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Gli affreschi della chiesa inferiore del complesso di San Francesco a Monteleone di Spoleto PDF Stampa E-mail
La Barrozza - Natale 2013 - anno XXII n. 3
Scritto da Valentina Marino e Stefano Vannozzi   

Possa lo studio degli affreschi essere di buon auspicio per una prossima, incipiente fruibilità del complesso francescano di Monteleone di Spoleto, affinché l’arte in esso contenuta (creata per essere vista, apprezzata e conosciuta) resti “comunitaria”.

 

S.Francesco chiesa inferiore Madonna della Misericordia (foto Stefano Vannozzi)
 

Sabato 12 ottobre 2013 si è tenuta, presso la splendida sede dell’abbazia di San Pietro in Valle a Ferentillo (TR), la Conferenza dedicata al tema “La pittura in Valnerina nei secoli XV-XVI”, minuziosamente organizzata dall’Associazione Culturale Alberico I Cybo Malaspina.
In apertura i saluti del vicesindaco del Comune di Terni, Libero Paci, cui sono seguiti i vari argomenti, scanditi dal moderatore Carlo Favetti. Si sono avvicendati: la famiglia Sparapane (Romano Cordella), il Maestro di Eggi e l’Archivio di Federico Zeri (Roberto Quirino), la committenza Ancajani nell’abbazia di S. Pietro in Valle (Alessandro Ciamarra), la processione dei Bianchi dipinta da Cola di Pietro da Camerino a S. Maria in Vallo di Nera (Agnese Benedetti), riflessioni sul paesaggio come manifesto sociale (Simone Scaccetti). In chiusura l’assessore alla cultura del Comune di Terni, Simone Guerra, ha sapientemente espresso l’importanza della cultura come risorsa per il territorio.

S.Francesco chiesa inferiore S. Caterina particolare (foto Stefano Vannozzi)


Un’attenzione particolare, nel corso della manifestazione, è stata indirizzata al complesso di San Francesco a Monteleone di Spoleto, con due interventi consecutivi dedicati agli affreschi della chiesa inferiore: “Aspetti e osservazioni di un ciclo pittorico ancora poco indagato” (Stefano Vannozzi) e “Indagine iconografica e inquadramento cronologico dell’apparato pittorico” (Valentina Marino).

Sullo sfondo di immagini del paesaggio monteleonese e di alcuni suoi particolari architettonici e documentari, Stefano Vannozzi ha aperto il suo intervento con doverosi ringraziamenti a: Marisa Angelini (sindaco di Monteleone di Spoleto), Rita Vannozzi (consigliere comunale), Mons. Angelo Corona (ex parroco), Pina Marchetti (di Ruscio), Luigi Nicoli (storico di Leonessa), Angelo Aramini (Direttore del Servizio Turistico Associato Della Valnerina), Fulvio Porena (Direttore del CEDRAV e della Biblioteca Comunale di Cascia), Tommaso Gramigni (paleografo, archivista del Comune di Arezzo), Cristina Frigeri e Giandomenico Piermarini (dell’associazione Amici di Castelvecchio di Preci).
Rigettata la diffusa attribuzione della paternità degli affreschi al pittore Jacopo da Leonessa (del quale nulla di certo si conosce, eccetto il nome), talvolta riferita anche al figlio Domenico, lo studioso ha ripercorso la bibliografia inerente (da Mariano Guardabassi a Mons. Angelo Corona), chiarificando taluni punti oscuri e proponendo alcune rettifiche (così per il dipinto di Domenico di Jacopo da Leonessa nella chiesa di Sant’Antonio a Cascia).
La ricerca della committenza ha prospettato il riconoscimento della firma ideologica e pecuniaria della ricca e potente casata monteleonese dei Tiberti (o De Tibertis), i cui membri nel corso del XIV secolo ricoprirono le più alte cariche di ordini civili e religiosi. Nella ricerca genealogica di tale famiglia, Vannozzi ha rintracciato un importante documento della prima metà del Trecento, conservato presso l’Archivio di Stato di Perugia ed elencante i nomi (ancora in parte esistenti in loco) di frati e suore monteleonesi dell'Ordine cosiddetto dei Contineti.
Nel ciclo pittorico viene dato ampio risalto alla presenza di figure francescane (terziari dell’Ordine o meglio Continenti), alla raffigurazione di alcuni Santi (quali Giovanni Battista, patrono dell'Ordine, e Caterina d’Alessandria, patrona degli Ospedalieri Italiani), a simboli e bande araldiche direttamente riferibili ai Giovanniti (o Ordine dei Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni in Gerusalemme).

S.Francesco, chiesa inferiore parete Est (foto Stefano Vannozzi)


Valentina Marino, supportata dalla proiezione fotografica, ha invece esaminato la decorazione attraverso un’accurata indagine iconografica e stilistica, soffermandosi sugli attributi più interessati. Notevoli sono risultati i pannelli con mendicanti e animali domestici, le due figure dei devoti committenti, la particolare fantasia dell’abito della Santa Caterina d’Alessandria, l’iscrizione tenuta da Giovanni Battista, gli scudi araldici, i vestiari, il culto privilegiato tributato alla Madonna della Misericordia.
La datazione degli affreschi è da porsi tra gli ultimissimi anni del XIV secolo e i principi del XV. Il Maestro di Monteleone di Spoleto, il cui stile è di sapore tardogotico, si esprime attraverso i colori cangianti, la ricchezza dei dettagli, il gusto per l’ornamento e il rilievo indirizzato alla quotidianità. La costruzione spaziale è ancora priva di reale profondità scenica.
Al ciclo monteleonese sono state accostate alcune opere, tra le quali pitture nella chiesa di Santa Maria Assunta a Vallo di Nera e la scultura lignea di Santa Cristina al Museo Diocesano di Spoleto (proveniente dall’omonima chiesa di Caso, frazione di Sant’Anatolia di Narco).

Nuove proposte di confronto sono state indicate nella suggestiva Madonna dell’Olivo nella chiesa di Santa Croce a Leonessa (oggi facente parte degli ambienti inferiori del complesso di San Francesco), nella Madonna della Misericordia nella chiesa della Cona a Castelvecchio (frazione di Preci) e nella volta della cripta della chiesa di Santa Maria de Equo (o S. Maria del Piano) nella vallata di Ruscio (frazione di Monteleone di Spoleto).

S.Francesco chiesa inferiore teoria di santi (foto Stefano Vannozzi)

Nella chiesa di Santa Maria de Equo a Ruscio sono state inoltre distinte due pellicole pittoriche, sovrapposte a palinsesto, con probabile committenza della più antica raffigurazione tardo-trecentesca da parte della famiglia Tiberti. È stata infine sciolta l’iscrizione che corre sul «S. Libertus», indicante anche l’anno di esecuzione dell’affresco.

Nonostante la ristrettezza del tempo a disposizione per la preparazione dei due interventi, qui brevemente riassunti, sono state apportate svariate novità sulla conoscenza di un’opera che certamente merita l’attenzione e l’apprezzamento tanto degli studiosi quanto della collettività.

S.Maria de Equo, cripta inferiore e volta (foto Stefano Vannozzi)

 
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