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Trascrizione delle fonti da “Il Leone degl’Appennini e sue vicende” espresse da Antonio Piersanti PDF Stampa E-mail
La Barrozza - Natale 2012 - anno XXI n. 3
Scritto da da Antonio Piersanti   

Trascrizione delle fonti da “Il Leone degl’Appennini e sue vicende” espresse da Antonio Piersanti nella descrizione di Monte Leone dell’Umbria  del 1702

(Rispettando l’ortografia settecentesca ma con carattere alfabetici attuali per facilitare la comprensione)

Trà l’amenità de colli, e fertilità de piani ne quali pare che le Naide con provvida mano vi spargessero l’effluenze, scorrono licentiosamente più ruscelli, che scaturendo da Monti, Poggi, e Pianure con diversi scherzi, e ravvolgimenti appagano delitiosamente la vista tanto che conviene replicare con... (citazioni latine di Lucrezio, Ovidio, Claudio e Lucano omesse) .

Sotto la pendice del Colle ove è fondato Monte Leone verso il Meriggio sgorga una vena d’acqua freschissima, e  abondante: ne dà fuori un altra nella Villa del Terrale esposta à Levante estivo (nordest) non inferiore alla sudetta per abondanza, e bontà, di non dissimile qualità sono quelle di Villa maggiore (Ruscio), e, molt’altre, ma per abondanza eccede quella dell’Asola, perché costituisce un fiume, tralascio le altre di Villa Francora, di Cornuvole di  S. Leonardo, e Pozzolano, oltre quella d’un acqua mirabile e salutifera nella Montagna di Rescia, che per antica tradizione si racconta che miracolosamente vi scaturìsse à prighiere di San Gilberto.

Oltre queste si vedono sparsi trà Casali, e Villaggi altri rivoli d’acque, e fonti,  che

sono quelli di S.Angelo, Butino, Cerasolo, Cese, Chiuse, Costa di S. Manno, Cretoni, Cupero, Femasi, Fonte-Mattella, Marcopola, Opecchia, Paganelle, Policiano, Ripa, Scentelle, Sivieri, Treviaglia, Valle del Commune, Valle Maggiore, Verogna, Valle Fora, e la Villa; la più bella delle fontane (siamene testimonio ciascun de Monte Leonesi) mantenuta di condotti, di Mura, e di Vasca è quella di Nempe posta avanti il mio Casale in distanza meno d’un miglio da Monte Leone che dà fuori un acqua limpidissima, e l’esperienza fà conoscere, che l’uso d’essa che mai vien meno è più salubre d’ogn’altra, e per esser abbondante, fresca, leggiera, e commoda à gl’habitanti, cagiona non solo in occasione di siccità delle Cisterne che colà, e non altrove si vada per l’acqua, mà anco come posta trà l’amenità d’un delitioso piano, serve ben spesso di ricreatione, e di diporto....
(seguono citazioni latine ed altro omessi).

Finalmente è così dovizioso d’acque il medesimo Territorio, ch’irrigando i Terreni con tortigliosi e dilettevoli avvolgimenti per la campagna girando di maravigliosa fertilità lo riempie, e apporta dilettevoli trattenimenti à chi li rimira, ch’è forzato a dire ivi più ch’altrove potersi verificare ciò che dello stato rustico disse.(citazione poetica omessa) .

Tutte poi unite assieme le suddett’acque servono per mole, ferriere, Valchiere, e altri edificii, e producendo Trotte d’esquisita bontà con fastoso mormorio. “Undarum incursu sonat unda sonantibus undis” se ne corrono tributarie al Tevere guidate alla Nera dal Fiume Corno, ch’attraversa il piano di sotto, Fiume non tanto celebre per l’affluenza dell’acque, quanto per la famosa Rocca Cornara (ometto lunga citazione in latino che spiega il nome derivare dalla gente romana Cornelia)

 
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