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Le piante in Valnerina PDF Stampa E-mail
La Barrozza - Estate 2018 - anno XXVII n.2
Scritto da Moreno Rosati   

 

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Continua l'excursus nel mondo rurale della Valerina alla scoperta degli innumerevoli poteri e delle proprietà  caratteristiche delle piante. Notevoli erano infatti gli usi  a scopo apotropaico,medicinale/palliativo o ornamentale dei diversi vegetali nel mondo contadino della valle del Nera. Tra le molteplici piante diffuse nel territorio montano  è doveroso ricordare il nocciolo, che  assume valenze religiose, intrecciate alla storia delle tradizioni, che si legano indissolubilmente a riti e usanze specifiche ad ogni singolo paese della zona geografica.

  


 

Il nocciolo

Il corylus avellana appartiene alla famiglia delle betulacee,cresce spontaneo nei boschi montani d’Europa e d’Asia.Ha foglie ovali,a margine seghettato, produce un frutto achenio legnoso (nocciola) avvolto da cupola verde,frangiata. Secondo una testimonianza diretta di un abitante di Chiavano,piccolo paese tra Cascia e Leonessa, la croce di Maggio,per servire allo scopo per cui viene piantata,secondo quanto dicevano gli antenati doveva essere fatta di un legno che dà frutti come il nocciolo,il mandorlo,il melo o il ciliegio.

 

 

   

Il nocciolo inoltre tra le tante qualità possiede quella di riuscire a scacciare o addirittura far morire i serpenti o altri animali velenosi come gli scorpioni. La spiegazione trova testimonianza nella vecchia leggenda raccolta dai fratelli Grimm,nella quale si racconta che la Vergine,assalita da una  vipera mentre stava cogliendo fragole per il suo Bambino,trovò rifugio tra i rami di un nocciolo.

Scampata al pericolo benedì la pianta e la dotò del potere di scacciare per sempre le serpi velenose.L’attribuzione al nocciolo di scacciare le serpi non è esclusiva del ceto rurale, ma risale alla medicina Greca: Aezio, commentando Dioscoride, scrive che come accade coi semi della pastinaca, le nocciole “portate alla cintura non lasciano trafiggere dagli scorpioni chi le porta”.

Oltre al nocciolo vi è l’iride che soprattutto nella zona di Monteleone di Spoleto,dove era conosciuta come (“Lu giju”) veniva messa sulla croce piazzata nei campi a protezione dei seminati.

 
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