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Il “chicco di farro” e “la Grande Mela” E-mail
La Barrozza - Pasqua 2007 - anno XVI n.1
Scritto da Patrizia Penazzi   

Riceviamo e, volentieri, pubblichiamo un aggiornamento sulla nota vicenda del tentativo di recupero della Biga di Monteleone, a tutt’oggi “prigioniera” del Metropolitan Museum di New York.


Urbani…. Buttiglione… Rutelli, tre illustri onorevoli Ministri per i Beni e le Attività Culturali.
Tre politici “doc”. Di centro destra i primi due, di centro sinistra il terzo che è anche VicePresidente del Consiglio.
Che si tratti di una triade di autorevole spessore politico è indubbio, da qui le aspettative circa il loro sostegno all’Amministrazione comunale di Monteleone di Spoleto nel contenzioso in atto con il Metropolitan Museum of Art di New York per la restituzione all’Italia della Biga (Carro d’Oro per gli americani).

Il Sindaco Nando Durastanti

Il Sindaco Nando Durastanti

Purtroppo, però, i primi due, responsabili del dicastero dei Beni Culturali con il governo Berlusconi, sulla vicenda Biga hanno fatto i Ponzio Pilato.
Per quanto riguarda l’on. Rutelli, VicePresidente del Consiglio dell’attuale governo, c’è da dire che il sindaco di Monteleone di Spoleto, Durastanti sta cercando da diversi mesi di ottenere un incontro. Fino ad oggi le sue richieste sono cadute nel vuoto.
Ponzio Pilato ed “orecchie da mercante”, sarà per par condicio?
Di sicuro, l’INDIFFERENZA regna sovrana.
Ed allora, il popolo mormora e storce il naso.
“A pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina” cita frequentemente un insigne senatore.

Ecco, quindi, che da più parti risuonano domande cariche di sospetti: “Perché i governanti nicchiano?”……… “Cosa si nasconde dietro?”…….
La vicenda Biga ha fatto il giro del mondo, grazie soprattutto all’attenzione della stampa inglese ed americana.
Si è parlato di Davide che sfida Golia.
A me invece, piace “vederli” come l’Elefante ed il Topolino.
Gli elefanti dormono con la proboscide arrotolata e con l'estremità di questa in bocca per paura che i topolini, inclini ad entrare in buchi e cunicoli, si intrufolino nel caratteristico nasone ed accedano al cervello.
In effetti è dall’agosto 2004 che “il topolino” Nando Durastanti, non fa dormire sonni tranquilli “all’elefante” Philippe de Montebello direttore del Metropolitan Museum. 
Ma chi è Philippe de Montebello?
Francese di nascita, americano di passaporto e cittadino del mondo, è l’uomo capace di coniugare arte e business. Il Met, sotto la sua direzione, ha contribuito e contribuisce a dare una forte spinta all’economia di New York grazie al turismo attirato nella “grande mela” dalla presenza di un museo di tale importanza. Ciò che più stupisce di questo compìto gentleman, è l'assoluta mancanza di motivazioni etiche. In un’intervista rilasciata qualche tempo fa al giornale New York Times, a proposito degli oggetti d’arte trafugati, ha dichiarato: “La verità - per quanto spiacevole possa essere - è che il mercato nero, entro certi limiti, è responsabile per la preservazione di moltissimi oggetti”.  Ed ancora: “Io sono perplesso dallo zelo con cui gli Stati Uniti si affrettano ad abbracciare le leggi straniere, che alla fine possono privare i cittadini americani di oggetti utili alla loro istruzione ed al loro diletto”.
A proposito di leggi, c’è da dire che sotto l’aspetto legale Italiano, non ci sono dubbi che la Biga fu esportata illegalmente (Decreto del Cardinale Pacca, Legge 185 del Giugno 1902, Interrogazione Parlamentare dell’On. Bernabei del 1904) .
Per quanto riguarda invece le Leggi Federali Statunitensi, i termini legali per presentare una istanza di restituzione sarebbero scaduti al più tardi nel 1934 (Adverse Possession).
Però, nell’Ottobre del 2003 il Michael C. Carlos Museum della Emory University di Atlanta ha restituito allo Stato Egiziano la mummia del Faraone Ramses I. La mummia, che era stata esportata  dall’Egitto nel 1900, era stata acquistata nel 2000 dal Museo di Atlanta per un milione di dollari.
Il direttore del Carlos Museum con questo gesto ha, tra l’altro, confermato la nuova tendenza del mondo dell’archeologia, ossia, quella di restituire alle Nazioni di origine, vittime di azioni illegali, i reperti archeologici con caratteristiche di UNICITA’ e di RILEVANZA STORICA e CULTURALE di quelle Nazioni, in quanto beni inalienabili.
“I termini legali di restituzione della Biga forse possono essere scaduti”- dice l’avv. Tito Mazzetta che su incarico del Comune ha presentato istanza di restituzione dell’importante reperto archeologico - “ma la misura del tempo è un metodo di misura del diritto di proprietà per le cose di uso quotidiano non per i reperti Archeologici di rilevanza Storica e Culturale di una Nazione.  I termini MORALI e di GIUSTIZIA non scadono mai”.
Quando per meglio sintetizzare questa insolita e coraggiosa azione, ho creato lo slogan “OPERAZIONE RECUPERO BIGA” avevo sentore che la vicenda avrebbe avuto risonanza mondiale, poiché un reperto del genere non poteva continuare a “vivere” lontano dal luogo di ritrovamento.
L’OPERAZIONE RECUPERO BIGA è iniziata in punta di piedi oltre due anni fa, con la convinzione che verità e giustizia avrebbero trionfato seppur non in modo indolore, ma sicuramente senza “spargimento di sangue”.
Purtroppo, però, quando si è letta la dichiarazione del direttore del Metropolitan Museum: “per riavere la biga dovrete passare sul mio cadavere”, il quadro della situazione è apparso sotto una luce diversa.
“Era netta la percezione che si stava ripetendo il crimine di quei ricchi e quei potenti che nell’arco dei millenni hanno stuprato, corrotto e derubato le popolazioni più deboli e povere delle loro cose più belle e preziose e che poi, con l’arroganza della loro conoscenza superiore e dei  loro soldi, hanno riscritto la Storia” come affermava l’avv. Mazzetta nella sua lettera aperta all’allora Ministro Buttiglione.
Da quel momento in poi, grazie anche al contributo informativo dato dall’Associazione “ArcheoAmbiente Onlus” che segue passo passo gli sviluppi della vicenda nella sezione dedicata all’Operazione Recupero nel suo sito web (
www.archeoambiente.net), ha preso vita un “movimento pro-Biga”.
Ecco, allora, che l’Associazione “Pro Ponte Etrusca Onlus” dopo aver sottoscritto il protocollo di sostegno a favore del Comune di Monteleone di Spoleto per l’“Operazione Recupero Biga”, così come nel corso di questi anni hanno fatto i sindaci dell’Umbria e non solo,  ha dato vita ad un “Comitato per il rientro in Italia della Biga etrusca di Monteleone” con lo scopo di sensibilizzare enti, organizzazioni culturali, professionisti esperti in materia culturale e favorire il rientro in Italia del reperto.
Anche il giornalista e scrittore Mario La Ferla, per oltre trentanni inviato speciale su temi di politica ed affari (legami misteriosi ed intriganti che legavano politica e malaffare) del settimanale l’Espresso, nonché appassionato di archeologia, è rimasto colpito dalla misteriosa storia della Biga e, dopo un’accurata ricerca, ha pubblicato il libro “La biga rapita” (edito da Nuovi Equilibri) che è in vendita in tutte le librerie e presso l’Associazione ArcheoAmbiente (prenotazione anche tramite e-mail).
E’ un libro-inchiesta sulle vicissitudini legate a questo straordinario reperto che continua ad essere studiato da insigni archeologi e nei confronti del quale il dibattito resta aperto circa lo stile di realizzazione (greco-ionico……italico…..etrusco) anche se l’orientamento ultimo in ordine di tempo, ce lo indica come di fattura greco-ionica. Sul sito ufficiale del Comune di Monteleone (
www.comune.monteleone-di-spoleto.pg.it) c’è un’apposita area dedicata all’Operazione Recupero Biga mentre sul sito di Stampa Alternativa è stato creato un blog [http://www.stampalternativa.it/wordpress/wp-trackback.php?p=263 (p=273 p=283)] dove si è tutti invitati a lasciare un commento per testimoniare il proprio sostegno. Intanto, però, il 20 aprile il Metropolitan inaugurerà, in pompa magna, i suoi nuovi spazi espositivi costati 155 milioni di dollari e destinati all’arte ellenica, romana ed etrusca e la cui grande attrazione sarà, appunto, la Biga di Monteleone che riapparirà al pubblico dopo sette anni di restauro nei sotterranei del museo.
Allora, c’è da chiedersi: “Con quale faccia  Philippe de Montebello esporrà la nostra Biga sapendo della sua illegittima esportazione?”.
Per quanto mi riguarda, vorrei proprio vederla la faccia di questo uomo dabbene e vi dico per certo che non sarei la sola ad avere tale curiosità.
La contesa tra il “Chicco di Farro” e la “Grande Mela” è solo agli inizi.
Circa l’attuale “preoccupante” silenzio del Ministro Rutelli, mi auguro di non dover trovare conferma nella ben conosciuta proprietà invariantiva della moltiplicazione….. “invertendo l’ordine dei fattori, il risultato non cambia”.
A buon intenditor……

 
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