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Personaggi e tradizioni di Ruscio: Armando Peroni |
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La Barrozza - Estate 2004 - anno XIII n. 2 | |
Scritto da Francesco Peroni | |
Nei lunghi ed oziosi pomeriggi trascorsi al prato del "Palazzo Peroni", finiti i giochi, noi cuginetti richiedevamo a gran voce a zia Maria o a nonna Carlotta, di raccontarci la storia di nostro zio Armando durante i terribili anni del secondo conflitto mondiale. All'epoca riuscivamo a cogliere il solo aspetto eroico e, per cosi' dire, romantico della vicenda. Poi, crescendo, ci siamo stupiti di quanto poco tempo sia trascorso da quegli anni di guerra e di sacrifici e quanto angosciosa fosse stata l'attesa di notizie per i familiari e per la moglie Maria. Armando Peroni (a destra) con un commilitone Armando nasce a Monteleone di Spoleto il 27 settembre 1910, penultimo dei cinque figli sopravvissuti di Paolo e Filomena Angelini. A ventuno anni compie i fatidici due anni di servizio militare, incorporato nell'8° Centro Automobilistico, con sede a Torino. Tornato dal Piemonte, va a lavorare nel negozio di legna e carbone, aperto nei primi anni venti dal padre Paolo, di Via Oslavia a Roma, , che oggi, passato di padre in figlio, e' il regno incontrastato del figlio del Capone (soprannome di Armando), Massimo (attuale Capone), e di suo figlio Cristiano. Trasferimento in mare
In Terra d'Africa (al centro) Per accoglierlo a Napoli, porto dove Armando sarebbe sbarcato dopo 40 giorni di navigazione, per godersi una meritata licenza dalla terra d'Africa, partono da Roma, di notte, i fratelli Augusto e Alessandro, la madre Filomena e, trepidante per il prossimo abbraccio, la giovane fidanzata Maria. Scherzi con un commilitone (a destra) A settembre dello stesso anno, viene nuovamente richiamato e rimane alla Caserma Macao in attesa di destinazione. Nel frattempo nasce Filomena, nota a tutti oggi come Mena. Partira' per il fronte Francese inquadrato nella famosa Divisione Corazzata Littorio dopo la dichiarazione di guerra. Ad Agosto del '45, torna, dunque, a Roma, senza avere piu' notizie, da parecchi mesi, dei propri familiari, della loro salute e situazione; sceso dal treno si rivolge subito ad un compaesano, a Simone e Orlando Angelini che, a Via Volturno avevano un negozio di carbone e legna. Per avvisare del ritorno inaspettato di Armando, telefonano a Rieti, ad un amico di famiglia, un certo Margheritelli che, immediatamente, parte per Ruscio, mentre Alessandro, Carlotta e Amando, a loro volta, si mettono in macchina alla volta di Ruscio. Non sbagliavamo, noi cugini, a ritenere questa scena, la degna conclusione di un film di guerra e di amore? Grande festa a Ruscio, nel Palazzo, e grande emozione a tal punto che, tuttora, Gabriella, Renato e gli altri nipoti ricordano un uomo a loro sconosciuto, magro e macilento che, seduto a capotavola, teneva sulle ginocchia la spaurita Mena. |
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