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Premessa
I Quaderni di Ruscio - I Caduti di Ruscio nelle guerre coloniali e nella Grande Guerra
Scritto da Francesco e Stefano Peroni   

Scopo di questa ricerca, che non vuole avere alcuna velleita’ di completezza storica, ne’ lo potrebbe, e’ quello di raccontare la vicenda umana dei giovani di Ruscio che, rispondendo alla chiamata alle armi della guerra d’Eritrea e della prima Guerra Mondiale e combattendo sui fronti piu’ duri degli altipiani del Carso e dei deserti della Tripolitania, seppero dare alla Patria quanto di meglio potevano: le loro giovani vite.

Monumento ai Caduti del Comune di Monteleone

Monumento ai Caduti del Comune di Monteleone

E’ dunque necessario questo racconto. La prima guerra mondiale, la Grande Guerra, o, come il Presidente Carlo Azeglio Ciampi ebbe a definirla: l’ultima guerra del nostro Risorgimento, sembra essere troppo lontana ormai dalla nostra realta’ quotidiana.
E’ infine necessario questo racconto: per umanizzare quei nomi incisi nel marmo del monumento ai Caduti innalzato a Ruscio, per tentare di rintracciare la storia individuale dei nostri compaesani ripercorrendo la Grande Storia degli Eserciti e dei Popoli e per poter fornire loro una identita’ che ci permetta, ad ogni annuale cerimonia di commemorazione, di comprendere davvero il loro dramma e il loro Supremo Sacrificio.

Questo tentativo, sicuramente in modo emotivamente piu’ coinvolgente, era gia’ stato compiuto; e non poteva non essere realizzato se non da un Poeta.

Il nostro Nicola Marchetti, nella sua bellissima poesia “Il dolore della madre”, composta nel settembre 1949 e che ogni anno durante la Cerimonia di Commemorazione dei Caduti, viene letta, e’ riuscito a farci comprendere, con vive ed immediate immagini, l’epilogo degli eroi di Ruscio nell’istante del suo compimento.

 […]                 su nel muro
c’e’ una lapide co’ i nomi
di quei impavidi e non domi
che lo sfidano il futuro.
Ma e’ una sfida piu’ tenace
Non di guerra, ma di pace.

Sono loro che la vonno
so quei nomi tanto belli,
due Cicchetti, due Perelli,
degni dell’eterno sonno
che lasciate han le spoglie
in trincea tra fango e foglie.

Ed un Lotti, un Carassai
son gli eroi di questa terra
morti tutti con la guerra
che non scorderemo mai.
La campagna del diciotto
sono in Sei a formare un motto.
[…]

Morti a l’ombra di un cannone
o abbracciati a una mitraglia
a un fucile o a una tenaglia
o a una pala o a un piccone
mentre il zaino vicino
gli avra’ fatto da cuscino.

Nomi incisi sulla pietra
vi doniamo con amore
la corona dell’Onore;
suonera’ l’eterna cetra
l’inno santo a voi presenti;
e tu, tromba, da’ l’Attenti!

 
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