Settanta anni fa, proclamata la Zona Libera di Norcia e Cascia
Novita' da Ruscio - News
domenica 16 marzo 2014
16 marzo 1944: anche Monteleone e Ruscio all’interno del primo Territorio Libero d’Italia

«Con la liberazione di Norcia, Leonessa, Poggiobustone, Albaneto, e rispettive frazioni dell’Alta Val Nerina, la Brigata garibaldina A. Gramsci ha liberato circa 1000 Kmq. di territorio, migliaia e migliaia di lavoratori sono stati liberati dalla schiavitù nazifascista. Questo Comando, mentre invita tutti i cittadini a collaborare con i Partigiani per le necessità delle popolazioni locali, rende noto che da oggi, 16 marzo 1944, il territorio di Leonessa e San Pancrazio, in zona di Narni, con i limiti Rivodutri, Poggiobustone, Albaneto, Castiglioni di Arrone è considerato staccato da Rieti, Terni e Perugia, città ancora dominate dai nazifascisti ed è unito al territorio di Cascia, Norcia, Monteleone dell’Alta Val Nerina; per conseguenza la Brigata garibaldina A. Gramsci, unica autorità esistente in detto territorio che degnamente rappresenta la nuova Italia democratica, assume la responsabilità di fronte ai cittadini militarmente, politicamente e amministrativamente. I cittadini, per le loro necessità, sono invitati a rivolgersi ai rispettivi Comuni e al Comando della Brigata sito all’Albergo Italia di Cascia.»

Questo e’ il Proclama del Comando della Brigata "Gramsci", che, affisso esattamente 70 anni fa in 200 copie nelle diverse località umbre e laziali liberate, sanciva la nascita della prima Zona Libera d’Italia .

Per celebrare questo  anniversario, cosi’ importante per la storia del nostro territorio, la Associazione Pro Ruscio ha fornito una piccola collaborazione operativa alla realizzazione del libro:

Il Territorio Libero di Norcia e Cascia
a 70 anni dalla proclamazione 1944-2014

a cura di Andrea Martocchia
prefazione di Francesco Innamorati
introduzione di Costantino Di Sante

edizioni Odradek


Nel 1975, nell'ambito delle celebrazioni per il Trentennale della Liberazione in Umbria, si tenne a Norcia una Tavola Rotonda su quei fatti. Ne è rimasto solo un dattiloscritto, che oggi viene, dettagliatamente commentato, riproposto quale stimolo all’approfondimento di questo importante tema.

Riportiamo le parole dell’allora Parroco di Monteleone Don Enrico Ricci, pronunciate nel corso della Tavola Rotonda, che terminano con un interrogativo che, dopo altri quaranta anni ancora, attende una risposta:

"Nessuno di noi che, dopo oltre trenta anni, possiamo ancora rincontrarci e raccontare queste dolorose esperienze, rimpiangerebbe le sofferenze, i dolori e le privazioni di quegli anni, che così profondamente lancinarono e incisero la nostra gioventù, se fosse rimasta la concorde volontà di tutti a operare ancora con sincerità di intenti, nell’aiuto scambievole, senza odiose divisioni. Purtroppo, passato l’immediato pericolo, anche su spinta di qualche gruppetto che si era limitato a guardare dalle finestre, sono riaffiorati steccati e barriere, e perciò incomprensioni.
È caduto così obliterato il canto fremente di giustizia e libertà: la giustizia non può diventare favoreggiatrice di gruppi particolari, e la libertà non può vestirsi di colori: non è certamente nera; ma non è rossa, amici comunisti; badate che non è nemmeno bianca; essa ha la trasparenza del cielo, la limpidezza dell’acqua che sgorga dalle sorgenti montane, la purezza dell’aria che nel vento travalica i monti.
Arriveranno gli uomini a costruire questa vera libertà nella giustizia e nella lealtà?"

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