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L’incamata non passa mai di moda PDF Stampa E-mail
La Barrozza - Estate 2019 - anno XVIII n. 2
Scritto da Federica Agabiti   

Più o meno a metà Giugno di questo primo 19°anno del terzo millennio si è rinnovata, lungo le vie dei nostri paesi, la divertente tradizione dell’ “incamata”.

L’aveva ricordata Osvaldo Perelli nel Natale del 1997, proprio scrivendo sulla Barrozza, e spiegandocela così:
“Pochi, ormai, ricordano che la notte prima del matrimonio un gruppo di ragazzi, più o meno nutrito, a seconda delle esigenze, entravano in azione e facevano "l'incamata".

Dopo aver rubato paglia e cama dalle case limitrofe, si prendevano cura di spargerla lungo le strade che collegavano le case degli imminenti sposi a quelle dei rispettivi precedenti ex fidanzati rimasti senza anima gemella”.

 

 

   

Oggi raccontiamo il ripetersi di questa simpatica usanza che ha avuto come moderna vittima la nostra compaesana Valentina. Nella notte fra il 15 ed il 16 di Giugno, un gruppo di ragazzi, ai quali ci spiace comunicare che difficilmente potevano rimanere anonimi, hanno riversato a Nempe rotoli di paglia e nuvole di polvere mista a cama, lungo la strada e sull’uscio della malcapitata, schernendola in vista dell’imminente matrimonio della sua ex anima gemella.

Con il suo risaputo sorriso Valentina ha provveduto a rimuovere la malefatta, divertita dal pensiero che i giovanotti avevano avuto per lei, e alleggerita dall’auspicio di poter ricambiare presto l’affettuoso gesto. Forte di un nuovo amore che ha cancellato vecchie pene, e in possesso di quintali e quintali di cama da farro.. non sarà difficile per lei scovare e “incamare” i futuri mancati sposi.

Con orgoglio ringraziamo chi permette al ricordo di questo antico costume di non estinguersi, e raccontiamo compiaciuti come, in maniera semplice ma autentica, possano riviversi vecchie tradizioni popolari.

L’incamata e altre usanze dimostrano la vicendevole partecipazione alle vicissitudini, piacevoli e a volte meno piacevoli, della vita dei nostri compaesani, sorridendone tutti insieme quando possibile.. proprio come è scritto nel giardino dei Rusciari nel mondo “un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”.

 
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