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Il saluto di Mons. Angelo Corona |
I Quaderni di Ruscio - Chiesa della Madonna Addolorata - Ruscio a lavoro | |
Scritto da Don Angelo Corona | |
Dalla Cattedrale di Spoleto li 10 Novembre 2008 Le feste dei Paesi. I tanti e piccoli Paesi che popolano le nostre montagne vivono in una dimensione sociale molto ridotta rispetto a quella dei centri più grandi della pianura e delle città. Nei tempi più lontani senza corrente elettrica, senza strade, senza macchine, senza radio, senza televisione, senza telefono la vita era ridotta all’osso: lavoro tutto il giorno e un po’ di veglia alla sera. Per rompere l’isolamento e per scaldarsi, specialmente d’inverno, ci si riuniva nei locali dei forni, nelle stalle delle vacche, nelle case di parenti e vicini. Una ricorrenza comune a tutti è quella del Santo Patrono del Paese. Anticamente dopo le feste di Pasqua e di Natale veniva quella del Patrono. Era di precetto. Il Patrono veniva considerato il Protettore, l’Avvocato, il Sostegno. A lui si affidavano i problemi e le necessità dei singoli, delle famiglie, della collettività. San Nicola a Monteleone, l’Addolorata a Ruscio, Sant’Erasmo a Trivio, Sant’Anna a Rescia erano e lo sono ancora i tesori, l’orgoglio, il vanto della gente. Per chi crede sono una necessità, una manifestazione di fede. Per chi non crede sono momenti forti di amicizia, di socialità, di gioia serena: è il momento del distacco dalla vita ordinaria, spesso pesante, e dal respiro affannoso. Basta un po’ di attenzione e di silenzio interiore per scoprire un mondo diverso da quello del denaro, della fatica, del successo. Nella festa patronale siamo tutti coinvolti, tutti invitati a collaborare. Non è bene lasciare soli gli organizzatori, i santesi. Se la festa è di tutti e per tutti, tutti devono fare la loro parte. Se fosse diretta a favorire gli interessi di qualcuno ci si potrebbe tirare indietro, ma, essendo a beneficio di tutti è bene che tutti collaborino. Proteggiamo, difendiamo, arricchiamo le nostre feste patronali. Chi vive in città ce le invidia e molti salgono quassù per godersele. Sono un patrimonio religioso, civile e sociale della gente di montagna. Don Angelo Corona |
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