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Saggezza ed ironia dei proverbi rusciari |
La Barrozza - Estate 1997 - Anno VI n.2 | |
Scritto da Anna Dolci | |
Lavorare, lavorare senza affrettarsi, lavorare con lentezza, quasi gustando il lavoro che si fa…”Quissù la faccenna se la gode”… Brontolavano i nostri vecchi, quando ci si metteva tanto tempo a fare le cose. Comunque le soddisfazioni, qualche volta, non hanno prezzo e sentenziavano: “Meju ‘nu gustu che ‘nu casale”, considerando che il “casale” era simbolo di grande ricchezza. Ogni situazione ha un diritto ed un rovescio, perciò è bene ricordare che “Nun va male a nisciunu, si va bene a chidunu”. Quando si è interessati molto ad un affare, è bene seguirlo di persona, senza incaricare gli altri: “Chi vò lo santo se lo prega”. Lo stesso consiglio vale per il lavoro: “A lu campu vacce, a la stalla stacce”. Per quanto riguarda la meteorologia, ampia gamma di informazioni sulla durata del bello e cattivo tempo: 2 dicembre, “S.Bibiana quaranta giorni e ‘na settimana”; 4 aprile, “Quattro aprilanti, quaranta dì duranti”. Per riconoscere che tipo di vento tira, e che cosa ci porterà, sentire da dove spira, perché “Vento d’acqua da lu Regnu (Leonessa) e da Cascia la tramontana”. Le giornate si accorciano, siamo arrivati al 18 ottobre, è “S.Luca, la merenna s’è pirduta”, cioè si va subito alla cena, perché è subito sera. E a proposito di “merenna”, “Messa e merenna nun leva feccenna”, cioè il tempo per andare a Messa, oppure per mangiare una pagnottella, non scombina le cose programmate. Quando si accavallano le preoccupazioni, e si susseguono le cose che vanno per storto, è proprio il caso di dire “Sopra lu cottu l’acqua bollita”, cioè sopra le scottature altra acqua bollente…ma sapientemente, pensando che potrebbe anche andare peggio, mia nonna, con una invocazione di fede e di speranza, diceva “Cristu mia,che sia lo peggio”. Anna Dolci |
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