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I Santi della chiesa inferiore di San Francesco a Monteleone di Spoleto... PDF Stampa E-mail
La Barrozza - Estate 2019 - anno XVIII n. 2
Scritto da Valentina Marino   


I Santi della chiesa inferiore di San Francesco a Monteleone di Spoleto, espressione della fede popolare fra invocazioni, guarigioni e protezioni degli animali e del focolare domestico  

 Il complesso conventuale di S. Francesco in Monteleone (PG), avente il titolo originario di S. Maria, è frutto di una composita stratigrafia d’interventi che ne ha plasmato l’aspetto dalla fine del Duecento fino al secolo scorso. La mole imponente della struttura architettonica, con il bel portale ogivale in facciata, è preludio della ricchezza degli ambienti interni e introduce alla parte più antica del borgo, dominata dal castello e dalla chiesa parrocchiale di San Nicola.

 La chiesa inferiore del convento francescano, ricavata nel 1395-98 e intitolata a S. Antonio Abate (talvolta in associazione a S. Antonio di Padova), conserva nella parte terminale un ciclo di affreschi omogeneo, realizzato tra la fine del XIV e gli inizi del XV secolo (fig. 1).

 

  

 Fig.1

 Il motivo della volta, dipinta a fondo bianco con medaglioni stellati rossi e blu, si incontra nuovamente nella chiesa di Santa Maria de Equo (oggi nota come S. Maria del Piano), nella frazione monteleonese di Ruscio (fig. 2), dove è però da ricondursi a una campagna decorativa cinquecentesca della pieve di più antica fondazione benedettina (probabilmente del IX secolo), che reca inoltre testimonianze di un ciclo pittorico del 1370.

 

  

Fig.2

 Gli affreschi del complesso francescano si fanno espressione accorata dei desideri quotidiani del popolo attraverso il dispiegamento di un’articolata teoria di Santi, venerati protettori dai mali fisici e morali e significativi emblemi delle richieste d’intercessione divina. Si domanda la guarigione dalle infermità per se stessi e per i propri cari, ma anche la difesa degli animali domestici, ugualmente vitali perché base del sistema produttivo locale. Difatti, in appendice alle figure taumaturgiche di Antonio di Padova e Antonio Abate, giganteggianti sulla parete di fondo dell’ambiente, sono rappresentati sia i principali morbi (fig. 3) che affliggevano la popolazione del tempo (malformazioni, lebbra, gozzi, tumori al seno o difficoltà di allattamento) sia un bestiario (fig. 4) di animali casalinghi (cavallo, puledro, capra, cinghiali, gallo, mulo, bue, asino, maiale, pecore, ariete).

 

Fig.3

 

  

Fig.4

 

 Altra manifesta richiesta di protezione è nell’edicola dipinta della Madonna della Misericordia (o dei Raccomandati) (fig. 5), che individua un culto privilegiato per la Vergine dal manto foderato di vaio (pregevolissima pelliccia caratterizzante nel Medioevo i personaggi di alto rango sociale). La bella figura femminile, che trova rilevanti affinità iconografiche e stilistiche con la Madonna della Misericordia nella chiesa della Cona a Castelvecchio, frazione di Preci (PG), accoglie sotto la propria protezione i fedeli inginocchiati che affidano alla pietà mariana l’esorcizzazione delle epidemie e, principalmente, della temuta peste.

 

 

Fig.5 - Madonna della Misericordia

 

 Tra le altre coeve figure nimbate, che hanno trovato un’abbastanza stabile identificazione, sono da indicarsi: S. Giovanni Evangelista, S. Caterina d’Alessandria (ritratta per ben due volte), S. Agostino, S. Francesco d’Assisi, S. Pietro, San Giovanni Battista nel Battesimo di Cristo, San Paolo, San Ludovico d’Angiò e una Madonna del Latte. Qualche perplessità resta per: la S. Chiara o S. Agnese d’Assisi (fig. 6); per il S. Giuliano, S. Martino o S. Giorgio (potrebbe invece trattarsi di un certo cavaliere Liberto, già ritratto nella chiesa rusciana di S. Maria de Equo nel 1370) (fig. 7) e soprattutto per l’ancora anonimo martire, che ci si augura, magari con l’aiuto dei lettori, possa essere presto identificato (fig. 8).

 

Fig. 6 -  S. Chiara o S. Agnese d’Assisi

 

 

Fig. 7 S. Giuliano, S. Martino o S. Giorgio (potrebbe invece trattarsi di un certo cavaliere Liberto, già ritratto nella chiesa rusciana di S. Maria de Equo nel 1370)

 

  

Fig. 8 - anomimo Martire

 

 La chiesa, di proprietà del Fondo Edifici di Culto (F.E.C.) del Ministero dell’Interno, è aperta occasionalmente al culto e visitabile su richiesta.

            

 
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