Una finestra sulla Valnerina: L'Abbazia di San Pietro in Valle |
La Barrozza - Estate 1999 - Anno VIII n. 2 | |
Scritto da Pier Paolo Vannozzi | |
Una finestra sulla Valnerina L'ABBAZIA DI SAN PIETRO IN VALLE Durante una battuta di caccia in Valnerina il duca Faraoldo si imbatté nel santo eremita Lazzaro e fu così che sul luogo dell'incontro cominciò a sorgere la chiesa ed il monastero che adottò la regola benedettina. Dopo essere stata saccheggiata dai saraceni che nell'881 si spinsero in tuta la Sabina nel 996 il complesso fu restaurato dall'Imperatore Ottone III. Successivamente quando nel 1230 tutto il ducato di Spoleto passò sotto il dominio dello Stato della Chiesa l'Abbazia viene assegnata ai Cistercensi ma nel 1300 a causa del "viver licenzioso e disordinato dei frati che abusavano della loro ricchezza e potere", il papa Bonifacio VIII intervenne d'autorità e assegnò l'Abbazia al Capitolo Lateranense. Nel 1484 Innocenzo VII dei conti Cybo concede il feudo abbaziale a Franceschetto Cybo ed ai suoi discendenti che acquisiscono il titolo di Conti di Ferentillo. Costoro mantengono la contea fino al 1730 quando l'ultimo erede Cybo, Alderano Malaspina, la vendette al duce Nico Benedetti: da questi passò ai conti Montevecchio-Benedetti di Fano. Solo nel 1860 i possedimenti dell'Abbazia vengono venduti al Comune di Ferentillo mentre quelli dell'Abbazia vengono acquistati dalla famiglia Costanzi che ne è l'attuale proprietaria. Quando si arriva all'Abbazia un arco permette di entrare nell'ampia corte erbosa dalla quale è possibile scorgere il retro delle tre absidi della chiesa e la maestosa torre campanaria del XII sec.: da qui si accede al primo chiostro del XV secolo e poi al chiostro vero e proprio del monastero del XII secolo, un grazioso quadriportico a due ordini sorretto da 16 e 11 colonne con al centro un'ara pagana risalente al I sec. a.c.. Dal chiostro si accede lateralmente alla chiesa ad unica navata. L'altare maggiore è costituito da frammenti marmorei scolpiti nel VII secolo. Nella parte anteriore è possibile scorgere, ingenuamente scolpite, due figure umane: a sinistra URSUS, lo scultore che ha eseguito e firmato l'opera, a destra, in atteggiamento orante, il duca di Spoleto Ulderico (739 - 742) che l'aveva commissionata. Nonostante la sua semplicità questo manufatto è un raro esempio di arte scultorea longobarda in Italia e ci permette di avere un'idea di quali fossero le capacità espressive in quel periodo di reale oscurantismo. Meritano anche una visita gli altri ambienti del convento, la farmacia e le celle dei monaci che oggi, dopo anni di attenti restauri, sono divenuti ambienti di un confortevole albergo immerso nell'arte e nella natura della Valnerina. |