Peroni, Orlando Angelini (Arch. privato Anna Angelini)

 

Il profondo amore e l’encomiabile dedizione di Elena, di suo marito Giancarlo, dei tuoi nipoti Marco e Claudia, la tenerezza dei bisnipoti Giammarco ed Aurora, come pure l’affetto di tutti noi, ti hanno accompagnata e confortata fino alla fine.

Sei stata, per me, uno scrigno prezioso di memorie e di ricordi, attraverso i quali ti ho immaginata una bambina vivace ed intelligente, prima, una fanciulla bella e risoluta, poi, ed una donna tenace e forte come io ti ho conosciuta ed amata.

Tua nipote Anna 

 
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