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La campagna di Grecia e Albania |
I Quaderni di Ruscio - I Caduti di Ruscio nella II Guerra Mondiale | |||||
Scritto da S.Ten. Bers. Gianluca La Posta | |||||
Alle 06:00 del 28 ottobre del 1940, circa 87.000 soldati italiani partirono all’attacco di un paese, la Grecia, che fino a quel momento era rimasto fuori dalle vicende della Seconda guerra mondiale, cercando di bilanciare il sentimento filo-britannico della popolazione, con un governo di stampo autoritario, guidato dal generale Metaxas, dichiaratamente filo-tedesco. Iniziava, così, una delle imprese belliche più drammatiche del nostro Paese, nella quale protagonisti furono gli sfortunati soldati dei nostri reparti, partiti per quella che doveva essere, secondo la retorica di regime, una campagna rapida come quelle intraprese dall’alleata Germania contro Polonia, Danimarca, Norvegia e Francia, e che si rivelò, invece, una guerra di logoramento, combattuta in un teatro di operazioni difficile e in condizioni climatiche proibitive, contro un nemico abile e motivato, al costo di perdite altissime. Soldato Ernesto Menegon Soldato nel 4° reggimento Fanteria “Piemonte” Ernesto, figlio di Giovanni e Elisabetta Selle, nasce il 22 dicembre 1919 a Pederobba, in provincia di Treviso. 1,73 di statura, capelli castani lisci, sa leggere e scrivere, ha frequentato, infatti fino alla 4 classe elementare. Le scarne notizie riprese dalla sezione “Dati e contrassegni personali” del foglio matricolare, non raccontano la storia di Ernesto e della sua famiglia, simile a quella di un folto gruppo di emigranti Veneti che, il 2 febbraio 1930, giunsero a Ruscio. Portarono con i loro figli, anche gli attrezzi agricoli, i loro usi e la loro cultura, integrandosi velocemente con la comunita’ rusciara. La famiglia Menegon, composta da ben 6 figli, insieme a quella di Pietro Santalucia, cognome ancora presente in Ruscio, si insediarono come contadini del casale del Pian di S. Maria, antico casale dei frati, espropriato alla Chiesa nel 1860 e acquisito dai fratelli Biagio e Mario Peroni. Il Poeta Nicola Marchetti, nella sua poesia “Il dolore della Madre”, lo chiamera’, infatti, “Ernesto de li Piani”, dal nome del casale dove lavorava. Nel giugno 1939, chiamato alla visita militare e inquadrato nella classe di leva 1919, fu messo in congedo illimitato provvisorio. La provvisorieta’ del congedo, sara’ prolungata fino al 31 gennaio 1940, per avere un fratello richiamato alle armi. Incontrera’ sulla sua strada, il nemico piu’ insidioso e micidiale, quel Generale Inverno che, particolarmente rigido nella stagione ’40 - 41’, sara’ causa di numerosi morti e ancor piu’ numerosi feriti per congelamento.
[aggiornamento del 22/06/2018] Il nostro Ernesto, dopo il recupero della Salma dal cimitero di guerra dove fu provvisoriamente tumulato, riposa ora nel Sacrario Militare dei Caduti d'Oltremare, in Bari. Le sue ossa non finirono indistinte tra le tante dei migliaia di Caduti in Albania, negli Ossari comuni, ebbe la sorte di essere identificato e ora riposa nel medesimo loculo del Console Meneghetti Montanari Secondo, Medaglia d'Oro al V.M.. (ALBANIA – Sett. 25 Fila L-5).
per gentile concessione del Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti - Sacrario Militare Caduti d'Oltremare (2018)
Soldato nel 52° btg. Fanteria “Alpi” – reggimento Cacciatori delle Alpi Figlio di Mariano e Agata Vannozzi, Benedetto Marchegiani nacque a Monteleone di Spoleto il 10 marzo 1913. Alto 1,65, di professione bracciante, sapeva leggere e scrivere avendo frequentato fino alla 3^ elementare. Chiamato alle armi il 19 dicembre 1933 ed assegnato alla ferma minore (durata solo 6 mesi) nel 26^ reggimento Fanteria Bergamo di stanza in Spoleto, viene messo in congedo illimitato il 27 agosto 1934. Viene richiamato alle armi in data 5 maggio 1939 presso il reggimento di Fanteria Alpi in Spoleto e mandato in licenza straordinaria illimitata il 30 marzo dell’anno 1940. Gavetta e mostrine Ma la storia militare di Benedetto non si esaurisce: richiamato nuovamente alle armi il 16 novembre 1940 (ai sensi della circolare 27700 per le classi di nascita 1913 – 1914 - 1915), viene inquadrato nel 32^ reggimento Fanteria “ALPI” e come tale parte il 14 gennaio 1941 dal porto di Brindisi per l’Albania sul piroscafo “Trapani” che sbarca al porto di Durazzo il 15 gennaio. Dal diario del reggimento: “Nel gennaio 1941 i Cacciatori dopo lunghe marce effettuate in condizioni di tempo terribili per il freddo e la pioggia insistente, si schierarono dove la lotta era più aspra, nei pressi di Murit. In 6 ore di aspri combattimenti, furono feriti il Colonnello Comandante e molti altri ufficiali, mentre i Cacciatori si impegnarono fino all’estremo delle loro forze. Poi, fino al mese di marzo, il 52° rimase sistemato a caposaldo sulla aspra altura di Ciafa e Bubesit; scavò appostamenti, trincee, camminamenti lunghi e profondi sotto l’inclemenza del tempo e l’offesa esasperante dei mortai greci. Dopo questo periodo di guerra di trincea, finalmente mutò l’equilibrio delle forze e le nostre truppe passarono all’offensiva. Durante due giornate di duri combattimenti, i Cacciatori riuscirono a portarsi fin sotto le posizioni più elevate travolgendo la resistenza greca. Premuti e minacciati di aggiramento, i greci durante la notte ripiegarono precipitosamente, cosicché il 15 aprile i Cacciatori raggiunsero le alture di Vinon inseguendo il nemico in fuga.” Materiale farmaceutico in dotazione Il 13 febbraio 1941 muore in combattimento in zona di operazioni a Chiaf Bubesit (Albania) come da atto di morte inscritto al n. 4 del registro degli atti di morte del 52^ Reggimento Fanteria “ALPI”: aveva 28 anni. E’ questa la breve ma intensa vita militare di Benedetto Marchegiani che a soli 28 anni morì in terra straniera. Una storia come tante: a distanza di tempo, nessuno può raccontarci dal vivo esattamente cosa accadde, come fu la sua vita militare ed il triste epilogo. Della sua famiglia non è rimasto nessuno: Benedetto era l’unico discendente maschio: Agata, la madre e sorella di mio nonno Pietro Paolo morì a 96 anni, tanto tempo dopo suo figlio e Maria pochi anni fa ci ha lasciato. Oggi il racconto di quella storia e la vicenda più propriamente umana possiamo ricostruirla e riviverla solo grazie alla documentazione reperita presso gli Enti militari ed alle numerose lettere e fotografie che Benedetto mandò ai suoi genitori, gelosamente custodite da Maria negli anni. Souvenir dalla guerra d'Africa Da quelle lettere – che si riferiscono al secondo periodo della vita militare del nostro, dal richiamo alle armi del 1939 fino alla partenza per l’Albania del 1941 – ricostruiamo il pensiero di un giovane strappato alla propria terra, coinvolto nel secondo conflitto mondiale quando le nazioni della triplice intesa erano in netta supremazia su tutti i fronti, e l’Italia fascista, impegnata accanto alla Germania nazista, cercava i propri spazi espansionistici nei balcani, in Africa, impegnando la patria in uno sforzo bellico e di vite umane che solo successivamente si rivelò inutile. Nella missiva del 7 settembre del 1939 scrive al propri genitori “carissimi genitori, dopo qualche giorno che mi trovo qui a Spoleto vi scrivo queste due righe facendovi sapere che sono medesime in quanto ad essere riconosciuto non sene parla ci sono storpi che li fanno abili, certo io non avrei mai creduto di trovarmi in queste condizioni ogni cosa che fo mi riesce male, sono stato da Girolamo mi ha detto che voleva fare una scappata io mi trovo alla caserma Garibaldi proprio di fronte alla stazione dove ferma il trenino ma non so per quanto tempo si sta qui vorrei provare a prendere una licenza ma sembra tanto difficile non mi resta che darvi tanti saluti a Maria a voi tanti saluti e baci, figlio Benedetto”. Il 16 novembre 1940 viene richiamato alle armi ai sensi della circolare 27700 (ndr, richiamate le classi 1913, 1914, 1915). Questa volta non sarà per un breve periodo: sa che sarà destinato ad un fronte di battaglia: “…..godo sentirvi dire che godete di ottima salute io mi sento discretamente comprendo tutto cio che mi dite nella lettera ma come vi ho detto che o passata più volte visita medica ma mi anno detto che devo fare servizio quindi e inutile a insistere cammino fino che posso camminare e quando non ne posso più mi fermo speriamo che tutto finisca presto: intanto state tranquilli che io sono contento i compagni di tanti che ne ho conosciuti non ce ne nessuno ma con questi che sto insieme sono anche di Spoleto e dintorni ce Rino e due del Trivio ma non ci vediamo mai perché Rino sta alla batteria e quelli del Trivio stanno ad altre compagnie d’altri battaglioni ….” (Spoleto 3 gennaio 1941). Dalle lettere ai genitori il racconto della quotidianità nella propri caserma, forse narrato per attenuare l’ansia dei genitori cari: “….giovedì ci anno fatto la puntura così tra il riposo che ci anno dato e le due feste che si sono incontrate abbiamo avuto parecchi giorni di riposo ci anno dato la befana un bel regalo sigarette caramelle torrone una boccetta di liquore ad altri dolci …..
Libretto di tiro del fante Marchegiani Benedetto Di li a poco sarebbe partito per l’altra sponda del Mar Adriatico dalla quale non sarebbe più tornato. Non sappiamo come la comunità di Ruscio apprese la notizia. Trascriviamo questo sentito biglietto di condoglianze scritto da Orsola Peroni “Cara Agata ho appreso la triste notizia mi associo al grande dolore, non ci sono parole di conforto adatte ad una madre che perde un caro figlio, ma contemplando la nostra cara Madre Addolorata, nei suoi dolori, vi darà con la preghiera coraggio e rassegnazione e suffragi all’anima del nostro caro Benedetto, che dal Cielo vedrà la sua famiglia pregherà per voi tutti. A nome della mia famiglia sentite condoglianze” Ruscio 26 aprile 1941/XIX. La rassegnazione di fronte al susseguirsi di eventi ingovernabili, la grande e sentita fede che da sempre ha accompagnato i nostri avi, la speranza nel volto della Vergine Addolorata. Oggi a conclusione di questo breve ricordo non possiamo che onorare quel sacrificio, il profondo senso di dovere che accompagnò la sua lunga vita militare e la sua morte. Oggi sarebbe stato un nostro compaesano, avrebbe vissuto e costruito la sua vita, avrebbe avuto la sua famiglia: tutto ciò non è stato: nessuno non potè far nulla, nessuno potè cambiare il corso degli eventi! Ma di fronte a tanta rassegnazione per ciò che accadde ieri non può e non deve corrispondere altrettanta rassegnazione per ciò che potrebbe accadere oggi o nel prossimo futuro. Storie come quella di Benedetto non dovranno essere mai più scritte perché la ragione e la vita abbia sempre la meglio sulla follia irrazionale ed omicida della guerra.
Aggiornamento del 9/6/2018
La salma di Benedetto, dopo sommaria sepoltura in un cimitero di guerra, venne esumata e portata in Patria, sepolta nel Sacrario Militare dei "Caduti d'Oltremare" di Bari.
Il suo corpo, pero', non fu identificato. Oggi riposa dietro questa lapide insieme a 16.000 commilitoni Caduti in terra di Grecia e Albania.
A imperitura memoria del suo sacrificio resta il suo nome inciso sulle pagine di bronzo del libro dell'Onore.
foto Francesco Peroni, 2018
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Soldato nel 1° reggimento Artiglieria Alfredo, di Mariano e Paolina Poli, nasce a Monteleone il 14 agosto 1910. La professione dichiarata nel foglio matricolare e’ “cameriere”, e, grazie a questa, gli verra’ affidato l’incarico di Attendente di Ufficiale.
Alfredo era sempre stato un tipo schivo e timido, ma determinato. Sin da bambino aveva fatto la spola tra Ruscio e Roma, lavorando per aiutare la famiglia. Poi a 18 anni, contagiato dal morbillo, torna al paese per curarsi e qui vi rimane per circa un anno. Chi lo ha conosciuto racconta che Alfredo, pur nella malattia e una volta guarito, approfittò di questo periodo, aiutato dal parroco don Sestilio, per imparare a leggere, scrivere e a “dar di conto”, in quanto capisce che per avviare un’attività seria a Roma ha bisogno di un’istruzione adeguata. (in corsivo riportiamo il ricordo di Tiziana Vannozzi, pronipote del Nostro) Svolge, con buona condotta e servendo con “fedelta’ ed onore” il servizio di leva, dal marzo 1931 al settembre 1932, presso il 32° reggimento Artiglieria da campagna. Nel 1936, all’età di 26 anni, dopo aver lavorato come garzone, dapprima in un bar e, poi, in un negozio, apre insieme al fratello Augusto, di un anno più piccolo, un esercizio di generi alimentari in via Pasquale Tola, a Roma. Due anni dopo, in seguito alla morte del padre, li raggiunge anche la sorella Ida, di 16 anni, che inizia a lavorare con i fratelli. In seguito alla dichiarazione di guerra alla Grecia, viene richiamato alle armi e inquadrato nel 1° reggimento di artiglieria Divisione di Fanteria “Cacciatori delle Alpi, il 22 dicembre 1940. Il Natale è alle porte e Alfredo è dispiaciuto di non poter passare le festività con i suoi cari, ma è costretto a partire. Per tre mesi presta servizio a Spoleto e poi, il 3 marzo del 1941, viene trasferito a Valona, in Albania. Da qui scrive alla famiglia un’unica lettera datata 24 marzo 1941, nella quale comunica che li avrebbe informati successivamente della nuova destinazione. La Divisione Fanteria “Cacciatori delle Alpi” viene trasferita in Albania nel gennaio 1941 e le viene affidato il settore Bubes - Ciaf e Chiciocut - Mandero e successivamente assume la responsabilita’ del tratto tra la confluenza del Perroj e Bubesit. Ma il contrattacco italiano non si fa aspettare e dal 9 al 16 marzo vengono attaccate le posizioni nemiche di Mali Spadarit e Bregu Glulie che vengono parzialmente riconquistate. Il 1° rgt. art. nei giorni precedenti il 31 marzo 1941, si attesta intorno a quota 955 di Bregu Gliulei. L’attivita’ nemica non e’ intensa, come si evince dalla lettura del diario delle unita’ combattenti, anche se si notano concentramenti di truppe nelle vallette boscose a destra di quota 960 di Chiaf e Murit. Violente e repentine sortite e tiri di interdizione sulle trincee nemiche sono all’ordine del giorno, ma non per questo non mietono vittime tra italiani e greci. Durante uno di questi combattimenti, il nostro Alfredo, viene colpito da una scheggia di granata. Morira’ poco piu’ tardi all’ospedale da campo n° 639 dell’11° battaglione Alpini. Il 15 Aprile, la Divisione prende parte all’offensiva generale e, vinte le resistenze nemiche nella zona, il 21 Aprile blocca il nemico in ritirata, impedendogli di defluire verso il confine greco. Nello stesso giorno viene firmato l’armistizio. I familiari di Alfredo riceveranno l’indennita’ di 500 lire lorde (353 al netto delle imposte).
[aggiornamento del 07/08/2018]
Successivamente, esumato dal cimitero di guerra provvisorio, sarà ricondotto in Patria. Oggi riposa nel Cimitero Comunale di Monteleone.
Le Cravatte Rosse del 1° Artiglieria Durante la consultazione dei Diari Storici, che abbiamo potuto eseguire addirittura in originale, ci siamo imbattuti in una serie di buste contenenti documentazione ufficiale, quale fonogrammi, ordini e dispacci, ma anche appunti, fotografie, schizzi realizzati dai militari e ritenuti degni di essere conservati da parte dei Comandanti i reparti. Il Capo Pezzo Il conducente Con uguale comprensione l’uno eseguiva e l’altro sopportava le necessarie operazioni. All’arrivo, deposto il carico, tutti e due arzilli e leggeri (sembrava che anche lui si fosse alleggerito del fardello del suo mulo) andavano verso il filare. Solo quando la bestia poteva dirsi tranquilla, asciugata e sazia, l’uomo andava a levarsi le scarpe vicino al fuoco. Quel giorno pero’ il mulo sembrava stanco e l’occhio non era vivace come il solito. Silenziosamente, il mulo aveva risposto che stava male. Si doveva risalire l’arduo sentiero per Chiafa e Scosse, per andare in posizione. Soldato Adorno Peroni Soldato nel 4° reggimento “Genova Cavalleria” Adorno, che all’atto dell’arruolamento risiedeva a Roma, in Viale del Vignola, figlio di Bernardo e Sereni Eugenia, nasceva a Monteleone di Spoleto il 27 luglio 1921.
Sapeva leggere e scrivere, avendo frequentato fino alla 5° elementare, un titolo di studio elevato per quel periodo. Di professione fornaio, e panettiere fu, presso il glorioso reggimento Genova Cavalleria, unita’ nella quale fu inquadrato il 22 gennaio 1941. Ma non per questo, il Nostro, non si fece valere nella vita militare: il 1 marzo 1941 ottenne, infatti, la specializzazione di tiratore scelto.
Fotografia ripresa dalla lapide della Tomba di Adorno presso il CImitero di Latina. R.M. sta per Resti Mortali di cui alla estumulazione dal Cimitero di Guerra
Un mese dopo, il 6 aprile dello stesso anno, parti’ insieme al suo reggimento, e giunse in zona di guerra. “Panettiere provetto ed infaticabile” forni’ il pane “ai suoi camerati Dragoni” fino al 29 gennaio 1942, quando fu ricoverato nell’ospedale da campo n° 135, in Biche (Bosnia). Mori’ pochi giorni dopo, il 3 febbraio, per malattia “tifo miocardite” come da atto di morte di cui si ritrova trascrizione nel registro tenuto presso il comune di Monteleone (serie C, parte II, anno 1942).
[aggiornamento del 07/08/2018]
La salma del nostro Adorno, provvisoriamente sepolta in un cimitero di guerra, successivamente, con il 9° recupero Croato dei nostri Caduti, fu tumulata insieme a quella della mamma Eugenia e, piu' recentemente, alla sorella Marianna, nel Cimitero Comunale di Latina.
Soldato Marco Angelini Soldato nel 11° reggimento Genio Soldato di leva classe 1918, nasce l’11 gennaio, da Davide e Antonia Giovanetti, alto 1,61, torace 0,89, capelli lisci castani, di professione agricoltore. Chiamato alle armi ed aggregato al 36° btg. Distrettuale in attesa di definitiva assegnazione ad un reparto, il 29 marzo 1939. Il 16 maggio dello stesso anno viene destinato al’11 reggimento Genio. Viene trattenuto alle armi ai sensi del Regio Decreto 1677, il 29 settembre 1940 e, nel marzo 1941 viene incorporato presso la 1° compagnia artieri del 7° battaglione mobilitato. Giunge in territorio dichiarato in stato di guerra, alla frontiera Italo Jugoslava il 6 aprile 1941 e, con numerosi spostamenti li rimarra’ fino al 17 aprile 1943. L’estrema necessita’ di artieri, indispensabili alla sussistenza dei reparti combattenti, per la predisposizione e riparazione delle strade carrozzabili, per la installazione di strutture, ospedali da campo ed altro, si evince chiaramente dallo stato di servizio di Marco. Per ben due volte gli verra’ erogato il pagamento quale indennizzo per licenze ordinarie non fruite (5 marzo 1940, 1 luglio 1942). Non dimentichiamo che, sicuramente, l’Arma del Genio, fu spesso determinante prima, dopo e durante i combattimenti; basti pensare alla campagna dei deserti africani sotto il comando di Rommel e alla campagna di Russia. Il 18 aprile 1943, viene aggregato al battaglione mortai da 81, compagnia Comando della Divisione Cacciatori delle Alpi. Nel maggio dello stesso anno viene autorizzato a fregiarsi del distintivo di Ardito (s.p.n. 2228 XI Genio del 6/5/1943). L’indomani del fatidico 8 settembre del 1943, data dell’armistizio di Badoglio, viene catturato da tedeschi e condotto in prigionia in Germania. Le sue tracce si perdono nel maggio 1944, data in cui viene dichiarato disperso in prigionia. Il nostro Marco Angelini combatte’ una delle guerre piu’ difficili, dapprima contro le truppe regolari jugoslave, in seguito contro i partigiani comunisti di Tito, in ultimo, catturato dagli ex alleati tedeschi, lotto’ contro le privazioni di una durissima prigionia. Dall’aprile 1941 al maggio del 1944, rimase continuativamente in territorio in stato di guerra!
[aggiornamento del 15/06/2018] Angelini Marco venne fatto prigioniero dopo l'8 settembre 1943 ed internato in Germania presso uno degli stalag del sesto Distretto militare, ai confini con l'Olanda ed il Belgio. Il Distretto militare VI incorporava nel suo territorio gli stalag di Gross Hesepe, Dortmund, Münster, Bocholt, Dorsten, Senne Forellkrug, Fichtenhain, Hemer, Colonia e Bonn Duisdorf. Quindi l'Angelini venne sicuramente internato in uno di questi stalag (verosimilmente potrebbe trattarsi dello Stalag VI J/Z di Dorsten o dello Stalag VI D di Dortmund - vista la loro vicinanza a quello che poi sarà il suo luogo di morte e prima sepoltura). Ammalatosi di tubercolosi, venne ricoverato presso l'Ospedale di Gelsenkirchen. Il 14 marzo 1945 Marco morì e venne sepolto Cimitero centrale di Gelsenkirchen. Di tale evento si trova memoria in un documento depositato presso l'Archivio Segreto Vaticano (cartelle dell'Ufficio Informazioni Vaticano per i Prigionieri di Guerra). Sulla scheda di ricerca risulta come classe di nascita il 1915 con due punti di domanda (1915 ??) che stanno ad indicare che il testimone (tale Clorico Luigi, residente all'epoca - 1945 - in Corso Vittorio Emanuele, 84 Torino) probabilmente conosceva l'Angelini ma aveva dei dubbi sul preciso anno di nascita e sulla data esatta della sua morte. (nel documento viene riportata come data di morte il marzo 1945)
Foto MW, giugno 2018 [aggiornamento del 12/01/2023: si noti, purtroppo, l'errata indicazione della specialita' del Nostro: Artigliere, invece che, correttamente, Artiere, cosi' come venivano indicati i soldati del Genio]
Grazie alla documentazione del Servizio Internazionale di Ricerche della Croce Rossa, al grandissimo e difficoltoso lavoro di esumazione e riconoscimento dei Caduti, da parte della Missione francese del Ministero degli Ex Combattenti e Vittime di Guerra, alla collaborazione di Uffici Civili e Religiosi locali, e alla cooperazione del governo federale tedesco, nella seconda metà degli anni ‘50, il Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti in Guerra del Ministero della Difesa, riuscì a rintracciare le spoglie dei nostri connazionali inumati in prima sepoltura in vari sepolcreti della Germania, facendole traslare nei cimiteri militari italiani d'onore di Amburgo, Berlino, Francoforte sul Meno e Monaco di Baviera.
Il riquadro 1 del Cimitero ove e' sepolto il nostro Marco (foto tratta da www.dimenticatidistato.com) In Austria le salme individuate furono sepolte nel Cimitero Militare Italiano di Mauthausen, mentre in Polonia i resti mortali degli italiani furono sepolti nel Cimitero Militare Italiano di Bielany, un sobborgo di Varsavia. Tra i caduti rintracciati, risultò esserci anche Marco Angelini, le cui Spoglie vennero esumate e traslate nel Cimitero militare italiano d'onore di Amburgo (Hauptfriedhof Öjendorf), dove si trovano tuttora alla posizione tombale: riquadro 1 / fila W / tomba 18. Il presente aggiornamento e' stato realizzato, sulla base delle informazioni presenti nei propri archivi, da Roberto Zamboni, instancabile ricercatore delle memorie dei nostri Caduti, gestore del sito www.dimenticatidistato.com, che vi invitiamo a visitare. Grazie alla Sua rete di collaboratori ci ha fatto pervenire la foto della Tomba del nostro Marco.
Elaborazione grafica agg.to 07/03/2023 |
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