Le piante in Valnerina: il ginepro una soluzione a tanti mali
La Barrozza - Primavera 2018 - anno XXVII n.1
Scritto da Moreno Rosati   

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Quello della Valnerina è un territorio legato a origini antichissime, che affondano le radici nella storia dei tempi. Oggi possiamo affermare con certezza, che le origini dei diversi insediamenti umani presenti nell'area condividono un’origine comune, la quale fa capo al primo popolo che s'insediò in quest'area geografica: quello di origini celtiche  Umbro-Naharko.
Territorio costellato da innumerevoli e incantevoli paesaggi, la Valnerina conserva ancora oggi delle tradizioni antichissime legate alle usanze che un tempo si tramandavano di generazione in generazione nei nuclei famigliari, e che sono rimaste pressoché inalterate o hanno subito una piccola personalizzazione distintiva da paese a paese. Essendo un territorio perlopiù montuoso, dove irte colline lasciano spesso spazio a grandi valli fluviali, come quella del Corno, la maggior parte degli abitanti che hanno vissuto e continuano a vivere in queste aree,spendono risorse ed energie nel settore primario, per ricavare un'economia di tipo rurale basata sull'agricoltura e l'allevamento,senza tuttavia dimenticare di promuovere il favoloso territorio, le sue tradizioni e i folclori, per creare una proposta turistica apprezzabile.

Ma focalizzando l' attenzione sulle piante, che contribuiscono ad arricchire il patrimonio culturale della zona, ci si accorge che esse rappresentano una grande fetta della “torta delle Tradizioni”: esse non sono solamente  delle essenze vegetali, ma simboli dotati di specifico significato.  A partire dal mondo greco-romano la natura è stata soggetta a un processo di sacralizzazione che è venuta a costituire un bagaglio di significati ricco e articolato, che attinge anche ai valori della tradizione cristiana. Moltissimi sono gli usi “apotropaici” di amuleti, oggetti, colori come il rosso, minerali e piante; il termine apotropaico infatti deriverebbe dal greco apotrépō, ”distolgo” ,“allontano” e l’uso di alcune piante si credeva potesse tenere lontano o addirittura scacciare gli spiriti malvagi.

Il ginepro: una delle soluzioni contro i mali

In Valnerina, specialmente nelle zone montuose, le bacche di ginepro (“li cicitti”) venivano raccolte da anziani, giovani e donne, per poi essere venduti ai  fornitori di industrie farmaceutiche, liquorifici o erboristerie. Il legno di ginepro inoltre veniva utilizzato per accendere le torce natalizie, o i fuochi comunitari in vari periodi dell’anno.

 

 

Pianta e bacche di ginepro 

  

Il legno di ginepro era di frequente utilizzo a scopo apotropaico soprattutto a Castelluccio di Norcia, paese in cui le streghe erano di casa: si usava infatti appendere un ramoscello di questa pianta proprio sopra l’entrata delle stalle per allontanare queste entità maligne che la notte si divertivano a intrecciare le criniere ai cavalli. Nei dintorni dell’agro di Norcia si credeva infatti che le streghe, per poter entrare all’interno delle stalle fossero costrette a contare tutti gli aghi del ramo di ginepro appeso sopra l’ingresso.

Inoltre questa pianta,per la colorazione bianca che assume durante la combustione, veniva utilizzata come materiale per l’accensione dei cosiddetti “Faòni” della Venuta. Per la traslazione a Loreto della Santa Casa di Nazareth in tutta la Valnerina si usava accendere i falò, composti da dei pali centrali attorno ai quali venivano messe legna di diverso genere, tra cui anche fasci di ginepro.

Nei dintorni di Norcia si usava accendere queste grandi pire notturne sopra a una collina, in modo che la fiamma sprigionata fosse stata visibile anche da diversi chilometri di distanza. Simili tradizioni vengono rintracciate anche nel nord Italia, sulle Alpi, dove si usava accendere questi falò per tenere lontani streghe e folletti.