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I proprietari dei terreni edificabili rispondono PDF Stampa E-mail
Novita' da Ruscio - News
lunedì 03 marzo 2014
Il botta e risposta tra gli imprenditori di Monteleone che non sanno dove stoccare i loro materiali e i proprietari dei terreni edificabili: situazione complessa che provoca lo stallo dell'economia del territorio.

Riprendiamo dal sito www.spoletonline.com un articolo di risposta al precedente. pubblicato il 03/03/2014

SEQUESTRI A MONTELEONE, LO STALLO URBANISTICO CHE UCCIDE L'ECONOMIA LOCALE
Gli imprenditori proprietari dei terreni ancora edificabili: 'Vogliamo espanderci, ma non possiamo compromettere le nostre attività'. E intanto la Regione non sblocca altre superfici

Daniele Ubaldi

"Nessuno di noi ha voglia di vedere rovinate le attività dei nostri compaseani, ma i terreni edificabili ci servono per le nostre aziende". Non ci stanno proprio a passare per speculatori, e anzi ci tengono a sottolineare come "in paese ci conosciamo tutti e nessuno vuole il male

dell'altro", due degli imprenditori monteleonesi proprietari di terreni edificabili ad uso artigianale sui quali non è stato ancora costruito, e che contribuiscono in maniera massiccia ad innalzare la quota non ancora utilizzata di superficie commerciale individuata dal vecchio Piano regolatore.

 Monteleone di Spoleto visto da Ruscio

Ricapitolando, per chi non fosse a conoscenza dei recenti sequestri, da parte dei carabinieri di Monteleone, di alcuni terreni agricoli utilizzati da imprenditori locali come depositi abusivi, e delle successive spiegazioni fornite dagli stessi indagati, la situazione nel piccolo Comune della Valnerina è a dir poco complicata. Il Piano regolatore vigente risale a circa 40 anni fa, quando le esigenze imprenditoriali del luogo erano altre rispetto ad oggi. Beninteso, non che a Monteleone di Spoleto si sia assistito, negli anni, a chissà quale boom economico o espansione demografica; tuttavia, fino a un paio di generazioni fa i vuoti legislativi sullo stoccaggio di attrezzi e materie prime somigliavano a voragini, mentre adesso le regole esistono e sono chiare. A volte anche troppo, come nel caso di Monteleone di Spoleto, dove risulta che il 70% del territorio edificabile a fini artigianali non è ancora stato utilizzato, il che vuol dire che la Regione Umbria non intende per il momento concedere ulteriori superfici edificabili, con il risultato che chi fa impresa da queste parti o accetta di farlo in maniera abusiva oppure se ne deve andare altrove. Ma quel famoso 70% di superficie non ancora utilizzata, di cui tanto si sente parlare, in realtà rappresenta poco più di un ettaro, del quale due porzioni di circa 5 mila metri ciascuna sono di proprietà di altrettanti imprenditori.

"Noi rispettiamo le leggi, paghiamo tutte le imposte e non abbiamo mai fatto nulla di male - dichiarano i due a Spoletonline -, però la crisi non ci permette di costruire tutto e subito. Vorremmo ampliare le nostre attività, crescere, come del resto abbiamo fatto pian piano nel corso degli anni, ma è bene muoversi un passo alla volta. Perciò ancora non abbiamo utilizzato tutte le aree di nostra proprietà, riservandoci di farlo quando lo riterremo opportuno ed economicamente sostenibile. Questo non significa voler tenere ferma l'economia di Monteleone, e anzi siamo molto dispiaciuti per quello che stanno passando alcuni nostri compaesani".

Sul tavolo del sindaco Angelini, già assessore durante la precedente giunta Durastanti, c'è da tempo una lettera nella quale i due imprenditori ribadiscono quanto già detto poche righe sopra. Del resto non esiste una legge che obbliga un'azienda ad investire, e quei terreni sono stati acquistati dalle due attività Monteleonesi decine di anni fa, quando erano già edificabili. Dunque nessuna speculazione, ma una semplice constatazione di fatto: le aree destinate all'edilizia artigianale e commerciale, a Monteleone di Spoleto sono troppo poche. Sia chiaro, non è che occorra una zona industriale di 50 ettari, ma anche volendo - per assurdo - espropriare quei due spazi da 5 mila metri quadri ciascuno, le aziende che al momento si trovano sotto sequestro non potrebbero mai risolvere tutti i rispettivi problemi. Per non parlare, poi, del caso in cui un giovane volesse mettersi in proprio e dar vita ad una nuova attività. Non c'è spazio. Punto.

Ricapitolando: gli imprenditori sotto sequestro non hanno aree artigianali in cui costruire un capannone per stoccare attrezzature e materie prime; gli unici titolari di pezzetti di terra edificabile a tale uso non sono pronti a compiere nuovi investimenti - tra l'altro si tratta di aziende con una storia alle spalle che dura da generazioni; quindi la Regione non autorizza aumenti di superficie perché risulta che ancora il 70% del territorio edificabile non sia stato consumato. Un vero impasse, non c'è che dire.

"Già siamo rimasti in pochi a Monteleone - dichiarano ancora i due imprenditori -, perché mai dovremmo metterci gli uni contro gli altri? Le imprese di Monteleone di Spoleto devono poter vivere e rimanere in paese, ma allo stesso tempo anche noi abbiamo il diritto di poter programmare lo sviluppo delle nostre attività. Nessuno di noi va contro i propri figli, e anzi riteniamo che occorrano strumenti di pianificazione che risolvano i problemi di tutti. Ognuno deve avere lo spazio di cui ha bisogno", concludono, auspicando che la faccenda possa risolversi nel più breve tempo possibile.

Di fronte a una tale situazione di stallo, una strada che appare percorribile potrebbe essere quella di una mediazione fra istituzioni, con l'impegno del Comune a realizzare entro tempi brevi un nuovo Piano regolatore generale che tenga conto delle nuove esigenze del territorio e delle leggi nazionali vigenti in materia di depositi, a fronte di una concessione regionale ad individuare e rendere da subito fruibile una parte di superficie da destinare all'edilizia artigianale, per far fronte alla situazione immediata in cui versano molte imprese del territorio, costrette all'abusivismo per non chiudere i battenti. Sotto questo aspetto, l'impegno delle più alte cariche regionali e nazionali provenienti dal territorio potrebbe forse contribuire a risolvere il problema in tempi congrui.

 
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