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Il cippo di confine n. 499 fra Leonessa e Monteleone - versione web integrale |
La Barrozza - Natale 2017 - anno XXVI n.3 | |
Scritto da Stefano Vannozzi | |
Relazione tecnica di restauro conservativo Soggetto: Colonna di confine n. 499. Archivio di Stato di Perugia, Catasto Gregoriano, particolare del foglio IX della mappa di Ruscio con il nuovo confine delimitato dalle colonne n. 499 e 500.
Iscrizioni: sulle due facce della colonna, in corrispondenza dei rispettivi Regni di appartenenza, sono scolpiti gli emblemi di Stato: Giglio e numero proprio consequenziale del fusto per il Regno delle Due Sicilie; Triregno con chiavi decussate e anno di erezione dell’elemento per lo Stato Pontificio. È interessante notare che tutte le effigi e iscrizioni, a esclusione della numerazione, sono state deliberatamente cancellate per “Damnatio Memoriae”, secondo una prassi consolidata anche su altri cippi, che abbiamo avuto modo vi visionare personalmente nelle ville contermini dell’agro di Leonessa. Le cifre sono alte cm 9; il giglio e l’altro emblema sono alti cm 16.
La colonna a terra fra la vegetazione lungo il rivo orientale del corso d’acqua del Vorga, sabato 15.07.2017, foto di S. Vannozzi.
Collocazione: il termine, posto a Ovest di Colle Montano, in località “il Limitone”, sul confine meridionale fra Monteleone di Cascia – Stato Pontificio (oggi Monteleone di Spoleto, PG, Umbria) e Leonessa – Regno delle Due Sicilie (oggi Leonessa, RI, Lazio), in un angolo di 90° formato dall’intersezione di un piccolo rivo iemale che si immette nel fosso maggiore (Vorga), è stato rinvenuto scalzato e spostato di alcune decine di metri a Sud - Sud Ovest dal sito originario, abbandonato a terra in una ristretta fascia umida-boschiva fra il torrente e il terreno seminativo, a pochi metri dal confine regionale con il Lazio.
Cartografia I.G.M. con l’area del ritrovamento sul confine fra Monteleone di Spoleto e Leonessa.
Documentazione: Il manufatto lapideo è parte di un consistente gruppo di 686 termini posti nel biennio 1846-1847 lungo tutta la fascia di confine fra lo Stato Pontificio e il Regno delle Due Sicilie, con partenza della numerazione progressiva dal Tirreno all’Adriatico. La numerazione effettiva va dal numero 1 al numero 649, poiché alcuni termini riportano la medesima cifra seguita da una lettera alfabetica distintiva.
L’impegno, la pazienza e la grande professionalità della ditta Agabiti. Foto di Stefano Vannozzi. TIPOLOGIA DI INTERVENTO
L’impegno, la pazienza e la grande professionalità della ditta Agabiti. Foto di Stefano Vannozzi.
DESCRIZIONE DELLO STATO DI FATTO
L’impegno, la pazienza e la grande professionalità della ditta Agabiti. Foto di Stefano Vannozzi.
ALLOGGIO TEMPORANEO E SEDE ODIERNA OPERAZIONI DI RESTAURO 1. Intervento mirato di pulitura: Si è proceduto alle prime operazioni di pulitura ed eliminazione dello sporco e del particellato superficiale presente sul paramento lapideo che, in questa prima fase, ha impegnato quasi due giorni di lavoro, con interventi meccanici localizzati, applicazione di fungicida e successivamente con un trattamento finale. In questo primo grado di pulitura delle superfici e anche nelle fasi seguenti, il lavaggio a mano con spazzole morbide di saggina e il risciacquo è stato effettuato sempre con utilizzo di acqua demineralizzata. Residui biologici e terrosi sono stati asportati con azione meccanica tramite l’ausilio di spazzole di setola morbide e rigide, bisturi e specillo, con la massima attenzione per non intaccare la superficie.
Il termine lapideo nel ricovero provvisorio prima degli interventi di pulitura meccanica. Foto di Stefano Vannozzi.
2. Pulitura preliminare: In una seconda fase si è applicata a pennello sulla microflora una soluzione acquosa di Benzalconio Cloruro (Sali di ammonio quaternario) concentrata al 50% con un’elevata capacità germicida e detergente, in soluzioni acquose in concentrazioni variabili dal 0,3 al 0,6% (3-6 ml/1 lt acqua), lasciandola agire per alcuni giorni. 3. Disinfezione e disinfestazione: Nella terza fase si è intervenuti con un trattamento biocida teso a eliminare i biodeteriogeni residui, come licheni e alghe, cresciuti sulle superfici maggiormente esposti agli agenti atmosferici. L’applicazione di trattamento alghicida-fungicida, con impiego del Rocima 103 (a basso impatto ambientale), sempre in soluzione acquosa su superficie asciutta, mediante l’utilizzo di un pennello diluito al 3% in acqua distillata, e lasciato ad agire per una settimana, avvolgendo ed impacchettando l’elemento lapideo con una pellicola plastica e schermatura dalla luce solare diretta.
“Spettatori”. Foto di Stefano Vannozzi.
4. Ulteriore pulitura localizzata: A questo punto la superficie lapidea appariva disomogenea e annerita da depositi di sporco di natura organica che col tempo si erano induriti. In tali zone, quindi, si sono dovuti effettuare impacchi localizzati con polpa di cellulosa imbevuta di soluzioni acquose di ammonio carbonato al 20% ed E.D.T.A. bisodico al 5%, con tempi di azione variabile, secondo le necessità. In ogni successivo passaggio il manufatto è stato adeguatamente lavato, spazzolato e risciacquato. 5. Finiture e integrazioni: Per piccoli e contenuti distacchi si è provveduto con un consolidamento e riassemblaggio delle parti decoese mediante smontaggio, pulitura e riadesione degli elementi con resina epossidica.
Operazioni di riposizionamento. Foto di Stefano Vannozzi.
Gli interventi di carattere conservativo hanno rispettato i seguenti criteri: - del “minimo intervento”, limitandosi all’essenzialità dell’intervento stesso, anche nell’eventualità dell’integrazione, onde non compromettere il "testo" nella sua valenza storico-documentaria, sono state escluse quindi operazioni invasive di rimozione delle evidenti tracce presenti di damnatio memoriae che hanno toccato i simboli di stato dei due regimi. Le stuccature di profondità sono state ottenute con malta fluida, successivamente “incocciata” con frammenti di laterizio immersi in un impasto di inerti composti da sabbia ottenuta dallo sgretolamento di pietra calcarea locale legato con una base di calce idraulica (calce idraulica naturale pura di Saint –Astier (NHL 5) a basso contenuto di Sali idrosolubili) e grassello di calce in rapporto 3/2 fra inerte e legante. Le reintegrazioni sono state eseguite solo dove necessariamente indispensabili come nel caso della sommità piramidale utile non solo esteticamente ma sotto il profilo dello scivolo idroscopico. Ad ogni modo della "reversibilità dell’intervento", ossia della possibilità di rimuovere, le aggiunte e integrazioni introdotte con l’intervento di restauro conservativo, rendendole riconoscibili e sacrificabili.
Il giglio borbonico deliberatamente cancellato. Foto di Stefano Vannozzi.
6. Trattamenti protettivi: Al fine della conservazione del monumento, considerata anche l’esposizione alle precipitazioni meteorologiche frequenti nella zona nel periodo autunnale e invernale, si è steso un protettivo idrorepellente traspirante che, oltre a riconferire compattezza alla pietra (con funzione quindi di consolidante), fornisce anche un’adeguata protezione anti igroscopica.
Il giglio borbonico deliberatamente cancellato. Foto di Stefano Vannozzi.
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