Il paesaggio storico rurale - Una opportunita’ per il nostro territorio
La Barrozza - Natale 2016 - anno XXV n. 2
Scritto da Stefano Peroni   

Questi giorni terribili scossi dai continui terremoti ci impongono più che mai profonde riflessioni sul territorio e in particolar modo sulla relazione territorio-uomo.
L’Italia offre un patrimonio incomparabile di paesaggi forgiati dall’uomo nel corso dei secoli, rappresentativi delle tante civiltà che hanno lasciato impronte sui nostri territori. Essi costituiscono un’eccezionale ricchezza, sono espressione dell’identità culturale e dell’immagine del nostro paese nel mondo.
Tale patrimonio è sottoposto a notevoli minacce: dai fenomeni di abbandono, a quelli della industrializzazione, ed urbanizzazione che ne compromettono l’integrità e le possibilità di sviluppo.

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Il territorio è sempre più dunque il risultato di una fragile equazione che lega l’uomo con l’ambiente. La variabile principale è proprio l’uomo: valore aggiunto o “sfruttatore” se non utente passivo e disinteressato.
Riflettendo sulle cronache di questi giorni, troppo tardi ci accorgiamo che i danni, se non addirittura le vittime in alcuni casi, del terremoto sono il risultato dell’abbandono e della scarsa lungimiranza se non addirittura del disinteresse verso un patrimonio immobiliare e artistico che non ha pari al mondo. Sono proprio il risultato di quella equazione dove la variabile uomo ha assunto troppo spesso purtroppo un valore “negativo”.

Tornando al tema dei paesaggi storico-rurali, con il Decreto n. 17070/2012, il Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ha istituito l’Osservatorio Nazionale del Paesaggio rurale, delle pratiche agricole e conoscenze tradizionali. Un importantissimo passo per il censimento dei paesaggi italiani, delle pratiche agricole e delle conoscenze tradizionali ritenute di particolare valore, nonché per la promozione di attività di ricerca che approfondiscano i valori connessi al paesaggio rurale, alla sua salvaguardia, alla sua gestione e pianificazione, anche al fine di preservare la diversità bio-culturale.
Lo stesso Decreto istituisce il "Registro nazionale dei paesaggi rurali di interesse storico, delle pratiche agricole e delle conoscenze tradizionali”.

 

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Campi il localita' "La miniera" a maggese (foto Laura Perelli, 2016)

Il consigliere regionale Claudio Ricci ha recentemente presentato (febbraio 2016) una mozione con cui propone di valorizzare i sette paesaggi rurali storici dell'Umbria individuati nel registro nazionale promosso dal mistero dell'Agricoltura, tra i quali i Campi a Farro di Monteleone di Spoleto. L’obiettivo è quello di definire un piano di tutela e valorizzazione dotandolo di adeguate risorse anche per sostenere ipotesi di candidatura, dei territori indicati, in reti ambientali, culturali e turistiche (nazionali e internazionali) di qualità.
Ecco la strada giusta, dove l’uomo può assumere nella famosa equazione il suo più autentico ruolo, quello di valore aggiunto, di valorizzatore, di prudente custode.

Non solo: «Il paesaggio agrario», spiega Agnoletti, professore di agraria a Firenze e ora membro del comitato scientifico dell'Osservatorio «non è paragonabile a un monumento per il quale discutere se sia lecito darlo in uso a un privato per farci degli eventi. È una parte di territorio che può mantenere il suo valore se è in grado di produrre cibo o anche di fare turismo mantenendo i caratteri storici, estetici ed ambientali».

Ma in gioco c’è ancora di più: vi riporto le parole scritte qualche anno fa dal Presidente Emerito della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano nella prefazione del progetto di ricerca per la creazione del Catalogo Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici in cui mi imbatto nella mia breve ricerca : “Una riflessione sul ruolo del paesaggio rurale come componente essenziale dell’identità culturale del nostro paese appare particolarmente opportuna in occasione delle celebrazioni dei centocinquanta anni dell’Unità d’Italia.”
Eccolo il nostro patrimonio: ambiente come cultura, come fattore di identità nazionale, addirittura elemento fondante dell’Unità d’Italia.
E questo patrimonio ci richiama più che mai alle nostre responsabilità.

 

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 Campi della Piana di Ruscio  coltivati a farro (foto Laura Perelli, 2016)

Scrive il Santo Padre nella bellissima lettera enciclica “Laudato Sì” (che invito tutti a leggere), “…Se noi ci accostiamo alla natura e all’ambiente senza apertura allo stupore e alla meraviglia, se non parliamo più il linguaggio della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con il mondo, i nostri atteggiamenti saranno quelli del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore delle risorse naturali, incapace di porre un limite ai suoi interessi immediati. Viceversa, se noi ci sentiamo intimamente uniti a tutto ciò che esiste, la sobrietà e la cura scaturiranno in maniera spontanea…”L’auspicio allora è che la politica italiana possa proseguire su questo solco dove noi, tutti noi, siamo chiamati a seminare appunto stupore, meraviglia fraternità, bellezza, sobrietà e cura, a partire dalla nostra piccola comunità dove tante volte abbiamo sperimentato la bontà di questi raccolti.

In fondo, nulla di nuovo. Non si parlava di paesaggio e ambiente in questi termini già nel Medio Evo? «Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba…».
Ma cosa vuol dire in concreto? Vuol dire tenere in ordine il proprio giardino, evitare accumuli di calcinacci e materiali vari, evitare che un punto di raccolta dell’immondizia diventi una mini discarica a cielo aperto.

Vuol dire chinarsi a raccogliere il pacchetto di sigarette gettato dal finestrino o peggio l’ennesimo sacchetto di immondizia gettato nel fosso di Santa Maria o nel bosco. Vuol dire evitare che lo sguardo sui campi di farro di Monteleone sia catturato da brutture o disordine.
Sembrano piccoli gesti ma possono avere impatti notevolmente amplificati: un singolo gesto di incuria, anche quello che sembra insignificante, può vanificare e rovinare il lavoro di una comunità che invece lavora con ogni sforzo per la valorizzazione del territorio.

La responsabilità del singolo credo sia allora evidente.

La Pro Ruscio, come sempre, affiancherà e sosterrà tutte quelle iniziative sia individuali che di aziende o delle istituzioni volte alla promozione del territorio per lo sviluppo ambientale, culturale e turistico.