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Viette a pija' lu caffe' |
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La Barrozza - Pasqua 1999 - anno VIII n.1 | |
Scritto da Anna Dolci | |
PERSONAGGI E TRADIZIONI DI RUSCIO VIETTE A PIJA LU CAFFE' La socievolezza del popolo umbro è risaputa: socievolezza proporzionata certo, al proprio carattere, ma comunque al piacere nel trovarsi insieme. Sarà forse perché discendiamo dagli Etruschi, popolo pacifico e non aggressivo. "Ce facimo lu guccettu?", è la frase che ricorreva spesso quando gli uomini si incontrano magari alla fine di una giornata di lavoro. Invece quando ci si incontrava tra donne, specialmente dopo un periodo di tempo, era immediato sentir risuonare l'affettuoso invito, "viette a pija lu caffè", e in questo invito c'era tutto. Non è solo il caffè, è tutto il cerimoniale relativo. Con l'occasione si prendono le tazzine del servizio "bonu' e allora; "quissu è lu servizio de quannu me sposai"... Insieme al caffè ci sono i pasticcini, generalmente “na fettina de' ciammellone” fatto magari, con una ricetta avuta recentemente. E allora giù a parlare di ricette, chi ci mette il burro, chi l'olio, chi il latte e chi lo yogurt, chi è a dieta e chi no. Gustando caffè e ciambellone, una volta creata l'atmosfera di cordialità si entra, a quel punto, allegramente nell'emittente di ..... "radio Ruscio" con tutte le notizie del "fratello, del cognato di mia nuora".... E allora via, una simpatica panoramica sul censimento del paese: nascite, fidanzamenti, matrimoni, compresi i commenti... del caso. Certo sono cose simili al resto del mondo, ma fatte a Ruscio sono corredate dai legami di appartenenza delle comuni radici, dall'armonia del dialetto. E allora pijamoce lu caffè, grazie. |
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