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La Barrozza - Estate 2000 - anno IX n. 2
Scritto da Mario Lotti   

Caro Presidente della Pro Ruscio ed “editore” della ”Barrozza”,

Applaudii all’edizione del periodico paesano che contribuisce a tenere unito il popolo della “diaspora” di Ruscio.

Ma poi col tempo mi chiedevo: perchè la “Barrozza”? ma quante barrozze ci furono a Ruscio ai miei tempi e dopo?

Nella mia prima fanciullezza ricordo un carro a quattro ruote (di quelli di Bottega) che, dal racconto dei miei zii Isidoro e Francesca (Peroni), li aveva portati a Ruscio da Terni sulla strada “Romana” appena aperta, quando gli zii tornarono a Ruscio la prima volta da Roma, in piena crisi dopo il fallimento della Banca Romana (prima la via per Terni era quella che passava per Colle Ruscio ed Aspra).

oi più nulla, fino al dopoguerra quando, forse negli anni sessanta, un carro carico di grano di Giuseppe Cicchetti tirato da due vacche si rovesciò sulle “PASSATURU” ed io e “Augusto de lu casale”, che eravamo seduti in cima, volammo sul prato sottostante (colpa di una vacca che era in calore).

Ma da sempre Ruscio era anche il paese dei “somari”. Sì gli asini: asini pelosi e rossi, o col pelo liscio e nero, somari belli o brutti. Ricordo un asino bellissimo, alto e bianco che stazionò nel casale di Simone Angelini. A quel tempo tutti lo cercavano quando dovevano fare qualche lavoro pesante. Con il suo basto “PLURIUSO” l’asino trasportava di tutto, legna grano, fieno e cristiani. Sempre pronto, buono e paziente, lavoratore proletario senza pensione nè liquidazione faceva bello Ruscio dei miei tempi. Peccato che adesso l’asino è un animale in via di estinzione e non ci sono più somari-asini a quattro zampe. E mi domando: quanti ce ne sono a due zampe?

Mario LOTTI

Presidente ad honorem della Associazione Pro Ruscio

 
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