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La serata del Focone: tra sacro e profano PDF Stampa E-mail
La Barrozza - Pasqua 1996 - anno V n. 1
Scritto da Pierpaolo Vannozzi   

"Il Focone della venuta" vuole ricordare la traslazione della Casa della Madonna da Nazaret a Loreto ad opera degli angeli. La realizzazione di questi enormi fuochi, accesi per "fare luce agli Angeli", coincide con il 9 dicembre, giorno antecedente alla Festa della Vergine di Loreto.

Per la tradizione cristiana, infatti, dal 1294 è custodita e venerata in Loreto la Casa della Santa Famiglia. Si tratta dei basamenti di sole tre pareti (la quarta parete non c'è in quanto la casa era incassata nella roccia) che combaciano con ciò che resta laggiù della casa della Vergine, simili anche tra loro per struttura e forma. Recenti studi scientifici hanno infatti confermato che la disposizione delle pietre, le modalità di costruzione, il tipo stesso di pietra non trovano riscontro in altre costruzioni della zona, dovendo, pertanto credere che si tratti di un qualcosa proveniente da altro posto.

La tradizione la vuole portata dagli angeli, che in precedenza l'avevano posta in Dalmazia, oppure trasportata via mare da un certo Angeli, al fine di sottrarre queste pietre sacre alla distruzione o alla profanazione da parte degli Arabi infedeli, così come accadde per tante altre reliquie cristiane che dall'Oriente furono traslate in Occidente (in effetti, il tardo '200 risente ancora del fervore religioso delle crociate che avevano avuto come primo obiettivo la liberazione della Terra Santa e la salvaguardia dei luoghi sacri della cristianità). La posa di queste pietre (peraltro sistemate in una zona che al tempo si presentava completamente disabitata) fu accolta subito come un evento prodigioso e trasformò il luogo in meta di pellegrinaggi sempre più frequenti. Alle costruzioni che via via nel corso dei secoli furono edificate lavorarono i più insigni esponenti dell'arte italiana, contribuendo a rendere Loreto uno dei luoghi più famosi e visitati da credenti e non.

Il legame di Monteleone, di Ruscio e del Trivio con la festa della Venuta è sicuramente molto antico ed un culto della Vergine di Loreto deve essere sempre esistito anche nei secoli passati. Ulteriore conferma di questa tesi è proprio l'affresco che si trova nella navata destra della Chiesa di San Francesco a Monteleone dove vediamo la Vergine raffigurata con il Bambino sulla sommità di una piccola chiesa, sostenuta con le proprie ali da un angelo paffuto. La dicitura sottostante dice "SANTA M. DE LORETE F.F. SER ANGELO DE CIASCHO".

Il fuoco si inserisce in questa tradizione cristiana sicuramente come un significato di festa, di luce: è forse ingenuo dire che il Focone viene acceso "per fare la strada agli angeli", ma in effetti fin dalle espressioni religiose più arcaiche il fuoco ha sempre avuto un significato di forza, di vita, di gioia. Intorno al fuoco il popolo si radunava per festeggiare, per commemorare e sia nelle tradizioni pagane che in quelle cristiane il mistero di questo elemento naturale tornava ricorrente in tutti i momenti più importanti della vita collettiva.

Per finire va menzionato che la tradizione del "Focone della Venuta" è diffusa in tutta l'Italia Centrale particolarmente in Umbria, Marche, Toscana e Abruzzo.

E così anche quest'anno il "Grande Fuoco" è apparso a Ruscio. Dopo che per giorni e giorni i Fratelli Agabiti, Cicchetti ,Cioccolini e Salamandra, Attilio Allegretti, Franco Bernabei, Massimo De Angelis (il romano), aiutati da tutti i ragazzi di Ruscio in fase di apprendistato hanno accatastato legna su legna al centro del fossato, finalmente il momento tanto atteso della festa è arrivato. Come per magia la grande pila fatta di tronchi, frasche e radici di circa dieci metri di diametro e quasi quindici d'altezza ha cominciato ad ardere rischiarando e scaldando la notte stellata del 9 Dicembre. Francamente non avevo mai assistito a questa piccola festa, così vera e genuina, così sincera. Intorno al grande fuoco, che ipnotizzava con il suo bagliore tutti i presenti e rendeva calda la fredda serata, si radunavano tutti i paesani e i romani che, aiutati del lungo week-end, hanno approfittato per esserci.

E mentre lui (il fuoco) bruciava, altro non si poteva fare che quello che tutti preferiscono in queste circostanze: bere, mangiare e stare insieme. Bruschette, salsicce e pancetta venivano preparati su dei bracieri improvvisati mentre, non lontano, un piccolo cinghiale veniva arrostito e distribuito a chi ne faceva richiesta: il tutto abbondantemente innaffiato con vino e ... per gli astemi Coca Cola e Aranciata. Più tardi, sotto il fuoco che continuava ad ardere, illuminando e riscaldando la notte, il suono di un organetto verace dava l'ultima nota d'allegria ad una serata certamente riuscitissima. Nel frattempo, a Marcello Agabiti, armato di megafono, toccava l'ingrato compito di racimolare la "vile pecunia"; Giosuè si era lanciato (si fa per dire!!) nel vortice delle danze; Pietro Marchetti affettava cinghiale e Fulvio Compagnucci distribuiva salsicce, il tutto al suono di una sfrenata quadriglia della più tipica tradizione rusciara in grado di coinvolgere giovani ed anziani.

E agli "SBROCCATI" organizzatori di questa serata non possiamo mancare d'inviare il nostro incitamento a continuare su questa strada semplice ma genuina.
 
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Si ringrazia Don Angelo Corona per le notizie storico-religiose fornite.


 
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