IL CIPPO DI CONFINE 499
Scritto da proruscio   
mercoledì 19 settembre 2018

DATI TECNICI _____________________________________________________________________

Soggetto: Colonna di confine n. 499.
Epoca: 1847.
Autore: maestranze “napoletane”.
Materiale: pietra calcarea locale di origine sedimentaria.
Misure: altezza totale cm 200; altezza dal livello del suolo cm 151; diametro del fusto della colonna cm 49; base quadrata di cm 54 x 54 (lati) x cm 49 (altezza); la distanza fra il collarino e i lati della base è di cm 1,5.
Peso: Kg 880.
Iscrizioni: sulle due facce della colonna, in corrispondenza dei rispettivi Regni di appartenenza, sono scolpiti gli emblemi di Stato: Giglio e numero proprio consequenziale del fusto per il Regno delle Due Sicilie; Triregno con chiavi decussate e anno di erezione dell’elemento per lo Stato Pontificio. È interessante notare che tutte le effigi e iscrizioni, a esclusione della numerazione, sono state deliberatamente cancellate per “Damnatio Memoriae”, secondo una prassi consolidata anche da altri cippi, che abbiamo avuto modo vi visionare personalmente nelle ville contermini dell’agro di Leonessa. Le cifre sono alte cm 9; il giglio e l’altro emblema sono alti cm 16.
Collocazione: il termine, posto a Ovest di Colle Montano, in località “il Limitone”, sul confine meridionale fra Monteleone di Cascia – Stato Pontificio (oggi Monteleone di Spoleto, PG, Umbria) e Leonessa – Regno delle Due Sicilie (oggi Leonessa, RI, Lazio), in un angolo di 90° formato dall’intersezione di un piccolo rivo iemale che si immette nel fosso maggiore (Vorga), è stato rinvenuto scalzato e spostato di alcune decine di metri a Sud - Sud Ovest dal sito originario, abbandonato a terra in una ristretta fascia umida-boschiva fra il torrente e il terreno seminativo, a pochi metri dal confine regionale con il Lazio.
È ora collocato sul lato Nord del giardino comunale che circonda la caserma dell’Arma dei Carabinieri (già Corpo Forestale dello Stato) in Ruscio, frazione di Monteleone di Spoleto (PG).
Documentazione: Il manufatto lapideo è parte di un consistente gruppo di 686 termini posti nel biennio 1846-1847 lungo tutta la fascia di confine fra lo Stato Pontificio e il Regno delle Due Sicilie, con partenza della numerazione progressiva dal Tirreno all’Adriatico. La numerazione effettiva va dal numero 1 al numero 649, poiché alcuni termini riportano la medesima cifra seguita da una lettera alfabetica distintiva.
Furono posti dopo un trattato firmato fra le parti a Roma il 26 settembre 1840, che poneva fine alle lunghe contese con una nuova ed esatta confinazione. L’esistenza dell’esemplare 499 era noto solo dalla cartografia storica e dall’attinente documentazione archivistica. Per queste colonne di confine esiste un’ampia e ricca trattazione in continuo aggiornamento, alla quale rimando per maggiori delucidazioni.
Scoperta: la colonna è stata rinvenuta dal Sig. Marco Perelli  di Roma il  13 ottobre 2014  dopo una fase preliminare di indagine sul territorio coaudivata con il Sig. Massimo Giovannetti di Villa Ciavatta. Lo scopritore ne ha dato successiva segnalazione all’associazione Pro Ruscio che ha tempestiva informato le competenti autorità. Tutte le operazioni di sopralluogo e il delicato trasporto del reperto sono state possibili grazie all’apporto tecnico-professionale offerto in modo del tutto gratuito dai fratelli Fabio ed Enzo Agabiti.


TIPOLOGIA DI INTERVENTO _________________________________________________________

Principale scopo, dal punto di vista della conservazione, è stata la pulitura e il consolidamento del manufatto attraverso la rimozione di quanto risultava dannoso per il materiale lapideo: presenze di sali solubili e insolubili, stratificazioni di materiali vari, vegetazione infestante, deiezioni animali. Tutte le operazioni sono state eseguite rispettando non solo le patine naturali, ma anche lo strato più superficiale del materiale lapideo, astenendosi da interventi di pulitura con strumenti di microabrasione di precisione quali, ad esempio, le micro sabbiatrici, che avrebbero inevitabilmente sbiancato in eccesso la pellicola superficiale. Ci si è quindi limitati a una semplice pulitura, coesione delle parti distaccate, e chiusura degli alveoli maggiori, onde evitare, per quanto possibile, il persistere di cavità e luoghi d’accumulo di terriccio o di acque meteoriche, migliorando al contempo la leggibilità estetica dell’elemento.

DESCRIZIONE DELLO STATO DI FATTO _________________________________________________

Il manufatto, era posto in giacitura secondaria, capovolto a terra in un soffice e fine terriccio misto a humus, prospiciente un rivo disseccato nella stagione estiva. Al momento della ricognizione presentava sulla superficie superiore esposta agli agenti atmosferici un’ampia e diffusa colonia di muschi e altri organismi biodeteriogeni, accumulatisi specie in corrispondenza di cavità e fenditure disposte lungo il fusto della colonna. L’ambiente umido ha favorito il proliferare delle piante radicali, che hanno sollecitato micro danni meccanici, fessurazioni e parziali decoesioni della superficie lapidea. Ottimo era lo stato di conservazione della parte adagiata e posta a diretto contatto con il suolo.
La presenza di microtraumi superficiali, piccole lesioni e altri indizi lasciano ipotizzare un possibile e ripetuto spostamento della colonna ancora nell’arco dell’ultimo trentennio. Se in altri casi questi cippi sono diventati, nonostante la difficoltà di recupero, oggetti di arredo privato, nel nostro caso la colonna è stata scalzata in tempi remoti da ignoti, al probabile scopo di recuperare la sottostante medaglia in ghisa (testimone), ivi apposta nell’atto di elevazione (1847); successivamente, in tempi più recenti, è stata trascinata nella boscaglia al limite del terreno coltivato, operazione avvenuta, data la mole, certamente con un mezzo meccanico.

ALLOGGIO TEMPORANEO E SEDE ODIERNA ____________________________________________

La colonna confinaria è stata, con tutte le cautele, imbragata con corde di sicurezza, sollevata e lentamente collocata, con tutte le accortezze del caso, su un pianale in legno, ammortizzato da una fascia morbida di piombo e trasportata in locale privato protetto e coperto. Successivamente è stata spostata con il medesimo pancale e posta nella sede definitiva entro un incasso di cemento colmato a sabbia fino a permettere il raggiungimento della medesima quota che il manufatto aveva nel suo luogo originario. Ciò è stato possibile grazie alla presenza di inequivocabili segni del livello di interro nella parte superiore del blocco basamentale.
 
OPERAZIONI DI RESTAURO _________________________________________________________

L’intervento è stato eseguito nell’agosto 2017, con Autorizzazione MiBACT-SABAP-UMB prot. 0011532 del 01/06/2017.

Bibliografia specifica:
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FARINELLI A., D’ARPINO A.T., Testimoni di Pietra. Storia del confine tra il Regno delle Due Sicilie e Stato Pontificio, Aleph Edizioni, Luco dei Marsi (AQ), 2000.
CORONA A., Monteleone di Spoleto visto da vicino, Diemme, Bastia Umbra, luglio 2001.
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