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Il viaggio di Garibaldi nel gennaio 1849 |
La Barrozza - Pasqua 2008 - anno XVII n.1 | |
Scritto da Franco Lagana' | |
Erano da poco stati apposti i cippi di terminazione del confine tra Stato Pontificio e Regno delle Due Sicilie che scoppiò il…48! L’epilogo avvenne alla fine dell’anno quando il papa fuggi a Gaeta sotto la protezione di re Ferdinando II ed a Roma venne proclamata la Repubblica Romana. In quel frangente tumultuoso fece la comparsa Giuseppe Garibaldi, rientrato in Italia da Montevideo con già addosso l’aureola di eroe. Il Generale stazionò a Macerata dove aveva raccolto un piccolo ma agguerrito esercito e dove venne eletto deputato per l’Assemblea Costituente della Repubblica Romana. Decise quindi di trasferire le sue truppe a Rieti attraverso il passo di Colfiorito, per intervenire rapidamente a Roma, ma nel comtempo volle raggiungerle passando per Ascoli in modo da perlustrare il confine tra i due stati. Tutte le notizie relative al suo passaggio nel territorio piceno sono state raccolte da Serafino Castelli nel volumetto “Garibaldi in Ascoli (25-26 gennaio 1849)” edito per le celebrazioni per il bicentenario della nascita del Generale. In sintesi, le notizie sul viaggio sono le seguenti. Garibaldi era accompagnato da un piccolo drappello di fidati tra i quali Nino Bixio, il moro Andrea Aguyar e Guerrillo, un piccolo cane zoppo che aveva riportato dal Sud America. Da Macerata il gruppo passò per Grottammare giungendo a S. Bendetto dove pernottò la sera del 24 gennaio per poi trasferirsi il mattino successivo ad Ascoli, accolto dalla popolazione festante. Lasciata Arquata sabato 27 gennaio, per evitare il confine il gruppo salì a Pretare e, attraverso Forca di Presta e la piana di Castelluccio, scese a San Pellegrino di Norcia dove pernottò. Il viaggio, fin qui descritto da Castelli, proseguì il giorno dopo per Cascia, dove Garibaldi ed i suoi alloggiarono la sera del 28 gennaio, poi per Ruscio, sede di dogana posta sotto Monteleone di Spoleto, dove sostarono qualche ora; per evitare di nuovo il confine – si sarebbero subito imbattuti in Leonessa – salirono al Salto del Cieco, altro punto di dogana, dove pernottarono. Il giorno successivo, 30 gennaio, venne raggiunta Morro, con sosta di qualche ora nella casa del patriota Bernardino Blasi, quindi Piediluco ed infine, Rieti. La prima si trova a Grottammare, ricoverata ora nel deposito comunale perché la casa dove sostò il Generale fu abbattuta per sistemare l’attuale piazza Garibaldi che accoglie ancora il suo busto in bronzo. A San Benedetto si trovano due lapidi, la prima murata sulla facciata di casa Neroni dove pernottò, sita al Paese Alto in via Rossini, la seconda sul prospetto del Municipio vecchio, apposta nel 1907 in occasione del primo centenario della sua nascita. Le due lapidi ascolane, inaugurate il 1° maggio 1887, si trovano sul Palazzo dei Capitani di Piazza del Popolo, con iscrizione dettata da Giosuè Carducci, e sul palazzo Tranquilli in corso Mazzini. Ad Arquata la lapide fu apposta nel 1882, anno della sua morte, sul palazzo Ambrosi che l’accolse. Le due lapidi di Cascia si trovano sulla stessa facciata, la prima apposta nel 1886 e la seconda nel 1907. La lapide di Ruscio è murata sulla casa annessa alla chiesa della Madonna Addolorata, quella di Morro sulla casa Blasi, sita in via Garibaldi. La lapide di Ruscio Infine, la lapide di Rieti, datata 20 settembre 1890, si trova sul palazzo Colelli, anche qui in via Garibaldi, residenza del Generale nei diversi mesi di permanenza in città. A Rieti nel mese di novembre si è aperta una mostra organizzata dall’Archivio di Stato dove sono stati esposti i documenti inerenti la lunga presenza delle truppe garibaldine nel capoluogo sabino. |
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