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A Zia Filomena |
La Barrozza - Estate 2008 - anno XVII n. 2 | |
Scritto da Pierpaolo Vannozzi | |
Anche zia Filomena non c’è più: un’altra persona cara ci ha lasciato e anche questa estate la comunità di Ruscio deve fare i conti con il tempo che passa e che inevitabilmente si porta via le persone care. Questa purtroppo è la vita nel suo lento ed inarrestabile divenire: un divenire al quale non riusciamo ad abituarci anche quando il lutto colpisce una persona anziana e malata. Parole che hanno evidenziato la generosità con la quale zia Filomena ha affrontato la vita, l’operosità con la quale ha portato avanti l’attività nel negozio di Via Gaeta, il negozio di carbone della famiglia Angelici nella quale entrò tanti anni fa giovanissima sposa di Simone e la devozione e la fede che non le è mai mancata e che le ha permesso di superare i tanti momenti difficili che hanno toccato le persone care, i suoi genitori, i suoi fratelli. Una generosità che anche la comunità di Ruscio ha potuto raccogliere. Non possiamo dimenticare quante volte quel prato al centro del nostro paese è stato teatro di manifestazioni che hanno interessato i rusciari in generale e la Pro loro in particolare. Quel prato ha fatto da sfondo alle nostre cocomerate, ai balletti dei ragazzi all’ordinazione sacerdotale di Don Gino Reali, il campo giochi di noi allora bambini. Tutto accadeva quando il Campetto non c’era, quando altri luoghi di aggregazione mancavano ed allora le nostre giornate erano vissute all’ombra del gigantesco pioppo del prato di Fabrizio. Ora zia Filomena non è più tra noi. In questi ultimi anni l’abbiamo vista, salutata, abbiamo dimostrato il nostro affetto. Altro non potevamo fare così come nulla si può fare quando ci troviamo di fronte a coloro che vivono queste lunghe malattie. Ed il mio pensiero allora va a tutti quelli che le sono stati vicini senza mai abbandonarla. Da tempo si dibatte sul significato della morte, della vita, sull’eutanasia, sulla speranza ed i drammi umani che queste scelte possono comportare. Eppure nella piccola comunità di Ruscio di queste lunghe sofferenze ne abbiamo viste tante e sempre abbiamo notato l’abnegazione, l’accettazione totale ma serena di ciò che la vita ed il destino ha avuto in serbo per noi. Non sappiamo se ciò è dovuto ai nostri retaggi culturali, religiosi o sociali: forse non siamo più contadini o montanari ma manteniamo vivi nel nostro DNA sentimenti di vita!! Ed alla fine ci si rassegna …. forse, ma di certo alla fine ti manca!! Pier Paolo |
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