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La Barrozza - Pasqua 2005 - anno XIV n. 1
Scritto da Mario Lotti   

In previsione della prossima uscita alle stampe del V Quaderno di Ruscio, dedicato al mestiere di carbonaio, riportiamo due articoli che trattano, quasi in forma di diario personale, della storia di questa antica arte, di come sia stata esportata da Ruscio alla vicina Roma, di chi sia stato il precursore dei carbonai rusciani nella Capitale e del ruolo, spesso sottovalutato, delle donne di Ruscio.

Si perché sono nato il 18 luglio 1914 nella casa di mio nonno Antonio Cicchetti, meglio conosciuto come “Garibaldi” nella frazione di Ruscio di Monteleone di Spoleto, dove mamma, già residente a Roma, era tornata per partorire il suo primo figlio tra i suoi.

Dopo ventidue giorni, però, tornava a casa a Roma ed io cominciai a respirare l’aria dei Quiriti.
Mio Padre, Pietro Paolo, detto Pietro come da definizione anagrafica e notarile, era già negoziante di carbone e legna in quel di Viale della Regina n. 233. Papà era venuto a roma alla tenera età di dieci anni fuggendo la fame del natio Trivio; attraverso l’aiuto dello zio Isidoro Peroni, fratello della madre, era andato subito a garzone (oggi si direbbe “fu assunto”) da un genovese, Luigi Sbarbaro, con negozio in via delle tre Cannelle, vicino Piazza Venezia.

quadro lotti santonio

La Chiesa di Sant'Antonio (olio su tavola, Mario Lotti)

A quel tempo il commercio al minuto del carbone vegetale per uso domestico era ancora in mano dei genovesi che, calati a Roma a seguito dei piemontesi nel 1870, trovarono fortuna in una città in pieno sviluppo e dove il progresso sostituiva il focolare a legna col più moderno fornello a carbone e nei nuovi palazzoni che sorgevano in periferia (fuori le mura) nascevano tutti con i fornelli a carbone ed in ogni palazzo nuovo c’erano uno o due negozi di carbone.

Zio Isidoro (Zioidoro) è stato uno dei primi, se non il primo assoluto, dei Peroni venuti a Roma sicuramente dopo la metà dell’800 ed aveva lavorato come facchino libero, ma dopo il fallimento della Banca Romana e la conseguente crisi e mancanza di lavoro tornò a Ruscio, ma per pochi mesi, tornò a Roma ed aprì un negozio di carbone e legna a Piazza Sallustio, nel nuovo quartiere Ludovisi (stavano sparendo le vigne di Via Veneto) ed andò ad abitare a Via Calabria, vicino piazza Fiume e quindi vicino a noi.

Anche Paolo Peroni (i Peroni di Prati) è sicuramente uno dei primi Rusciari che contrastarono il monopolio dei Genovesi nel commercio al minuto del carbone vegetale.

Papà dalla sua venuta a Roma avrà poi sempre lavorato col Genovese Gigino Sbarbaro, che gli dava la possibilità di arrotondare la paga con lavoretti, come piccoli trasporti col carrettino di bottega, fino a quando, dopo il servizio militare, si dava al commercio, comprando la licenza commerciale del negozio di Viale della Regina 233 (di un genovese). Ancora negli anni 1924/30 esistevano negozi gestiti dai genovesi, ne ho conosciuti tre nel quartiere San Lorenzo.

Poi il Genovese Sbarbari costruì un villino in Via San Marino, con bottega di carbone affittata ad uno del Trivio e, già vecchio, veniva spesso a passare qualche pomeriggio da noi in piazza Annibaliano, e col suo martellante linguaggio che sentiva del dialetto genovese mi diceva: “vedi, questo villino che si è fatto tuo padre, se l’è fatto con i soldi che mi ha rubato” al che io gli rispondevo sempre: ”che gran fenomeno mio padre se riusciva a scucire i soldi da un genovese!

Proverbio: lu poco basta, lu troppo se spreca.

Quando uno dice: il Destino!

Sono nato con rapporto stretto col carbone vegetale, l’ho portato avanti fino alla maturità, circa 45 anni, poi l’avevo perduto, questo rapporto; ora in tarda età, anzi tardissima, fra le tante medicine per sopravvivere, una di pillole nere. Sulla scatoletta c’è scritto “Carbone Vegetale”, così, forse, morirò col carbone vegetale in corpo.

 
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