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Cento anni fa, moriva Attilio Pasquali PDF Stampa E-mail
Novita' da Ruscio - News
sabato 23 giugno 2018
Ruscio ricorda, a cento anni dalla morte il suo figlio Attilio Pasquali

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Cento anni fa, il 23 giugno 1918, moriva, in prigionia, nella lontana Polonia, il nostro compaesano Attilio Pasquali.

Aveva seguito il padre Ettore che, dalla nativa Cascia, si era trasferito a Ruscio per svolgere il lavoro di cantoniere.E abitava nell'attuale abitazione Colapicchioni all'angolo di Piazza Nazionale. Inconsapevole che, di li a poco, la piazzatta antistante il ponte per Ruscio di sotto, all'epoca non esistente, avrebbe preso la demonimazione "dei Sei", in onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale.

 

 

Dall'alto: bozzetto per l'annullo realizzato da Andrea Vannozzi, annullo definitivo  

 

Nel ricordare i cento anni dalla sua morte, intendiamo contribuire con un'ulteriore tassello al progetto "La Grande Guerra in Valnerina", iniziato nel 2015 e che vedra' ufficialmente la conclusione nel prossimo mese di agosto, grazie a una pubblicazione di indubbio interesse, non solo locale, di cui non anticipiamo nulla, in questa sede.

CLICCA QUI PER SAPERNE DI PIU' SUL PROGETTO LA GRANDE GUERRA IN VALNERINA 

Di seguito riportiamo la vicenda di Attilio, descritta nel III Quaderno di Ruscio, con le risultanze di esiti ulteriori della ricerca che ci hanno consentito di approfondire la conoscenza dei suoi ultimi mesi di vita, e di rintracciarne la tomba.

CLICCA QUI PER SFOGLIARE IL III QUADERNO DI RUSCIO: I CADUTI DI RUSCIO NELLE GUERRE COLONIALI E NELLA GRANDE GUERRA


 


 

 


Attilio Pasquali, figlio di Ettore e Angela Cappelli, nasce a Cascia il 15 gennaio 1896. Alto 1,61 m, torace 87 cm, ha capelli e occhi castani, colorito roseo, di professione bracciante, sa leggere e scrivere.
Attilio fu arruolato quale soldato di 1° categoria e lasciato in congedo illimitato dal Distretto militare di Spoleto l’11 settembre 1915.
Richiamato alle armi il 24 novembre 1915 giunse - parafrasando la prosa burocratica - presso il 22° Deposito Fanteria da cui fu prelevato l’8 marzo 1916 per entrare nei ranghi del 210° Reggimento Fanteria, inquadrato nella Brigata “Bisagno”.

La Brigata Bisagno combatte’ con valore e senso di sacrificio meritando la medaglia d’argento al Valor Militare per i numerosi combattimenti cui prese parte dal maggio 1916, fino alla battaglia conclusiva di Vittorio Veneto del novembre 1918, e ben due citazioni nei Bollettini di Guerra da parte del generale Diaz (Boll. di guerra n. 1122 del 20 giugno 1918 h. 13.00; Boll. di guerra n. 1123 del 21 giugno 1918 h. 13.00)

Durante la violenta offensiva austriaca dell’ottobre 1917, quando lo sfondamento del fronte italiano a Caporetto, costrinse le truppe ma anche le popolazioni civili a un precipitoso ripiegamento al di qua della linea del Piave, la brigata Bisagno viene chiamata ad assolvere un difficile compito: ripiegare ordinatamente a sbalzi successivi, offrendo protezione e copertura alla ritirata di altri reparti.

“Durante il tormentoso periodo del ripiegamento la brigata ha perduto 24 ufficiali e 890 uomini di truppa”, tra questi anche il nostro Attilio Pasquali, tratto in prigionia il 30 ottobre 1917.

Inizia, dunque, per Attilio la penosa vicenda del prigioniero di guerra, tra umiliazioni, stenti e malattie. Trovera’ la morte a seguito di malattia (tubercolosi polmonare) nell’ospedale di Sprottau (l'attuale Szprotawa in Polonia)  il 23 giugno 1918 (comunicazione del Ministero della Guerra con elenco 652/68 in data 24 gennaio 1919).

La patria gli concesse l’onore postumo di fregiarsi della medaglia commemorativa nazionale della guerra 1915 – 1918 (RD 1241 del 29/7/1920) e ad apporre sul nastro della medaglia le fascette corrispondenti all’anno di campagna 1916, 1917, 1918 (conc. 172683g) e, inoltre a fregiarsi della medaglia interalleata della Vittoria (RD del 16/12/1920) (conc. 235620g)

Della vita in prigionia di Attilio non abbiamo alcuna notizia ufficiale, possiamo soltanto ipotizzarla, sulla base delle ricerche storiche effettuate.

A Sprottau era installato, sotto il comando del V Corpo d'Armata tedesco, a circa tre chilometri dalla città, nei pressi dell'aeroporto, alla cui costruzione i prigionieri abili lavoravano, un campo di prigionia (Kriegsgefangenenlager) per truppa e sottufficiali di numerose nazionalità - Russia zarista, Serbia, Romania, Italia, Belgio, Inghilterra e Francia - con annesso un ospedale (Lazarett) destinato ai numerosi soldati ammalati di tubercolosi, che, con grande probabilità, accolse il nostro giovane compaesano.

 

 

fotografia del campo di prigionia di Sprottau (da: https://dolny-slask.org.pl/544656,Szprotawa,Oboz_jeniecki_Szprotawa.html)

 

 

Personale del "Lazarett" del campo di Sprottau (da: https://dolny-slask.org.pl/544656,Szprotawa,Oboz_jeniecki_Szprotawa.html)

 

Il campo era molto esteso a tal punto che venne  chiamato "la piccola città delle caserme"; era dotato di una panetteria, orto, una sala comune e addirittura aveva una propria moneta.

 

 

 

Nei pressi del campo, ove tuttora si conserva un piccolo monumento commemorativo realizzato dagli stessi prigionieri, era presente un Cimitero Militare, nel quale, presumibilmente, fu tumulato il nostro Attilio.

 

 

 

Il monumento ai soldati deceduti durante la prigionia (cartolina d'epoca e situazione attuale) (da http://lubuskie.regiopedia.pl/wiki/oboz-jeniecki-szprotawa-kriegsgefangenenlager-sprottau)

 

Successivamente riesumato, venne trasferito nel Cimitero Militare Italiano di Breslavia, costruito dal Governo Italiano, per raccogliere e dare degna sepoltura ai 1.016 soldati italiani deceduti nei campi di prigionia  della Bassa Slesia, tra cui appunto Szprotawa.

Oggi riposa ancora là, lontanissimo da casa.

    

 


  Il Cimitero Militare Italiano di Breslavia

            

 


 fotografia della tomba di Attilio Pasquali, Cimitero Italiano Caduti I Guerra Mondiale di Breslavia (o Wroclaw) in Polonia.(foto segnalata il 7/1/2017 da Mario Turis via facebook)  

 
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