Ruscio e il terremoto
La Barrozza - Natale 2016 - anno XXV n. 2
Scritto da Piero Meloni   


In questi lunghi mesi Ruscio ha cercato di accogliere nel modo migliore i tanti Volontari che si sono prodigati nelle piu’ varie attivita’. Dal montaggio delle tende e delle strutture di primo intervento alla gestione delle verifiche dell’agibilita’ delle abitazioni, al supporto amministrativo del Comune.
Il nostro Asilo e’ stato utilizzato dai vari gruppi che si sono succeduti nei vari servizi. Le seguenti pagine le dedichiamo al terremoto: alle riflessioni (in prosa e rima) di Piero, capo delegazione di un Gruppo di Volontari, di Gianfranco e della cara Federica, che ci offre una lettura psicologica del “passaggio” del terremoto.


 

Accolgo con vivo piacere l’invito del Presidente della Pro Ruscio di scrivere per La Barrozza, che, per quanto ho potuto apprezzare, leggendo vecchi numeri, è un utile strumento per mantenere vivo il ricordo di eventi e vita vissuta dalla Comunità di Ruscio e più in generale del territorio che la circonda. Personalmente ritengo che uno strumento come La Barrozza dovrebbe essere quasi “obbligatorio” in ogni piccola comunità, proprio per lasciare alle persone, che come noi in questo caso, entrano in contatto, per i più disparati motivi, con la comunità stessa.

Certo avremmo voluto che questo contatto, fosse avvenuto per motivi diversi, da quelli legati agli eventi sismici del 24 agosto, che hanno devastato porzioni di territori di tre Regioni che in passato hanno subito una sorta di devastazione socio-economica e politico-culturale, che ha portato allo spopolamento dei territori per inseguire il sogno di una vita migliore.
Sogno italiano che, realizzato e culminato nel boom economico degli anni ‘60 del novecento ha avuto vita breve, tanto che, dopo appena una quindicina di anni, qualcuno già lanciava il grido di allarme per aver distrutto quel tessuto di piccole comunità che caratterizzano L’Italia e fanno sì che nel mondo si afferma per una serie di eccellenze, in molti campi, a cominciare dall’agroalimentare.

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Chiesa di Santa Lucia (foto Arch. Pro Ruscio, 2016)

Lo spopolamento e l’abbandono, di questi territori, ha determinato, anche e soprattutto una serie di problemi legati alla difesa del suolo sotto il profilo idrogeologico, e nessuno deve meravigliarsi oggi, se le zone di pianura sistematicamente si allagano, con danni alle infrastrutture e conseguenti costi per la collettività.


Da un po’ di tempo mi chiedo, quando ci sarà una vera inversione di tendenza? Quando prenderemo coscienza che non tutti possiamo vivere in città? E ancora ,cosa possiamo fare, nel nostro piccolo, per aiutare chi vive ancora in piccole comunità come quella di Ruscio o degli altri mille piccoli comuni italiani? E infine, quanto tempo abbiamo prima che vada disperso il patrimonio di conoscenze che appartiene ai nostri anziani.
Non so, quanti dei miei colleghi, che hanno prestato servizio volontariamente nelle attività post-sisma nei Comuni dell’Umbria, hanno posto, alla base della loro scelta di partire, una o più riflessioni che ho fatto pocanzi, sono sicuro però, dell’entusiasmo che tutti hanno messo nel lavoro quotidiano, anche se non era una assistenza diretta a contatto con la popolazione. Contatto, vicinanza e riconoscenza che la popolazione ci ha dimostrato incontrandoci per strada o al bar o mentre facevamo una semplice passeggiata per le strade.

Durante la permanenza presso Ruscio ho curato ,in particolare, la logistica del gruppo di colleghi di Roma Capitale che ha svolto il lavoro presso il Comune di Monteleone di Spoleto e Cascia e nei momenti liberi ha scritto una specie di “ sonetto “ in una lingua  che racchiude un po’ la mia anima: sono nato  in un piccolo paese montano, a confine con Lazio e Abruzzo posto sulla famosa linea di confine dell’ ex Stato Pontificio, emigrato poi a Roma , città che inevitabilmente inquina la cultura di ognuno di noi, spero però che possano, i lettori, cogliere le sfumature che in queste poche rime descrivo.

Con l’augurio che tutti coloro che hanno subito il sima, ora non debbano subire il dopo-sisma, perché mentre il primo, è un evento naturale e come tale dobbiamo accettarlo, il dopo-sisma è solo frutto delle capacità e delle scelte degli uomini. Un saluto a tutti i lettori e permettetemi di ringraziare, da queste pagine, la Signora Benedetta che non ci ha fatto mai sentire forestieri a Ruscio 

Piero Meloni